TICCHI: "CHIAMATECI VIRTUS, VI FAREMO DIVERTIRE"
di Walter Fuochi - La Repubblica - 27/09/2003
Giampiero Ticchi, a un farmacista di Gradara si può chiedere: guardandolo dal castello di Paolo e Francesca, questo manicomio di Basket City, prima di capitarci dentro, lei era Virtus o Fortitudo?
Nessuna delle due. Abbonato Scavolini. E a Rimini, dove detestano Pesaro, me lo facevano notare. Poi, c’era un’ammirazione per lo stile Virtus, ma pure un’attrazione per la grande passionalità della gente fortitudina.
A proposito, m’hanno raccomandato: non chiamarlo farmacista di Gradara...
Non è che m’offendo, ma con la farmacia di famiglia io c’entro poco. A 18 anni dovevo decidere: io dicevo Isef, mio padre, un farmacista d’una volta, pure alchimista e cultore d’omeopatia, mi fece laureare in farmacia. Però ha vinto lo sport, ossia la passione. E da tre anni, col basket, ci campo da professionista.
A suo figlio cosa imporrà, i cesti o la farmacia?
Alessandro ha 15 anni, fa il liceo classico e va a vela. Libero lui, contenti noi, io e mia moglie Diana. Sta preparando la Barcolana, poi, se si laurea in ingegneria navale, tanto meglio.
Storia di Ticchi. Giocatore?
Orrendo. Prima Divisione a Cattolica. All’ennesimo crack del ginocchio, a 27 anni, passo ad allenare la stessa squadra. A Cattolica ce n’erano due, poi fuse: i bianchi e i rossi. Ero coi bianchi, anche se in politica ho idee più socialiste. Dopo Cattolica, Riccione: saliti in C. Lì Piero Bucchi, a Rimini, cercava un vice che avesse il tesserino, molto tempo e poche pretese. Anno '96-97, vincemmo l’A2.
Bucchi è il suo maestro?
No, cerco di prendere da più parti. Ma è senz’altro quello che m’ha insegnato a pensare da professionista. Con Piero facciamo altri due anni in A1, poi lui va a Treviso e tocca a Massimo Bernardi. Parte male, lo cambiano e danno la squadra a Paolo Carasso, che era il tecnico delle giovanili. Mi chiamò il patron Sberlati, grande persona: lei Ticchi può fare il secondo a Carasso? Certo. L’anno dopo Paolo non se la sentì e io, forse proprio per quel colloquio, diventai il coach di Rimini in A1.
Subito retrocesso.
Vero. Anno 2000-2001, girone d’andata pazzesco, nelle prime 8-9. Poi Buford se ne va nella Nba, viene Dumars e litiga con Sekunda, restiamo anche senza lunghi. E andiamo giù, perdendo 10 delle ultime 11 partite. La sentenza è a Bologna, con la Fortitudo, ma non c’era corsa. Eravamo retrocessi, invece, la domenica prima, quando a Roseto, avanti di 15 al riposo, non sapemmo chiuderla. Colpa mia. Ma colpa mia soprattutto quando non misi becco nelle scelte societarie, collaborai anziché battere il pugno, accettai tutto, incluso un pivot olandese innominabile, Van chissiricordapiù. Ero debole, inesperto. Mi servì.
A casa. Anzi, in farmacia.
Sì, ma solo perché ci tenevo il computer e internet. Passa un po' e mi chiama Castelmaggiore, dopo Malavasi, una vinta e 10 perse. Ci salviamo e, l’anno dopo, cioè l’ultimo, andiamo ai play-off. Niente male.
Le leggo i nomi degli ultimi allenatori della Virtus. Ettore Messina, Boscia Tanjevic, Valerio Bianchini, Giampiero Ticchi. Che fa: s’esalta, le tremano i polsi o pensa che questo è un altro film?
Né esaltato né tremante. Cosciente di essere approdato in una società tra le più grandi d’Europa, convinto di poter far bene, con entusiasmo e trasmettendo passione.
Presto le piomberà addosso la cosiddetta pressione.
In campo non la temo, fuori sì. Non ci sono mai stato abituato, anche se so bene quel che devo fare: star concentrato sulla pallacanestro, lasciare che il resto sia contorno. Poi lo so che pubblico, giornali, città divisa in due sono basket anch’essi. Mi ci abituerò.
Dica la verità: da dentro, la sente Virtus o Castelmaggiore?
Sento un trapasso in corso, ma ogni giorno di più io mi sento Virtus.
Avrebbe fatto il secondo a Scariolo?
Ne avevo già dato la disponibilità.
Raccontano che la sera dell’amichevole con Ferrara era uno straccio. Si sentiva al capolinea?
Al contrario, fu il giorno in cui mi dissero che avrei potuto allenare io. Pensavo fra me e me che sarebbe stato duro essere all’altezza della Virtus. E sapevo pure che la squadra era ancora debole.
Quel mese di sconquassi come l’avete vissuto?
L’incertezza è stata tremenda, concentrarsi e far concentrare i ragazzi sul lavoro in palestra era difficile. Qualcuno poteva partire un’ora dopo, non si sapeva nulla. Li ringrazio tutti, sono stati bravissimi. Ora va meglio. Conosciamo la nostra strada, è ripida, ma la vediamo. Quanto al passato, gli errori di Madrigali s’erano visti, ma nessuno pensava a una situazione così grave. Né era prevedibile che la Fip avrebbe cancellato la Virtus: e la mannaia calò il 4 agosto, non il 31. Da settembre, l’ho vissuta da dentro. Un giorno venne in palestra Tudini, ci comunicò l’accordo con Sabatini, ci garantì tutela per il nostro staff. L’ha fatto ed anche Sabatini poi l’ha scelto, una cosa di cui vado orgoglioso, oltreché ringraziarlo per la chance che m’ha dato.
Fra un mese, tirato il sospirone per il pericolo scampo, il pubblico della Virtus tornerà esigente e ambizioso. La preoccupa?
No, so che bisogna vincere, che la squadra viene rafforzata per questo, che ci sono avversarie forti. Non ho dubbi invece sullo spettacolo che daremo. Ho sempre fatto un basket divertente, coinvolgente per i giocatori, non soffocante. Piacerà, ci scommetterei.
Che Virtus sarà?
Non lo so neanch’io. Oggi è un cantiere, domani spero una casa da inaugurare. Mancano ancora innesti decisivi, ma con McCormack in regia mi sento sicuro, e anche Vitali è un ragazzo sveglio, che vale.
Il pivot titolare è Barlera.
Un tipo intelligente, che il gioco lo capisce. Poi, pare poco adrenalinico, ma la faremo correre anche a lui.
Da prima punta cerca Buford, che pure la piantò in asso.
No, Buford a Rimini l’aveva sul contratto che, se arrivava un’offerta Nba a una certa data, poteva andare. Un venerdì venne da me e mi disse: domenica è l’ultima, ma farò una grande partita. 32 contro Milano, eccezionale. Ora è altrettanto chiaro. M’ha detto: coach, se ho la Nba non vengo. L’aspetto, ma mi guardo in giro. Oggi più di ieri e meno di domani.
Insomma, viene un altro.
Vediamo. I buoni sono ai camp Nba, a breve libereranno un centinaio di giocatori. Ci siamo dati una ventina di giorni. Perché conviene aspettare, ma dobbiamo anche vincere delle partite.
Che LegaDue vede?
Scafati e Reggio dichiarate per l’A1, Ferrara ben attrezzata, tante altre buone. Noi dobbiamo andar su, ma difficilmente saremo la prima nella regular season, quella che sale subito. Ce la giocheremo ai play-off. Stiamo formandoci, Cummings è fantastico e s’allena bene, uno che dovrebbe stare in Nba. Se firma Pelussi, dico che è della miglior razza degli argentini visti in Europa: un combattente puro, un animale.
Le hanno aumentato lo stipendio, visto che prima allenava il Castelmaggiore e ora allena la Virtus?
No, ho sempre il mio biennale al primo anno, non ho chiesto nulla e son contento così. Credo poco ai contratti, ai cavilli, alle clausole. Nei matrimoni, o si va d’accordo o non si va.
Al suo spettabile pubblico, abituato a ostriche e champagne, che piatti promette?
Da uomo di Riviera, una bella grigliata di pesce fresco. Non avariato come le ostriche dell’anno scorso.
SI È DIMESSO TICCHI, ALBERTO BUCCI NUOVO COACH DELLA VIRTUS
www.virtus.it - 24/11/2003
Giampiero Ticchi lascia la conduzione tecnica della Virtus, ma resta nell’organico della società: la decisione è stata presa stamattina, dopo un colloquio con il presidente Claudio Sabatini, di rientro dalla trasferta vittoriosa di Sassari. L’idea del presidente, di concerto con Ticchi, è quella di affidare la squadra ad Alberto Bucci, il coach della Granarolo che nell’83/84 vinse il decimo scudetto virtussino, quello della stella. Ticchi e Sabatini hanno spiegato alla stampa le motivazioni di questa decisione:
“Ho incontrato il presidente dopo la gara di Sassari - ha esordito Ticchi - e vedevo che era contento, ma non felice. Per me quella di ieri era stata una vittoria importante, ma mentre parlavo con Sabatini, notavo che per lui le cose stavano diversamente. Allora abbiamo parlato, anche della situazione non bella che si è creata; una parte del pubblico contro di me, le critiche di certa parte della stampa. Ho sentito fin dall'inizio che non ero ben visto dal pubblico, non avendo il blasone da Virtus: ero sempre quello del CastelMaggiore, anche se io mi sentivo la persona giusta per questa squadra. A me piacciono le sfide, ma quando ho visto che anche Sabatini non era più sicuro, ho pensato che per dare anima e corpo alla Virtus potevo anche fare il consigliere personale del presidente, lasciando la panchina a qualche altro allenatore. Non è una scelta tecnica, potrei dire che è una questione "di immagine". Comunque la squadra l’avevo in mano, anche a livello umano.”
“Devo ringraziare Ticchi, - ha ribattuto Sabatini, a fianco del coach - per il discorso che mi ha fatto stamattina, e anche perché ha deciso di non lasciare questo nostro progetto. Stasera incontrerò probabilmente Alberto Bucci, non solo un allenatore, ma anche un amico. A Bucci, d’accordo con Ticchi, vorremmo affidare la conduzione tecnica della squadra. è un rischio anche cambiare la guida della Virtus, me ne assumo ogni responsabilità. Ma Bucci è la persona giusta, conosce la Virtus, conosce Bologna: spero che accetti. Quanto alla squadra, siamo a 6 vinte e 6 perse, e qualcuna l’abbiamo lasciata per strada per un soffio: abbiamo bisogno di un lungo italiano, lo stiamo cercando, e lo prenderemo prima possibile. Faremo un altro sforzo economico, ma un pubblico come il nostro lo merita".
GIAMPIERO TICCHI
di Dan Peterson - www.basketnet.it
Come sempre, cerco di citare ciò che questi allenatori Italiani della 'nuova generazione' (meno di 50 anni) hanno vinto o ciò che hanno fatto in carriera. Qualcuno mi forse dirà che Gianpiero Ticchi non ha ancora vinto qualcosa. Ah, no? Ha 'vinto' la Legadue quest'anno, con lo stesso record di 22-8 che avevano Sebastiani Rieti (promossa per quoziente canestri) e Pepsi Caserta. Poi, per un niente, non sono stati promossi i suoi Crabs Rimini, il che gli è costato energia, entusiasmo e carica per i playoffs, poi persi in semi-finale contro la Scavolini Pesaro.
Allenatore dell'Anno. Ecco ciò che Giampiero Ticchi ha 'fatto' quest'anno: Coach of the Year in Legadue, dopo un lavoro apprezzato da tutti. Come si sa, non avendo un grande budget, bisogno basare tutto su due cose: (a) gruppo e (b) lavoro. Dispiace, non ci sono altre soluzioni. Ecco dove Giampiero Ticchi ha meritato questo prestigioso premio: ha creato un gruppo unito (li ho visto a Casale Monferrato nei quarti e posso dire che erano ben saldati); ha lavorato (si è visto nell'ultimo quarto a Casale, quando hanno rimontato per vincere una gara cruciale); e trasmettere carattere, il vero carisma del coach.
La Carriera di Giampiero Ticchi è stata piena di ostacoli. Dopo qualche anno come vice-allenatore e capo del settore giovanile, Giampiero Ticchi viene promosso sulla panchina della VIP Rimini per la stagione 2000-01. Risultato: 11-23, ultimo posto, e la retrocessione. All'occhio, è negativo, ma una sola vittoria separava Rimini dalla Legadue e la salvezza in Serie A. Infatti, c'erano cinque squadre sotto un fazzoletto, compresa la mitica Olimpia Milano. Comunque, alla fine dell'anno, Ticchi lascia Rimini e si trova, come si dice, disoccupato o, come dicono gli allenatori, 'sul marciapiede.'
Castelmaggiore. Nel 2001-02, Ticchi subentra sulla panchina di Castelmaggiore in Legadue, con un record di 0-10. Ticchi fa un solido 14-12 e la squadra si salva. L'anno successivo, 2002-03, sempre a Castelmaggiore in Legadue, fa 7° posto nella regular season, poi mette fuori Scafati, 3-2, nei quarti dei playoffs, poi viene eliminata, da Messina, 3-1, nelle semi-finali. Nel 2003-04, nel grande subbuglio del basket a Bologna, inizia come allenatore della leggendaria Virtus, poi esonerato dopo poche giornate. Nel 2004-05, fa dirigente a Osimo. Nel 2005-06 è a Faenza nella lega femminile.
Rimini, 2006-07. Ecco si completa il cerchio. Giampiero Ticchi torna a Rimini e fa un'ottima stagione con i Crabs. Nella Gara 3 a Casale (erano 1-1 dopo le due partite a Rimini), hanno perso dopo un tempo supplementare. Ma si è visto, come anni fa, a Milano, avevo visto, le qualità di Giampiero Ticchi: semplicità nell'organizzazione, pragmatismo nella direzione della partita, chiarezza nei rapporti con i giocatori. La verità è questa: Nei tempi di oggi, allenare le squadre multi-nazionali non è facile per niente. Il coach deve conoscere l'Inglese e deve capire diverse culture. Il che sa fare Giampiero Ticchi.
Gruppo. Ecco forse il segreto più importante di Ticchi, fare gruppo. Infatti, l'anno che viene, 2007-08, a Rimini, avrà almeno sette dei 10 elementi di quest'anno. Per una società con un budget limitato, questo è cruciale, quasi impossibile nei tempi in cui gli atleti cambiano squadra ogni due mesi. No, nessun pronostico perchè so che la Legadue è un campionato difficilissimo. Ma Rimini avrà l'Allenatore dell'Anno più il nucleo dell'anno precedente. Diciamo che c'è una base solida. Ovvio, fra il dire e il fare c'è sempre il mare. E Rimini si trova proprio sull'Adriatico. Ma loro coach sa nuotare, anche in acque turbolente.