STEFANO RANUZZI
nato a: Bologna
il: 10/06/1954 - 28/12/2016
altezza:
ruolo:
numero di maglia: 5 - 8
Stagioni alla Virtus: 1970/71 - 1971/72 - 1972/73 - 1973/74
(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)
palmares individuale in Virtus: 1 Coppa Italia
ADDIO A STEFANO RANUZZI, “FIGLIO D'ARTE” COL CUORE BIANCONERO
Aveva soltanto 62 anni, Stefano Ranuzzi, che ci ha lasciati ieri. E aveva le stimmate del vero virtussino trasmesse da papà Renzo, che della V nera aveva fatto la storia negli anni eroici del dopoguerra, giocatore dal 1946 al 1954 con tre scudetti conquistati, poi allenatore in due periodi, a fine anni Sessanta e all’inizio degli Ottanta. Stefano c’era nato, con la Virtus addosso, e in quell’ambiente aveva coltivato la passione per la pallacanestro, essendo tra i protagonisti del primo storico scudetto giovanile, con la squadra Juniores nella stagione 1971-72, in squadra con Benelli, Borghi, Martini, Sacco.
Aveva poi giocato in bianconero fino al 1974, debuttando in Serie A, prima di passare alla Mens Sana Siena. Poi, da allenatore, tante esperienze significative: da Montecatini, dove aveva cominciato nelle giovanili tornando da head coach della prima squadra nel 2000 per portare la squadra a una fantastica salvezza nella massima serie, a Montegranaro, da Bisceglie a Castel San Pietro e San Severo, fino ad Alcamo nella A1 femminile.
I funerali di Stefano Ranuzzi si terranno sabato 31 dicembre in Certosa, alle 11.45. Virtus Pallacanestro è vicina alla famiglia, una famiglia profondamente bianconera per i geni trasmessi da padre a figlio, in questo momento di profondo dolore.
Stefano Ranuzzi in palleggio nel traffico (foto tratta da Giganti del Basket)
IL BLOG DEL COACH: STEFANO RANUZZI
Stefano Ranuzzi, Classe 1954, nato a Bologna, è stato una riserva nella mia primissima Virtus Bologna, 1973-74. Era un playmaker, alto 180 cm, forse di più. Era figlio del grande Renzo Ranuzzi, leggendario giocatore della Virtus e allenatore della squadra dopo. E’ cresciuto nel vivaio della Virtus sotto Ettore Zuccheri. Hanno vinto il titolo nazionale Juniores nel 1971-72, primo trionfo nazionale giovanile nella storia del club, insieme ad altri che hanno giocato in Serie A: Mario Martini, Loris Benelli, Massimo Sacco. Ho avuto Stefano solo quell’anno, ma è stato una stagione importante, perché abbiamo vinto la Coppa Italia.
No, non ho dato molto spazio a Stefano, solo in pre-campionato, quando avevamo qualcuno fuori per infortunio e altri in Nazionale. Ma si vedeva che lui sapeva giocare e che aveva i fondamentali. Ma, ai tempi, aveva solo 19 anni e non potevo dare la squadra in mano a lui. Quindi, ha fatto riserva dietro Pierangelo Gergati e Renato Albonico. Era un ragazzo serio, professionale al massimo. Gli ho spiegato la situazione riguardante la gerarchia e lui non si demoralizzava. Anzi, era un lavoratore tremendo, uno studioso, uno che cercava di fare ogni esercizio con la massima dedizione. Aveva la missione di migliorare.
Facevamo ciò che io chiamavo ‘esercizi di mentalità,’ per avere gente reattiva, cattiva, vincente. Cioè, la palla per terra fra due giocatori e chi la prende è attaccante e l’altro difensore. Proprio lì ho visto il carattere di Stefano. Se doveva sbattersi contro un killer-atleta come Renato Albonico, non si tirava indietro. Certo, Albonico aveva quasi 10 anni più di lui ma non importa. Poi, gli ‘suicidi.’ A fine allenamento, tutti sulla linea di fondo. Uno a uno, ognuno dei 10 giocatori doveva battere due liberi. Se faceva 2-su-2, non succedeva nulla. Se sbagliava uno, tutti facevano l’odiato suicidio. Stefano raramente sbagliava!
E’ stato ceduto alla Mens Sana Siena, dove ha giocato due stagioni in Serie A, 1976-78, trovando spazio sotto il grande coach Ezio Cardaioli. Ma la sua ambizione era di fare l’allenatore. Anzi, si intuiva questo sin dall’inizio. Non ero abituato ad avere un ragazzo di 19 anni farmi delle domande sugli esercizi, gli schemi, i metodi, ecc. Suo padre era spesso presente agli allenamenti e sempre per le partite. Renzo è stato molto discreto in tutto ma abbiamo stretto una buona amicizia. Gli ho detto della curiosità di Stefano. Renzo mi dissi, “Dan, fa la stessa cosa con me. Ho un cervello che mi scoppia!”
Stefano Ranuzzi, poi, è diventato allenatore, anche bravo. Se ne parla tuttora della salvezza miracolosa che hanno fatto a Montecatini nel 2000, che spiega bene la sua bravura. Poi, ha allenato a Montegranaro, Bisceglie, Castel San Pietro, San Severo e anche Alcamo nella A-1 Femminile. Una volta all’anno, mi chiamava con una domanda. Io: “Oh, Ranuzzi! Non hai perso il vizio!” Lui, ridendo, “Coach, una domanda sola.” Io: “Anche due.” Si capiva che lui era un allenatore nato, voglioso di imparare. Ero felice per il suo successo. Poi, nel 2016, ci ha lasciato. Non riesco a credere ancora. Aveva solo 62 anni.