VALLI E IL MANIFESTO PER LA VIRTUS
di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 28/01/2014
Giorgio Valli è la rivoluzione. E come ogni rivoluzione, porta con se’ speranze, cambiamenti, freschezza, dubbi, preoccupazioni. Valli alla Virtus è una cosa naturale come il sorgere del sole: in Virtus è cresciuto, ha lavorato alle giovanili e in prima squadra nell’era di Ettore Messina, da anni si caldeggiava un suo approdo. Nell’ambito di un percorso per impossessarsi di nuovo dell’identità Virtus, la società ha compiuto una scelta perfetta. Ma poi anche Valli dovrà confrontarsi con i problemi di una squadra che ha vinto due gare nelle ultime undici, è scivolata in fondo alla classifica e ha trasformato, in tre mesi, gli entusiasmi iniziali in solenni incazzature.
Difficile proseguire con Luca Bechi, anche se le colpe non erano solo e tutte di Luca Bechi. Ora Valli, allenatore preparato e già esperto, metterà le mani in una squadra non sua, con giocatori che probabilmente non avrebbe mai scelto: Matt Walsh, ad esempio, è un talento tutto da vedere all’interno di una realtà tecnica cosi stravolta. Ma un buon allenatore, si dice, sa tirar fuori il meglio. E la squadra, saprà e vorrà tirare fuori il meglio? Perché quando parlo di rivoluzione intendo rivoluzione nel vero senso del termine: non ci sono allenatori più diversi di Bechi e Valli. Un po’ come dire Mazzarri e Zeman (senza volerli collegare ai “nostri due”, ovviamente). Tutto quello che non è Bechi, è Valli. E viceversa. Ora la Virtus dovrà in poco tempo creare ed assimilare un sistema di gioco, dovrà evaporare l’uno contro uno per dare luce a una sorta di passing game, dovrà incanalare il pick’n’roll in soluzioni funzionali, dovrà essere prioritaria la comprensione di un sistema difensivo. Non era tutto sbagliato prima, non sarà tutto giusto dopo. E poi toccherà ai risultati dire, il campo non mente. Ma se questo è l’inizio di un sentiero giusto, dovrà anche esserci il tempo di percorrerlo.
Non sono un amante dei coach scelti a febbraio: tendono a morire a luglio. Lo stesso Bechi è stato confermato ma non è stata una scelta del nuovo management, anzi tutti sanno che a spendere più d’una parola fu l’ad Piergiorgio Bottai, unica figura legata alla precedente gestione. All’arrivo degli scossoni, Bechi è saltato. E Valli? Ha firmato fino a giugno. Se va ai playoff verrà portato in trionfo. Se non ci andrà – ed è possibile – spunteranno i critici, gli insoddisfatti, quelli che “ma c’è libero Tizio, prendiamo lui”. Perché i coach, e le squadre, si fanno in estate, non in inverno. E tutti sanno che il nome di Paolo Moretti, oggi a Pistoia, è ben più di una voce di mercato. La speranza accorata è che si fissi presto un punto di partenza solido, all’interno di un mondo bianconero che raggruppa di nuovo suoi prodotti di qualità – Villalta, Valli, Consolini, Sanguettoli, ma pure Moretti lo sarebbe – sogna un giorno di vedere atterrare Messina con un ruolo tecnico, ha giovani da plasmare e lanciare e un marchio da stampare: “the way of Virtus”, il modo con cui la Virtus intende la pallacanestro. Ci vogliono anni, ma il progetto merita i sacrifici.
La Virtus forse questa stagione l’ha ormai vista sfuggire dalle mani. Ma non tutto è da buttare. I playoff distano due punti (e tanti miglioramenti, e almeno un rinforzo). È stata fatta esperienza, è stata sanata una situazione finanziaria che ha reso quello bianconero un budget di basso profilo, è stata gettata una base nuova nel rapporto con i tifosi e nell’immagine. Ma la società e i ruoli al suo interno devono consolidarsi. Oramai è ripetitivo almeno quanto lo sono i risultati negativi: oggi deve essere Villalta-Albertini-Arrigoni-Valli e stop. Qualsiasi altra figura rappresenta un problema, una sovrapposizione, una destabilizzazione. Finché il club non chiarirà a se stesso questo concetto, scivolare su una buccia di banana sarà sempre possibile.
VIRTUS, PERCHÉ LA CURA VALLI HA FUNZIONATO
di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 04/02/2014
Ci sono una marea di piccoli dettagli capaci di mandare i tifosi a casa contenti dopo la vittoria della Virtus contro Siena. La vittoria, certo, dopo quattro sconfitte di fila e nove ko nelle precedenti undici gare. L’aver battuto Siena, che non gode di molte simpatie a Bologna. Ma su tutte, il tipo di vittoria: una vittoria “valliana”.
In altri tempi si sarebbe detto “messiniana” e l’aggettivo sarebbe stato superfluo perché tutte le vittorie erano “messiniane”. Ma dopo aver perso in casa 85-90 contro Cremona, vincere contro un avversario più forte con un 57-54 deve aver fatto venire i lucciconi agli occhi di qualcuno. Difesa. Parola da pronunciare così, con fierezza. Parola rassicurante, una coperta calda mentre fuori imperversa la tempesta. Difesa. E via con i paragoni, scontati, inopportuni, ma tanto desiderati anche solo per una notte. E così accade il miracolo: la Virtus gioca quasi malissimo, finisce in apnea, ma la gente va a casa felice. Chissenefrega del 39% al tiro, tanto c’era la difesa. Possibile che in cinque giorni Giorgio Valli, uno degli allievi di Ettore Messina, abbia rivoltato totalmente la squadra? No. Ma molto ha fatto, e allora vediamo cosa.
1) Le certezze. Valli prendeva in mano una squadra sfiduciata, intristita, disorientata. Ha subito dato certezze: non ha buttato via tutto ciò che ha trovato, ha affrontato un argomento per volta. “Signori, ora parliamo di difesa”. I giocatori hanno subito saputo che per una settimana avrebbero badato a quello e lavorato su quello. Ha messo regole: giusto o sbagliato che sia, vi piaccia o meno, si difende così. Indicazioni precise sul pick’n'roll e sugli aiuti, orgoglio e voglia di combattere da tirar fuori. Contro Siena la Granarolo ha difeso con aggressività, ma anche con cognizione: sul pick’n'roll il lungo fa un aiuto flash e recupera con le braccia alzate velocemente sul bloccante, mentre il “piccolo” resta col suo uomo e dal lato debole è pronta la rotazione. Difesa competente, avversario tenuto lontano dal ferro e costretto a tiri sporcati. Fatta una, fatte due, durante la gara la squadra ha capito che “funziona” e ha fatto suo l’insegnamento, aumentando l’intensità. Ora la squadra ci crede.
2) Il carisma. Valli può piacere o non piacere come tecnico, ma ha carisma. Si fa ascoltare, dosa opportunamente il tono della voce, è energico. Ti scuote. E, per collegarmi al capitolo sopra, ha le idee chiare. Sa cosa vuole fare, sa cosa chiede alla squadra: tono di voce e idee chiare sono un mix vincente perché al giocatore arrivano poche informazioni, dirette, limpide. Deve solo eseguirle.
3) La gestione. Probabilmente la pecca più evidente nei mesi scorsi, anche quando la squadra attraversava periodi postivi, era la gestione della partita. L’impressione è che la gara andasse un po’ dove voleva lei, e che la Virtus la portasse a casa o meno per circostanze buone e non per una conduzione. Luca Bechi ha vinto alla grande una partita, a Roma, incidendo pesantemente sul risultato. Le altre vittorie sono state frutto d’inerzia, in cui la squadra s’è trovata a vincere. E molte altre volte però, in finali in volata, ha perso. Valli ha condotto la partita, ha chiamato time out tempestivi, anche solo per far rifiatare la squadra stanca (mancavano Walsh e praticamente Jordan), ha inciso con i cambi. Tutti hanno ripreso coraggio e vigore, anche i ragazzini che – per dirla alla Valli – o giocano bene o non giocano, altroché “panda” da proteggere. È suonata la sveglia.
Insomma la cura del nuovo coach ha funzionato. Ma il malato Virtus ha bisogno di ancora molto lavoro, tempo e rinforzi per guarire. Matt Walsh va inserito in questo contesto e il puerile assioma “lui non c’era, s'è vinto” è stato giustamente subito liquidato anche da Valli dopo la gara: la Granarolo non può pensare di vincere tutte le partite a 57 punti e senza il talento di Walsh la squadra non ne ha tanti di più nelle mani. Walsh deve trarre la lezione: la squadra può giocare bene e vincere passandosi la palla – mai visti così tanti passaggi e con così pochi palleggi, come nel primo quarto di domenica - anche senza di lui. Ma se anche lui entra nel sistema e finalizza i passaggi dei compagni, la Virtus diventa pericolosa. Walsh si stanca di meno e produce di più. La vittoria c0ntro Siena ha fatto bene al morale ma anche agli equilibri interni, che vivono di piccole cose. E Valli questo lo sa benissimo.
VALLI: "PRESSING E PASSAGGI, LA MIA VIRTUS OLD SCHOOL"
di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 10/08/2014
Salve Valli, l’abbiamo cercata tutto il giorno al telefono…
Sono al lavoro, anche se non sono a Bologna. Giro col pc in mano, cerco connessioni wi fi per continuare la ricerca dell’americano mancante.
A proposito: cosa state cercando?
Sappiamo che il budget rimasto a disposizione è minimo, non potremo prendere Michael Jordan ma vogliamo prendere un giocatore adatto alla squadra.
La gente vuole sapere di più.
Fra poco lo avremo. Siamo convinti di poter prendere un giocatore un po’ più collaudato di un rookie, ma anche atleti che hanno un solo anno di D-league ora chiedono duecentomila dollari. Troppi.
Qualche indizio per indovinare?
Cerchiamo un esterno con punti nelle mani che dia pericolosità.
Ha il cappello?
Seriamente, fra poco ci saremo. Non sarà il top del mercato ma qualche identikit che stiamo approfondendo c’è. Stop.
L’impressione è che la sua Virtus sarà molto «squadra», quasi vecchia scuola. Pochi isolamenti e molto lavoro per arrivare a segnare: ovvero proverà a giocare a pallacanestro, e lei è una garanzia.
Impressione corretta. Per questo voglio avviare i lavori presto e fare molte amichevoli. Non abbiamo il talento per affidarci ai singoli e dovremo fare tutti qualcosa per costruire il gioco.
Che, detta così, non è un male.
Il talento non è mai da disdegnare poi dipende come viene usato. Posso garantire che combatteremo su ogni pallone, e non è una frase fatta per riempire i giornali nel precampionato. Non molleremo mai.
Lei allena una Virtus che dopo decenni lotta dichiaratamente per salvarsi. Quasi un ossimoro. Ma come si gestisce questa situazione?
Io credo che i virtussini siano molto intelligenti e non lo dico per piaggeria. Hanno capito da tempo che i soldi sono finiti e aspettavano di capire quando qualcuno avrebbe avuto il coraggio di ammetterlo. Ora credo siano felici di essere stati messi al corrente delle cose con onestà. I nostri tifosi continuano a essere il secondo pubblico d’Italia e la società credo anche che abbia dato delle risposte con i prezzi della campagna abbonamenti. Dobbiamo restare uniti, facendo ognuno la propria parte. Sono sicuro che il pubblico sarà il nostro primo alleato.
Quanto pesa il -2 in classifica?
In primis dovrò provare a spiegarlo agli americani, che non capiranno cosa voglia dire e amen. Poi non capisco perché gli altri club debbano avvantaggiarsi in classifica visto che noi non abbiamo danneggiato nessuno. Ma alla fine, il succo è che nessuno di noi dovrà mai guardare la classifica. Mai.
I tifosi sognano di replicare l’exploit di Pistoia. È, appunto, solo un sogno?
Pistoia è stata brava, quando all’inizio ha perso tante partite, a non fare una piega. Società e coach sono rimasti compatti, continuando a lavorare e gettando le basi per il gran finale.
Con tutti questi giovani, la Virtus potrà pressare e correre?
Deve. Non possiamo nemmeno presentarci in campo se non saremo disposti a correre, dare intensità e pressare.
Dica la verità: è preoccupato.
Sono preoccupato ma non spaventato. Ho la preoccupazione di chi ha un incarico di responsabilità. Eravamo partiti pensando di confermare Hardy, Ebi e Walsh, ci siamo trovati a cercare dei rookie. Ma sono felice per il lavoro che abbiamo impostato e sono curioso di vedere dove ci porterà. Sono molto motivato e ho scelto giocatori altrettanto motivati.
Quale dovrà essere l’arma segreta?
Ricaricare subito. Perderemo delle partite, faremo degli errori. Dovremo essere bravi a dimenticare le sconfitte restando tosti e positivi.
Tanti americani molto giovani: problema o opportunità?
Di certo la nostra è una squadra con elevati margini di crescita. Gli americani dovranno al più presto capire e adattarsi al livello di gioco e di competitività presente in un campionato di “senior” in Europa. Il compito più difficile l’avrà Gaddy, ragazzo di talento con abilità non comuni nel passaggio ma da tarare a livello pro italiano. Lui avrà il ritmo in mano, dovrà adattarsi il prima possibile ma secondo me potrà sorprendere.
Fontecchio in questa Virtus sarà quasi il veterano del campionato. E su di lui ci sono molte aspettative.
Mi auguro le abbia anche Simone su se stesso. È giovane, ma non è più un bambino e nessuno lo tratterà come tale. Dovrà giocare come un veterano altrimenti verrà spazzato via, ma non ho un dubbio su di lui. Da quando sono arrivato alla Virtus non ha mai fatto un passo indietro.
Sul reparto lunghi qualcuno ha dubbi. Eppure sembra ben assortito, viste le disponibilità.
Per me lo è. Su Mazzola ho delle certezze, è un jolly solido e anche Gilchrist può giocare due ruoli. Okaro White ci darà freschezza, Cuccarolo l’ho preso perché amo i giocatori grandi e grossi. Sotto canestro non ho preoccupazioni. Semmai ci serve un esterno con punti nelle mani, ma ne abbiamo già parlato. E presto arriverà.