GIORGIO VALLI

(foto tratta da www.virtus.it)

 

nato a: Modena

il: 10/03/1962

stagioni alla Virtus da capo allenatore: 2013/14 - 2014/15 - 2015/16

stagioni alla Virtus da vice allenatore: 1997/98 - 1998/99 - 1999/2000

statistiche individuali

biografia su wikipedia

palmares (da vice allenatore): 1 campionato, 1 Eurolega, 1 Coppa Italia

 

LA SUA SCHEDA (STAGIONE 2013/14)

www.virtus.it

 

Nato a Modena nel 1962, inizia ad allenare formazioni giovanili ad Anzola dell’Emilia, passando poi anche dal basket femminile (allenando tra l’altro la Max Cerelia Bologna fino alla Serie B). Negli anni Ottanta approda al settore giovanile della Virtus Bologna, e nel 1993 porta la squadra Allievi al titolo tricolore. Dal 1997 è assistente di Ettore Messina, insieme a cui vince Campionato ed Eurolega nel 1998 e Coppa Italia nel 1999. Nel 2000 debutta come capoallenatore a Treviglio, in B d’Eccellenza, un anno dopo è a Imola come vice di Alessandro Finelli. Nel 2002 passa sulla panchina di Ragusa in Legadue, dove resta due stagioni, e successivamente su quella della Dinamo Sassari. Nella stagione 2005-06 guida Scafati, conquistando la promozione in Serie A.

Nel quadriennio al timone di Ferrara (2006-10) arriva la seconda promozione in massima serie (nella stagione 2007-08). Nel 2010-11 Piero Bucchi, come lui di scuola virtussina, lo chiama a fargli da assistente all’Armani Jeans, e la sua esperienza a Milano continua anche dopo il cambio di allenatore, con Dan Peterson. Nel novembre 2011 subentra a Sharon Drucker alla guida della Sutor Montegranaro, portandola alla salvezza. Inizia la stagione 2012-13 alla guida della Scandone Avellino, ma la sua avventura in Irpinia dura purtroppo soltanto sette partite.

 

VALLI E IL MANIFESTO PER LA VIRTUS

di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 28/01/2014

 

Giorgio Valli è la rivoluzione. E come ogni rivoluzione, porta con se’ speranze, cambiamenti, freschezza, dubbi, preoccupazioni. Valli alla Virtus è una cosa naturale come il sorgere del sole: in Virtus è cresciuto, ha lavorato alle giovanili e in prima squadra nell’era di Ettore Messina, da anni si caldeggiava un suo approdo. Nell’ambito di un percorso per impossessarsi di nuovo dell’identità Virtus, la società ha compiuto una scelta perfetta. Ma poi anche Valli dovrà confrontarsi con i problemi di una squadra che ha vinto due gare nelle ultime undici, è scivolata in fondo alla classifica e ha trasformato, in tre mesi, gli entusiasmi iniziali in solenni incazzature.

Difficile proseguire con Luca Bechi, anche se le colpe non erano solo e tutte di Luca Bechi. Ora Valli, allenatore preparato e già esperto, metterà le mani in una squadra non sua, con giocatori che probabilmente non avrebbe mai scelto: Matt Walsh, ad esempio, è un talento tutto da vedere all’interno di una realtà tecnica cosi stravolta. Ma un buon allenatore, si dice, sa tirar fuori il meglio. E la squadra, saprà e vorrà tirare fuori il meglio? Perché quando parlo di rivoluzione intendo rivoluzione nel vero senso del termine: non ci sono allenatori più diversi di Bechi e Valli. Un po’ come dire Mazzarri e Zeman (senza volerli collegare ai “nostri due”, ovviamente). Tutto quello che non è Bechi, è Valli. E viceversa. Ora la Virtus dovrà in poco tempo creare ed assimilare un sistema di gioco, dovrà evaporare l’uno contro uno per dare luce a una sorta di passing game, dovrà incanalare il pick’n’roll in soluzioni funzionali, dovrà essere prioritaria la comprensione di un sistema difensivo. Non era tutto sbagliato prima, non sarà tutto giusto dopo. E poi toccherà ai risultati dire, il campo non mente. Ma se questo è l’inizio di un sentiero giusto, dovrà anche esserci il tempo di percorrerlo.

Non sono un amante dei coach scelti a febbraio: tendono a morire a luglio. Lo stesso Bechi è stato confermato ma non è stata una scelta del nuovo management, anzi tutti sanno che a spendere più d’una parola fu l’ad Piergiorgio Bottai, unica figura legata alla precedente gestione. All’arrivo degli scossoni, Bechi è saltato. E Valli? Ha firmato fino a giugno. Se va ai playoff verrà portato in trionfo. Se non ci andrà – ed è possibile – spunteranno i critici, gli insoddisfatti, quelli che “ma c’è libero Tizio, prendiamo lui”. Perché i coach, e le squadre, si fanno in estate, non in inverno. E tutti sanno che il nome di Paolo Moretti, oggi a Pistoia, è ben più di una voce di mercato. La speranza accorata è che si fissi presto un punto di partenza solido, all’interno di un mondo bianconero che raggruppa di nuovo suoi prodotti di qualità – Villalta, Valli, Consolini, Sanguettoli, ma pure Moretti lo sarebbe – sogna un giorno di vedere atterrare Messina con un ruolo tecnico, ha giovani da plasmare e lanciare e un marchio da stampare: “the way of Virtus”, il modo con cui la Virtus intende la pallacanestro. Ci vogliono anni, ma il progetto merita i sacrifici.

La Virtus forse questa stagione l’ha ormai vista sfuggire dalle mani. Ma non tutto è da buttare. I playoff distano due punti (e tanti miglioramenti, e almeno un rinforzo). È stata fatta esperienza, è stata sanata una situazione finanziaria che ha reso quello bianconero un budget di basso profilo, è stata gettata una base nuova nel rapporto con i tifosi e nell’immagine. Ma la società e i ruoli al suo interno devono consolidarsi. Oramai è ripetitivo almeno quanto lo sono i risultati negativi: oggi deve essere Villalta-Albertini-Arrigoni-Valli e stop. Qualsiasi altra figura rappresenta un problema, una sovrapposizione, una destabilizzazione. Finché il club non chiarirà a se stesso questo concetto, scivolare su una buccia di banana sarà sempre possibile.

 

VIRTUS, PERCHÉ LA CURA VALLI HA FUNZIONATO

di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 04/02/2014

 

Ci sono una marea di piccoli dettagli capaci di mandare i tifosi a casa contenti dopo la vittoria della Virtus contro Siena. La vittoria, certo, dopo quattro sconfitte di fila e nove ko nelle precedenti undici gare. L’aver battuto Siena, che non gode di molte simpatie a Bologna. Ma su tutte, il tipo di vittoria: una vittoria “valliana”.

In altri tempi si sarebbe detto “messiniana” e l’aggettivo sarebbe stato superfluo perché tutte le vittorie erano “messiniane”. Ma dopo aver perso in casa 85-90 contro Cremona, vincere contro un avversario più forte con un 57-54 deve aver fatto venire i lucciconi agli occhi di qualcuno. Difesa. Parola da pronunciare così, con fierezza. Parola rassicurante, una coperta calda mentre fuori imperversa la tempesta. Difesa. E via con i paragoni, scontati, inopportuni, ma tanto desiderati anche solo per una notte. E così accade il miracolo: la Virtus gioca quasi malissimo, finisce in apnea, ma la gente va a casa felice. Chissenefrega del 39% al tiro, tanto c’era la difesa. Possibile che in cinque giorni Giorgio Valli, uno degli allievi di Ettore Messina, abbia rivoltato totalmente la squadra? No. Ma molto ha fatto, e allora vediamo cosa.

1) Le certezze. Valli prendeva in mano una squadra sfiduciata, intristita, disorientata. Ha subito dato certezze: non ha buttato via tutto ciò che ha trovato, ha affrontato un argomento per volta. “Signori, ora parliamo di difesa”. I giocatori hanno subito saputo che per una settimana avrebbero badato a quello e lavorato su quello. Ha messo regole: giusto o sbagliato che sia, vi piaccia o meno, si difende così. Indicazioni precise sul pick’n'roll e sugli aiuti, orgoglio e voglia di combattere da tirar fuori. Contro Siena la Granarolo ha difeso con aggressività, ma anche con cognizione: sul pick’n'roll il lungo fa un aiuto flash e recupera con le braccia alzate velocemente sul bloccante, mentre il “piccolo” resta col suo uomo e dal lato debole è pronta la rotazione. Difesa competente, avversario tenuto lontano dal ferro e costretto a tiri sporcati. Fatta una, fatte due, durante la gara la squadra ha capito che “funziona” e ha fatto suo l’insegnamento, aumentando l’intensità. Ora la squadra ci crede.

2) Il carisma. Valli può piacere o non piacere come tecnico, ma ha carisma. Si fa ascoltare, dosa opportunamente il tono della voce, è energico. Ti scuote. E, per collegarmi al capitolo sopra, ha le idee chiare. Sa cosa vuole fare, sa cosa chiede alla squadra: tono di voce e idee chiare sono un mix vincente perché al giocatore arrivano poche informazioni, dirette, limpide. Deve solo eseguirle.

3) La gestione. Probabilmente la pecca più evidente nei mesi scorsi, anche quando la squadra attraversava periodi postivi, era la gestione della partita. L’impressione è che la gara andasse un po’ dove voleva lei, e che la Virtus la portasse a casa o meno per circostanze buone e non per una conduzione. Luca Bechi ha vinto alla grande una partita, a Roma, incidendo pesantemente sul risultato. Le altre vittorie sono state frutto d’inerzia, in cui la squadra s’è trovata a vincere. E molte altre volte però, in finali in volata, ha perso. Valli ha condotto la partita, ha chiamato time out tempestivi, anche solo per far rifiatare la squadra stanca (mancavano Walsh e praticamente Jordan), ha inciso con i cambi. Tutti hanno ripreso coraggio e vigore, anche i ragazzini che – per dirla alla Valli – o giocano bene o non giocano, altroché “panda” da proteggere. È suonata la sveglia.

Insomma la cura del nuovo coach ha funzionato. Ma il malato Virtus ha bisogno di ancora molto lavoro, tempo e rinforzi per guarire. Matt Walsh va inserito in questo contesto e il puerile assioma “lui non c’era, s'è vinto” è stato giustamente subito liquidato anche da Valli dopo la gara: la Granarolo non può pensare di vincere tutte le partite a 57 punti e senza il talento di Walsh la squadra non ne ha tanti di più nelle mani. Walsh deve trarre la lezione: la squadra può giocare bene e vincere passandosi la palla – mai visti così tanti passaggi e con così pochi palleggi, come nel primo quarto di domenica - anche senza di lui. Ma se anche lui entra nel sistema e finalizza i passaggi dei compagni, la Virtus diventa pericolosa. Walsh si stanca di meno e produce di più. La vittoria c0ntro Siena ha fatto bene al morale ma anche agli equilibri interni, che vivono di piccole cose. E Valli questo lo sa benissimo.

VALLI: "ALLENAMENTO NELLA NOTTE, COSÌ HO RITROVATO LA MIA SQUADRA"


di Stefano Valenti - www.repubblica.it - 25/03/2014

 

Una settimana di forte impatto mediatico: al mercoledì la squadra si allena male, l’allenatore Giorgio Valli la manda a fare la doccia. Ma la riconvoca due ore dopo, in palestra. Segue una domenica di impatto altrettanto forte, sul campo stavolta: la Virtus Bologna, cinque sconfitte in fila, sull’orlo della zona retrocessione, va a Brindisi sul campo della seconda. E vince.

Merito della domenica o del mercoledì che l’ha preceduta, Valli?

Un mix di fattori. Cos’è successo? Da parte mia ho alzato il livello della richiesta. Ci pagano per lavorare duro. E vincere, chiaro. Le cinque sconfitte consecutive hanno innescato nervosismo e frustrazione. C’è stato quell’episodio. A Brindisi siamo stati dentro la partita dal primo minuto. Poi ci hanno aiutato due fattori: la tanta zona che ha tolto loro ritmo e corsa. Ed i 37 minuti in vantaggio nel punteggio. E questo cambia molto il livello di fiducia di una squadra.

Valli, torniamo al suo mercoledì da leoni. Perché quel provvedimento?

Qualche minuto prima li avevo avvertiti. Il livello di intensità dell’allenamento era troppo basso ed una squadra che ne perde cinque in fila non se lo può permettere. Dopo cinque minuti buoni, l’aggressività era nuovamente scesa. Li ho mandati alla doccia e convocati due ore dopo.

Lei vive un mondo di professionisti: quanto ha ragionato sul provvedimento prima di prenderlo?

Poco. L’ho ritenuto la cosa giusta in quel momento. L’esperienza mi consiglia di fare ciò che mi sento, seguire l’istinto. Senza travalicare ed offendere nessuno. Se una cosa va detta, bisogna dirla. Il polically-correct paga poco.

È la prima volta che le capita?

Con una squadra intera sì. Mi era successo di mandare alla doccia due che magari s’erano presi.

Come si è ripresentato, alle ore 21, in palestra?

A fare il mio lavoro, esigendo che i giocatori fossero pronti a fare il loro. Il modo in cui una squadra va in campo rappresenta tutti. Chi lavora quotidianamente per la Virtus, a molti meno soldi. E chi paga il biglietto per venirci a vedere.

Valli catechizza Jordan e Warren (foto tratta da www.virtus.it)

UNA PANCHINA PER DUE: SPUNTA TABAK, L'EX-PIVOT. VALLI RESTA IN CORSA

di Francesco Forni - www.repubblica.it - 21/05/2014

 

Una panchina per due. La Virtus non ha ancora deciso il suo allenatore, che potrebbe essere straniero. In ballottaggio, ora che Paolo Moretti pare promessosi a Roma, ci sono Giorgio Valli e Zan Tabak. Un nome più conosciuto come giocatore alle nostre latitudini, pivot croato di ottimo livello negli anni ‘90, a Livorno, Milano, poi in Nba, anche con Esposito a Toronto. Tabak, 44 anni tra poche settimane, ritiratosi nel 2005, ha intrapreso quasi subito la carriera di allenatore, soprattutto in Spagna, dove aveva terminato quella da giocatore. Come vice nel Real Madrid e Siviglia, poi da capo a Girona e Sopot in Polonia, nel 2012-13 è subentrato da vice a Ivanovic sulla panchina del Saski Baskonia, conducendo discretamente la squadra anche in Eurolega. L'ipotesi è accattivante, con un prestigio e un peso economico assai diverso rispetto alla scelta di Valli, che rimane in lizza. La società nei prossimi giorni terrà una conferenza assieme alla Fondazione Virtus, della quale il principale candidato alla successione di Bertolini pare Sassoli de Bianchi, sempre tra i papabili anche come presidente di Lega. Potrebbe essere l'occasione per ufficializzare il nuovo coach.

 

VALLI: "PRESSING E PASSAGGI, LA MIA VIRTUS OLD SCHOOL"

di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 10/08/2014

 

Salve Valli, l’abbiamo cercata tutto il giorno al telefono…

Sono al lavoro, anche se non sono a Bologna. Giro col pc in mano, cerco connessioni wi fi per continuare la ricerca dell’americano mancante.

A proposito: cosa state cercando?

Sappiamo che il budget rimasto a disposizione è minimo, non potremo prendere Michael Jordan ma vogliamo prendere un giocatore adatto alla squadra.

La gente vuole sapere di più.

Fra poco lo avremo. Siamo convinti di poter prendere un giocatore un po’ più collaudato di un rookie, ma anche atleti che hanno un solo anno di D-league ora chiedono duecentomila dollari. Troppi.

Qualche indizio per indovinare?

Cerchiamo un esterno con punti nelle mani che dia pericolosità.

Ha il cappello?

Seriamente, fra poco ci saremo. Non sarà il top del mercato ma qualche identikit che stiamo approfondendo c’è. Stop.

L’impressione è che la sua Virtus sarà molto «squadra», quasi vecchia scuola. Pochi isolamenti e molto lavoro per arrivare a segnare: ovvero proverà a giocare a pallacanestro, e lei è una garanzia.

Impressione corretta. Per questo voglio avviare i lavori presto e fare molte amichevoli. Non abbiamo il talento per affidarci ai singoli e dovremo fare tutti qualcosa per costruire il gioco.

Che, detta così, non è un male.

Il talento non è mai da disdegnare poi dipende come viene usato. Posso garantire che combatteremo su ogni pallone, e non è una frase fatta per riempire i giornali nel precampionato. Non molleremo mai.

Lei allena una Virtus che dopo decenni lotta dichiaratamente per salvarsi. Quasi un ossimoro. Ma come si gestisce questa situazione?

Io credo che i virtussini siano molto intelligenti e non lo dico per piaggeria. Hanno capito da tempo che i soldi sono finiti e aspettavano di capire quando qualcuno avrebbe avuto il coraggio di ammetterlo. Ora credo siano felici di essere stati messi al corrente delle cose con onestà. I nostri tifosi continuano a essere il secondo pubblico d’Italia e la società credo anche che abbia dato delle risposte con i prezzi della campagna abbonamenti. Dobbiamo restare uniti, facendo ognuno la propria parte. Sono sicuro che il pubblico sarà il nostro primo alleato.

Quanto pesa il -2 in classifica?

In primis dovrò provare a spiegarlo agli americani, che non capiranno cosa voglia dire e amen. Poi non capisco perché gli altri club debbano avvantaggiarsi in classifica visto che noi non abbiamo danneggiato nessuno. Ma alla fine, il succo è che nessuno di noi dovrà mai guardare la classifica. Mai.

I tifosi sognano di replicare l’exploit di Pistoia. È, appunto, solo un sogno?

Pistoia è stata brava, quando all’inizio ha perso tante partite, a non fare una piega. Società e coach sono rimasti compatti, continuando a lavorare e gettando le basi per il gran finale.

Con tutti questi giovani, la Virtus potrà pressare e correre?

Deve. Non possiamo nemmeno presentarci in campo se non saremo disposti a correre, dare intensità e pressare.

Dica la verità: è preoccupato.

Sono preoccupato ma non spaventato. Ho la preoccupazione di chi ha un incarico di responsabilità. Eravamo partiti pensando di confermare Hardy, Ebi e Walsh, ci siamo trovati a cercare dei rookie. Ma sono felice per il lavoro che abbiamo impostato e sono curioso di vedere dove ci porterà. Sono molto motivato e ho scelto giocatori altrettanto motivati.

Quale dovrà essere l’arma segreta?

Ricaricare subito. Perderemo delle partite, faremo degli errori. Dovremo essere bravi a dimenticare le sconfitte restando tosti e positivi.

Tanti americani molto giovani: problema o opportunità?

Di certo la nostra è una squadra con elevati margini di crescita. Gli americani dovranno al più presto capire e adattarsi al livello di gioco e di competitività presente in un campionato di “senior” in Europa. Il compito più difficile l’avrà Gaddy, ragazzo di talento con abilità non comuni nel passaggio ma da tarare a livello pro italiano. Lui avrà il ritmo in mano, dovrà adattarsi il prima possibile ma secondo me potrà sorprendere.

Fontecchio in questa Virtus sarà quasi il veterano del campionato. E su di lui ci sono molte aspettative.

Mi auguro le abbia anche Simone su se stesso. È giovane, ma non è più un bambino e nessuno lo tratterà come tale. Dovrà giocare come un veterano altrimenti verrà spazzato via, ma non ho un dubbio su di lui. Da quando sono arrivato alla Virtus non ha mai fatto un passo indietro.

Sul reparto lunghi qualcuno ha dubbi. Eppure sembra ben assortito, viste le disponibilità.

Per me lo è. Su Mazzola ho delle certezze, è un jolly solido e anche Gilchrist può giocare due ruoli. Okaro White ci darà freschezza, Cuccarolo l’ho preso perché amo i giocatori grandi e grossi. Sotto canestro non ho preoccupazioni. Semmai ci serve un esterno con punti nelle mani, ma ne abbiamo già parlato. E presto arriverà.

SE VALLI S'AVVIA SULLE ORME DI MESSINA

di Walter Fuochi - La Repubblica - 18/02/2015
 

Vinte in pompa magna quattro delle ultime cinque partite, passava il treno giusto, davanti alla casa Virtus, per confermare sulla propria panchina Giorgio Valli, per altri due anni, alla fine di questo. Facendoli tutti, si salirebbe a quasi quattro stagioni, dal 27 gennaio 2014 in cui balzò in sella all'accordato 2017: un record, per lo sciagurato usa-e-getta dello sport odierno. Le avesse perse, il neo-confermato, quattro delle ultime cinque partite, il rinnovo avrebbe dovuto attendere ore più propizie. Eppure Valli, a 53 anni fra un mese, quello è e quello rimane, così come quelli sono e quelli rimangono orizzonti e obiettivi della Virtus attuale e prossima ventura: un club molto glorioso, ma all’oggi non molto ricco, che conta di rinsaldarsi puntando sul proprio vivaio, augurandosi di produrvi giocatori per la A e non solo per le serie minori, dove ne veniva fatto rigoglioso, e chissà quanto redditizio, mercato. Dilagati pubblico e critica che danno i giudizi facendo la parafrasi dei risultati, l’allenatore che vince piace a tutti e quello che perde a nessuno, in un gioco che ha oltretutto accorciato i tempi di tripudio e, soprattutto, di dannazione.

Non so se ci ha rovinato il fantacalcio (col suo figlioccio fantabasket), ma càpita, razzolando per social network, siti e forum, di annusare questo clima di giustizie sommarie, cacciate per coach sconfitti e tribune punitive per giocatori perdenti, con una frenesia di ridare le carte che è propria dei giochi da tavolo e impropria di qualsiasi realtà veramente sportiva, dove il lavoro paga, i frutti maturano col tempo e la continuità è un valore solido, e non una cianfrusaglia cara solo ai nostalgici. Basterebbe dar un’occhiata all’altra trincea cittadina, dove non bastano cinque vittorie e due pareggi a fila per fare di Lopez un allenatore popolare, ma detto ciò è questa la notizia di giornata, ed è una notizia importante, il Valli che resta e può continuare a fare il suo lavoro. Un po’ come, alla Virtus, si faceva una volta, quando c’erano soldi, oltrechè idee, e a contare erano soprattutto le ultime, fra le quali il principio di avere allenatori di lungo periodo, di "legislatura", per incardinarci progetti tecnici di respiro. Porelli tenne Peterson cinque anni e dopo non potè più, e certo si pentì di averne lasciati al primo Bucci solo due, salvo poi ritrovarlo, Albertone con la Vu nera, per i quattro con Cazzola, in mezzo ai due mandati (quattro anni più cinque) di Ettore Messina, il più ovvio modello, per la Virtus e per Valli, che lo servì da assistente.

 

La scelta di Valli ricalca quel bel passato anche nella centralità restituita al ruolo: sarà il capo dell’area tecnica, che nel frattempo dismetterà, come già annunciato, la consumata esperienza di Bruno Arrigoni, e ci sarà pure un tocco di spending review nell'operazione, ma c’è soprattutto l’intento di porre l’allenatore all’epilogo di ogni processo decisionale su campo e dintorni. Squadra lunga, società corta, amava ripetere Alfredo Cazzola, il presidente che in Virtus vinse più di tutti, e tornare alla società corta è il processo in corso, nella fiduciosa attesa di riavere la squadra lunga, che dipende dai baiocchi, se la variegata compagine societaria volesse un giorno allargare i cordoni, a fronte di risultati oggi altrettanto popolari di una squadra che, pure nella cattiva sorte, non ha tradito abbandoni dallo spettabile pubblico, o li ha saputi avvincendare con nuovi accessi, mai dimettendosi dal proprio stato di benemerito vessillo cittadino.

 


OGNI PARTITA DELLA VIRTUS, VENTI ORE DI COMPITI A CASA

Il Corriere di Bologna - 26/02/2015
 

Un lavoro di equipe che dura tre settimane, a ciclo continuo, per tutto il campionato. C’è questo dietro le quinte di una squadra di basket, la Virtus in questo caso, prima del risultato finale, ossia la partita della domenica. La preparazione sull’avversario da parte dello staff tecnico parte 20 giorni prima della palla a due. Gli assistenti (Cavicchi, Fedrigo e Largo) studiano le ultime tre partite e poi viene consegnata una relazione al capo allenatore Giorgio Valli, che nel frattempo non è stato con le mani in mano ma ha a sua volta visto le stesse partite.

Rendiamo tutto più contestualizzabile sull’avversario di domenica prossima, Pistoia. Christian Fedrigo comincia il lavoro analizzando, tre settimane prima, quella che oggi è la terzultima partita dei toscani, tracciando giochi offensivi e scelte difensive. Le ultime due gare sono di responsabilità di Daniele Cavicchi, che poi produrrà lo scouting report per Valli (che ha vinto il Toyota Way Award 2015 e sarà premiato il 25 marzo dal socio bianconero Maurizio Mazzieri) il martedì prima della partita (ossia ieri). Il terzo assistente Mattia Largo taglia le clip video individuali da mostrare alla squadra.

Si vive in palestra, sostanzialmente, la preparazione sull’avversario porta via 20 giorni e 20 ore settimanali. Tanti gli aspetti da curare per non farsi trovare impreparati. Si comincia dall’attacco, analizzando tutti gli schemi dell’avversario, quante volte venga utilizzato un determinato gioco e con quale efficacia o variazioni, per poi passare ai punti di forza partendo da quanto utilizzino il contropiede, la transizione, l’ingresso nei giochi dal pick and roll e come vengano sfruttati i giocatori chiave. Poi l’attacco alla zona: la Virtus la utilizza spesso, vedere come un avversario la affronta è importante. Si studiano le tendenze, sia in attacco sia in difesa. Come una squadra difenda il contropiede e il bilanciamento nei rientri è utile per capire se attaccarli nei primi secondi dell’azione può essere produttivo.

Poi si analizzano le situazioni classiche a metà campo, la difesa sul pick and roll, sulle uscite dai blocchi, sul post basso e le eventuali difese speciali. L’ultimo aspetto riguarda lo studio dei giocatori, le tendenze e i movimenti preferiti. Il tutto viene raccolto in una relazione dettagliata che Cavicchi consegna a Valli. Le statistiche più significative dei giocatori, i giochi più utilizzati divisi per obiettivi, le rimesse, poi le considerazioni e le note, i suggerimenti sorti dall’analisi video delle tre partite prese in considerazione e da quella del girone d’andata. Ai giocatori viene condensato tutto per fornire le informazioni base, il report lo ricevono durante la sessione video del venerdì, con le statistiche degli avversari, le caratteristiche principali, i giochi più utilizzati e un «focus» sulle varie tendenze di chi si troveranno di fronte. La sessione video mostra un quarto intero di una partita, con le scelte offensive e difensive abituali, mentre la domenica mattina tocca alle clip individuali a poche ore dalla palla a due, assieme a una sessione di tiro. Un’ultima infarinatura teorica, poi toccherà ai giocatori metterci il tocco finale per convertire questo lungo lavoro in due punti.

 

"COLLINS, ODOM, PITTMAN: LA MIA VIRTUS. MA L'UNICO OBIETTVO RIMANE SALVARCI"

Valli: "È ancora allarme rosso, lasciamo stare i playoff. Nonostante gli errori il gruppo c'è"

di Luca Aquino - Il Corriere di Bologna - 17/04/2016

 

Giorgio Valli, due vittorie consecutive hanno finalmente alleggerito un po’ la pressione dalla sua Virtus. 
«Prima ci appariva tutto nero, sembrava che ogni sforzo venisse vanificato dagli infortuni o dalla mancanza di killer instinct, soprattutto in trasferta. Ora siamo sul grigio, l’orizzonte è ancora fosco perché resta tanta strada da fare». 
L’inserimento di Collins è bastato a cambiare il volto alla squadra? 
«Andre ha un ruolo importante, abbiamo deciso di prenderlo perché conosceva me, il campionato e anche la Virtus. È arrivato fortemente motivato e sta dando una grossa mano a Gaddy, orfano di Ray che doveva essere la sua spalla da inizio stagione. Collins sta colmando delle lacune, ma è cresciuta tutta la squadra perché un uomo solo non vince le partite. Domenica abbiamo vinto con lui che ha fatto 1/10, non è il Charlie Smith dei tempi di Udine che è arrivato e faceva 30 punti a partita. Il suo impatto è stato fortemente emotivo, ci ha dato esperienza e personalità che l’assenza di Ray aveva reso una lacuna evidente».
Al completo, con cinque americani, la squadra è 5 vinte e 2 perse. 
«I giocatori vanno in campo e occorre avere i giocatori per fare risultati. Questa squadra non ha mai mollato e mai lo farà ». C’è qualche scelta che, a posteriori, non rifarebbe? «Col senno di poi le cose sono più facili. Non è ancora tempo di fare bilanci perché ancora non abbiamo raggiunto niente, però direi che questo è un campionato che premia l’esperienza più degli altri. Forse all’inizio ho sottovalutato questo aspetto perché mi piace lavorare per il futuro». 
Il roster attuale si avvicina a quello pensato in estate? 
«In parte sì, con Collins al posto di Ray e un giocatore esperto come Hasbrouck per Williams. Si sta avvicinando a quella squadra anche perché Pittman è in un ottimo momento di forma. Da quando è tornato dall’America è un altro giocatore, sta lavorando in sala pesi con molto più accanimento e questo gli permette di darci qualche minuto di qualità in più. Le cifre non sempre lo testimoniano, ma nei finali di partita ci prende sempre un rimbalzo d’attacco importante ed è un bersaglio che possiamo alimentare». 
La zona playoff è più vicina della retrocessione. 
«Siamo concentrati sul metterci una squadra dietro, solo quello. Per i playoff servirebbero 6 vittorie su 7, il calendario di Torino è molto più facile del nostro. In Arcoveggio c’è ancora allarme rosso». Con 10 squadre in 4 punti, il rammarico per tante partite perse in volata c’è? «Dopo tre quarti di stagione la classifica testimonia il grande equilibrio di questo campionato. Contano molto anche i momenti: in posizione tranquilla hai meno ansia e puoi vincere anche partite di slancio come hanno fatto Pistoia e Cremona all’inizio». 
Quando la preoccupazione ha raggiunto il livello di guardia? 
«Il secondo infortunio di Ray è stato tostissimo per noi. Avevamo investito su due partite per rimetterlo in forma e abbiamo invece dovuto ricominciare da capo. È stata una mazzata psicologica pesante». 
Da chi si aspetta un grande finale di stagione? 
«Spero da Odom, perché è l’emblema della nostra squadra. Lavora come un pazzo in silenzio, aspetta il suo turno, accetta il ruolo, la panchina e il minutaggio. Gli vogliono bene tutti e mi auguro possa fare un gran finale di stagione». 
Qual è il miglioramento della squadra che le ha fatto più piacere e invece in cosa si può fare un passo avanti?
«I ragazzi credono sempre più l’uno nell’altro, si passano la palla con molta più tranquillità. Mi aspetto che lo facciano anche in condizioni fisiche e mentali proibitive». 
Quale sarà il futuro di Valli, che pure ha contratto per l’anno prossimo? 
«Del doman non v’è certezza. È ancora presto, prima eravamo in mezzo al mare in tempesta, adesso siamo ancora in mezzo al mare. Quando toccheremo terra, potremo parlare d’altro».