RENZO RANUZZI
(allenatore)
Ranuzzi stringe la mano a Marquinho nel suo secondo ritorno da coach
nato a: Bologna
il: 14/07/1924 - 16/03/2014
Stagioni alla Virtus: 1968/69 - 1980/81
Clicca qui per Renzo Ranuzzi giocatore
IN PANCHINA A 56 ANNI: "RANUZZI, MA CHI GLIEL'HA FATTO FARE?"
di Enrico Campana - Gazzetta dello Sport - 1981
Ranuzzi, vorremmo chiamarla "mister buonsenso"...
Non mi dispiace, penso di stare fra le persone normali.
Non è una tentazione rischiosa andare in panchina a 56 anni?
No, professionalmente non mi ritengo uno sprovveduto. Ho allenato un po' là e un po' qui, mi sono sempre aggiornato anche quando lavoravo alla SIP. Se non ho fatto il tecnico di professione è perché, col mio lavoro, era difficile pensare di andare via da Bologna, affrontare la jungla, vivere da nomade.
Alla sua età si sono già bruciati certi entusiasmi...
Davvero? Non mi risulta: quando allenavo a Forlì mi chiamavano "HH", Helenio Herrera, perché ero bravo a dare la carica. è quello che voglio fare qui.
La differenza fra lei e Zuccheri?
Via, non facciamo paragoni. Col professore c'è solo da apprendere... Chi non vorrebbe lavorare con lui? Era già il mio modello quando io ero a Forlì e lui a Padova. Capivo che aveva portato un fatto nuovo: il basket ragionato.
Cosa le ha raccontato Porelli?
Di rispettare i programmi della Sinudyne: dico campionato e Coppa Europa.
Sognava già una tranquilla pensione?
Qualche volta vedo la luce rossa della riserva. allo specchio mi vedo con qualche capello in meno e mi dico: cosa succede? Però dentro sono giovane, motivato, pieno di vita. Quel che conta, cari miei, è lo spirito e non la carta d'identità.
Userà il bastone o la carota?
Sono aperto al dialogo, ho detto ai giocatori: parliamoci. Ho trovato gente che dice quel che pensa, che non si nasconde. Una fortuna, il dialogo è alla base di ogni conquista sociale.
Chi decide alla fine?
Il sottoscritto.
E se non venisse capito?
Anche commettendo qualche errore potrei continuare sempre ad andare in giro a testa alta perché sono una persona onesta.
Come ha trovato la squadra?
Ho accettato l'incarico non pensando a niente, poi mi sono reso conto che la squadra c'è. Non è forza una dimostrazione di forza battere sul suo campo, a Torino, la squadra che ha vinto a Cantù e Milano?
Di che cosa ha bisogno?
Ho chiesto ritmo, gioco, tiro. Sì, c'è da fare...
Che Sinudyne ha in mente?
Si tratta di limare qua e là. Se vogliamo il grande basket, però, il giocatore che fa il blocco deve poi saper fare anche un cambio di direzione, non rimanere lì ad aspettare...
Se vince lo scudetto, cosa chiede?
Era tanta la volontà, la gioia di rientrare che quando Porelli mi ha chiamato ho detto sì senza pensare a niente. In questo momento avrei accettato qualsiasi proposta, anche la squadra dei bambini.
Cosa promette ai tifosi?
Loro meriterebbero il massimo. Vorrei entusiasmarli, elettrizzarli. Ci fosse un po' di fantasia, con quei fisici di oggi la gente non starebbe seduta...
Quali saranno le prime parole del discorso pre-partita di oggi?
Credo in voi...
E le ultime?
Determinati, concentrati, date tutto quello che potete!
Crede che sentiranno un brivido alla schiena?
Basta che capiscano... Se non capiscono me allora non capiscono nemmeno Nikolic e sono retribuiti per questo.
Che basket ha ritrovato dopo tanti anni?
Un basket che lascia a bocca aperta. Tutto perché si è elevato il livello dei dirigenti. Il problema oggi è uno solo: gli stadi. A cominciare da Bologna, ce ne vorrebbero ormai di più grossi.
Peterson dice: questo è un Billy da scudetto.
Per questo la vittoria avrà più sapore.
Renzo Ranuzzi è nato a Bologna ed ha 56 anni. Ha giocato nel "MotoMorini" e nella Virtus negli anni Quaranta e Cinquanta. Era un'ala, aveva un buon tiro e realizzava una ventina di punti a partita. Ha vinto due scudetti (1947/48 e 1949/50) ed ha partecipato con la Nazionale a due Olimpiadi (Londra 1948 e Helsinki 1952). Poi,come allenatore, ha portato il Gira Bologna e il Becchi Forlì in Serie A. Nella stagione 1968/69, dopo l'esonero di Jeroslav Sip, ha guidato la Candy Virtus in coppia con Mario De Sisti e l'anno seguente è stato assistente di Paratore. Ancora in panchina a Forlì in Serie B, e poi un lungo silenzio "cestistico", inframezzato da qualche apparizione nelle minori bolognesi. All'inizio di questa settimana il clamoroso ritorno ad alto livello alla guida della Sinudyne che l'ha contattato dopo le dimissioni-sorpresa del precedente tecnico, Ettore Zuccheri.
Ranuzzi esce dal campo con Villalta, Generali, Bonamico e Cantamessi
RANUZZI: UNA PANCHINA CALDA IN ATTESA DI NIKOLIC
Giganti del Basket - Febbraio 1981
Cinquantasei anni, pensionato S.I.P. dal 30 maggio scorso, due scudetti vinti con la Virtus e venti presenze collezionate in maglia azzurra negli anni del primo dopoguerra, quando il basket altro non era che una pionieristica “palla al cesto” giocata con sfere di cuoio; presente con la Nazionale italiana alle Olimpiadi di Londra nel '48 quando cogliemmo un diciassettesimo posto non proprio entusiasmante. Una vita in bianconero che continua dopo il ritiro dal campo di gioco in coppia con De Sisti prima e con Paratore poi, con una breve parentesi in cui ricopri l'incarico di responsabile unico della squadra bolognese, un amore di vecchia data, iniziato con le prime partite al Santa Lucia assieme a Canna, Ranuzzi, Rapini, Negroni, Paganelli, interrotto dalla breve parentesi nel Gira e a Forlì. Un figlio, infine, campione nazionale Juniores con la Sinudyne ed ora, ventiseienne, militante in serie B con la Saradini di Cremona. Queste, più che la conoscenza di schemi speciali e di particolari sistemi di raddoppi difensivi, sono le referenze che l'avvocato Porelli ha ritenuto determinanti per la scelta del sostituto sulla panchina dei campioni d'Italia, al posto di Zuccheri: Renzo Ranuzzi, appunto. “Abbiamo trovato la soluzione migliore” interviene Porelli “per rimediare ad una situazione di incertezza creatasi con le dimissioni di Zuccheri. Al posto suo non credo sarei andato via, ma è una questione di carattere: quando prendo un impegno desidero portarlo a termine, soprattutto nei momenti di difficoltà. Comunque, tornando a Ranuzzi, ritengo sia la persona adatta a collaborare con Nikolic, accettandone la supervisione tecnica durante i periodi in cui potremo contare sull'apporto del professore. è un uomo che si inserisce perfettamente, e non è retorica, nella tradizione della società”. I tifosi Virtus attendono un'inversione di rotta, una svolta che consenta alla squadra di rendere secondo le sue reali possibilità. è quanto si attende anche Porelli: “Disponiamo delle più forti individualità del campionato” conferma “ma non riusciamo quest'anno a giocare con la stessa tranquillità e facilità dell'anno passato. Abbiamo avuto problemi di vario tipo: le noie ai tendini di McMillian, il difficile inserimento di Marquinho che limita anche il reinserimento di Generali; non abbiamo adattato il nostro tipo di gioco alla diversa struttura di squadra che abbiamo rispetto alla passata stagione, quando Cosic si piazzava al limite dell'area a dirigere i compagni e ad inventare canestri”.
“Non abbiamo molto tempo a disposizione” esordisce Ranuzzi “per mutare radicalmente il gioco della squadra e le sue possibilità di successo finale, in coppa e in campionato. Intendo comunque lavorare particolarmente sulla di fesa, cercando poi soluzioni alternative per l'attacco alla zona. I miei rapporti con Nikolic? Ottimi, lavoriamo benissimo assieme, sicuramente sarebbe stato meglio per tutti, e per la Virtus in particolare, se fosse arrivato lui fin dall'inizio: è il migliore. I problemi da risolvere subito sono la graduale ripresa di Marquinho, un uomo determinante per noi: finora c'erano stati problemi di coesistenza fra lui, Villalta e Generali; il lavoro compiuto col professore sta comunque dando i primi frutti”. Il motto della società di via Cervellati non sembra comunque sia ancora “salvate il salvabile”, anche perché il comportamento della squadra in Coppa dei Campioni è stato finora lusinghiero e l'accesso ai playoff è garantito, seppure non in posizione di preminenza assoluta, come i più ipotizzavano ad inizio di stagione.
L'arrivo di Renzo Ranuzzi basterà per risolvere i mali della formazione detentrice del titolo? “Era l'unico modo” riprende Porelli “per riportare chiarezza in seno alla squadra pur continuando un programma già stabilito, che prevede la collaborazione tecnica dell'allenatore jugoslavo. Io credo che vi siano problemi di carattere psicologico, oltre che tecnico. Marquinho deve ritornare ad essere quello delle Olimpiadi, ora è depresso; la mancanza della torre Cosic ha tolto alla squadra anche una certa sicurezza, pur essendo Caglieris un ottimo regista; Generali non ha compiuto quel salto di qualità che tutti si aspettavano. Questi problemi non sono stati risolti finora, attendo dal campo le verifiche delle nostre possibilità reali in seguito al mutato indirizzo tecnico saprò insomma se fino a questo momento la Sinudyne ha balbettato perché non è stata guidata adeguatamente dalla panchina o se effettivamente qualche giocatore non è adatto per la Sinudyne. Nikolic ha già lavorato molto sulla difesa e sulla maggiore rapidità di esecuzione delle manovre offensive. Certo è che mai come quest'anno ho vissuto nuove esperienze, talvolta contraddittorie, pur essendo nel mondo del basket da ormai quindici anni”.