LEFEBRE, ADDIO SENZA RANCORE
Divorzio consensuale dalla Virtus. "E ora lancio una sfida con Milano2"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 07/1995
Numero due era e numero due è rimasto. Anche se le differenze rimangono, perché Milano, oltre che la città da bere, è una piazza che ha più giornali, televisioni e pubblico (sulla carta). Mentre Bologna, nel suo piccolo, ha "solo" scudetti e spettatori, quelli veri, in carne e ossa, che spintonano e sgomitano per arrivare prima a un abbonamento. Enzo Lefebre, insomma, se ne va dopo una sola stagione.
Separazione consensuale?
"Certo. Un buon rapporto non lo si misura con la durata, ma con le esperienze vissute".
E la Virtus cosa le ha dato?
"La possibilità di vivere un'esperienza al top, in una struttura aziendale, con un palazzo esaurito già in abbonamento. Una grande società, insomma, e un presidente come Cazzola, del quale sono stato il vice".
Cosa l'attende?
"Una grossa opportunità, lavorare a Milano, e conquistare uno spazio in una città dove c'è già l'Olimpia".
Sia onesto: e momenti bui?
"Ce ne sono stati, come è normale che sia. Mai, però, uno screzio o uno scontro".
Nemmeno quello con l'allora assessore allo sport per l'impianto di piazza Azzarita?
"Quello era un momento difficile per tutti. Bisognava prendere al volo delle decisioni: sono state fatte le cose giuste".
Da un palazzetto esaurito a un impianto vuoto: un bel salto, non trova?
"Abbiamo già un motto: conquistare uno spettatore alla volta".
Se potesse portarsi dietro qualcosa in questa nuova avventura cosa sceglierebbe?
"Facile. Quei 6-7 mila bolognesi che ogni domenica assistevano alle partite della Buckler. La vera forza della società è quella: contare sul pubblico".
Lei adesso potrà contare poco...
"È una sfida. Vogliamo creare un'identità ben precisa, ritagliarci un posto al sole, approfittando anche di quel che sta avvenendo dall'altra parte. La proprietà Stefanel è disponibile, ma troppo slegata dalla città".
Ecco pronta l'Ambrosiana.
" È come un fungo. Dobbiamo creargli l'humus per consentirgli di crescere. Dobbiamo lavorare sulla comunicazione, sul marketing, creando un'aspettativa, cercando nuovi tifosi".
Se avesse un Berlusconi o un Moratti alle spalle sarebbe tutto più semplice, giusto?
"Non è detto che un giorno non possano arrivare. Intanto cominciamo con la politica dei piccoli passi, poi vedremo".
Basket in lutto: addio a Enzo Lefebre
A Bologna aveva lavorato sia per la Virtus che per la Fortitudo
Era malato da tempo e sapeva che, difficilmente, avrebbe potuto vedere la primavera. Il mondo della pallacanestro piange Enzo Lefebre, amministratore delegato e vicepresidente della Benetton Treviso che, in precedenza, aveva lavorato a Bologna. Prima al fianco di Alfredo Cazzola, in qualità di vice presidente della Virtus, con la quale aveva vinto uno scudetto nel 1995, poi nella Fortitudo di Giorgio Seragnoli. Due titoli con l'Aquila: quello storico del 2000 (primo titolo nella storia della società di via San Felice) e quello del 2005. Esperto di marketing e comunicazione: grazie al suo intuito e alla sue idee, aveva portato il basket su livelli d'eccellenza.
Aveva scoperto di essere malato nell'estate del 2001. Una formula di leucemia che aveva combattuto con grande coraggio sottoponendosi a ripetuti cicli di chemioterapia. Negli ultimi mesi, però, il male che pensava di avere sconfitto, si era fatto ancora più aggressivo. Ma questo non gli aveva impedito di continuare a lavorare per il suo mondo, quello della pallacanestro. Un mondo che oggi lo piange. Oltre alle esperienze con Virtus Bologna, Fortitudo Bologna e Benetton Treviso, Lefebre aveva lavorato, sempre ad alto livello, con l'Olimpia Milano (conquistando una Coppa Korac con D'Antoni in panchina) e contribuendo anche alla nascita dell'Eurolega-Uleb.
Nato a Milano il 22 marzo 1948, Lefebre lascia la moglie Irmgard (per tutti Extra) conosciuta ai tempi bolognesi della Promotor e la figlia Joy.