MASSIMO SACCO

nato a: Bologna

il: 21/04/1953

altezza:

ruolo: guardia

numero di maglia: 6

Stagioni alla Virtus: 1970/71 - 1971/72 - 1972/73 - 1973/74 - 1975/76 - 1976/77

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

statistiche individuali del sito di Legabasket

 

L'1 CONTRO 1 DI SACCO

Giganti del Basket - Gennaio 1974

 

Massimo Sacco (20 anni - Ivlas) è stato più volte sul punto di esplodere definitivamente. Aveva provato Tracuzzi, per primo, a lanciarlo, lo aveva rivalutato Zuccheri, dandogli la possibilità di esplodere tra gli juniores, era rientrato tra i ranghi lo scorso anno con Messina. Adesso, affidato a De Sisti, tecnico di grande personalità, Sacco sta cominciando a togliersi di dosso tutti i difetti tecnici e psicologici che lo frenavano e sta per esplodere, pare definitivamente, nel suo vero ruolo, cioè quello di playmaker. Grandissime gambe da saltatore, senso innato del canestro, ottima mano, giocatore assolutametne imprevedibile, fortissimo nell'uno contro uno, Sacco sarebbe tranquillamente un punto di forza di parecchie squadre di A, se non avesse un po' la mania di fare il mitragliatore da tutte le posizioni ed in tutte le condizioni e se non fosse un difensore abbastanza mediocre, più che altro per scarssa concentrazione.

Sacco tira dall'angolo contro la zona della Snaidero Udine nel 1975/76

IL BLOG DEL COACH: MASSIMO SACCO

di Dan Peterson - 28/10/2020

 

Massimo Sacco è, forse, poco ricordato nel mondo del Basket Italiano. Ma io ho un grandissimo ricordo di lui! Ha giocato un anno per me, nella Virtus Bologna, nel 1975-76, l’anno dello scudetto. Anzi, molto probabilmente non avremmo vinto quello scudetto senza il suo contributo. Era una guardia, alto 188 cm, con grandi mezzi atletici e un tiro in sospensione micidiale. Il suo problema era che avevamo Massimo Antonelli come tiratore. Ha lavorato duramente a ogni allenamento. Il suo momento venne nella post-stagione. Ai tempi, non c’erano le serie di playoff. C’era il ‘Poule Scudetto.’ Cioè, un mini-campionato di 14 gare, andata-ritorno, con 8 squadre, le prime sei dall’A-1 e le prime due dall’A-2. La nostra prima partita era a Roma, contro la Stella Azzurra di Valerio Bianchini. Una battaglia, una guerra. Anzi, per l’unica volta nella mia carriera, ho visto tutto il mio quintetto base uscire per cinque falli! Cioè, Terry Driscoll, Gigi Serafini, Gianni Bertolotti, Massimo Antonelli e Charly Caglieris. Fuori. In campo, il secondo quintetto per gli ultimi 8 minuti della gara: Aldo Tommasini, Mario Martini, Piero Valenti, Marco Bonamico e Massimo Sacco. La partita è stata punto a punto. Loro, certo, avevano giocatori carichi di falli ma avevano il quintetto base in campo, compreso l’americano Dave Sorenson, un 204 cm di grande classe. Come abbiamo resistito, non so tuttora. Comunque, era 85-85 e avevamo la palla per l’ultimo tiro. Davanti alla mia panchina, con pochi secondi a disposizione, Massimo riceve un passaggio. Oggi sarebbe molto oltre la distanza dei tre punti. Max si alza e, con la sua tecnica perfetta, fa partire un tiro da 8-9 metri. Io: “No!” Invece, Sì! Canestro sulla sirena e 87-85 per noi. Un canestro davvero incredibile. Dopo la partita, vedo Max. Gli dico, “Max, sono contento per il canestro. Ma, una domanda: perché hai tirato proprio da lì?” Sacco: “Coach, ero libero!” Ecco la mentalità del grande tiratore! Ovvio, io avrei preferito un tiro da distanza più ravvicinata! Cioè, un tiro in sospensione dalla media distanza, dopo un palleggio-arresto. E Max aveva spazio per farlo! Ma aveva ragione lui! Quante volte abbiamo visto uno rinunciare ad un tiro smarcato per cercare qualcosa ‘meglio’ e finire in un vespaio, perdendo la palla, facendo uno sfondamento o forzando un tiro scriteriato? E ne ho visto tanti tiri così. Poi, abbiamo vinto altre 12 partita di fila. Con la 13a, vincevamo lo scudetto.  Una serie di vittorie formidabile, una catena impressionante. Ma sono certo di questo: avessimo perso quella prima gara a Roma, non avremmo vinto tutto quelle partite.  Quella gara ci ha dato fiducia e certezza. Credevamo di poter vincere partite che pesavano un quintale. Abbiamo vinto gare in rimonta e in trasferta, a Milano e a Varese. L’abbiamo fatto perché eravamo convintissimi dopo quella vittoria a Roma. E’ stata la vittoria più importante della stagione, uguale alla partita per lo scudetto, a Varese. E l’ha firmata Massimo Sacco.


 

Sacco vola a canestro

(foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)

MASSIMO SACCO

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 24/12/2021
 

La prima annata di Massimo Sacco in prima squadra è una stagione difficile per la Virtus, che si salva allo spasimo. Delle 24 gare di campionato, comprese le due degli spareggi di Cantù, Massimo ne salta solo tre e in totale mette a segno 39 punti. Un'unica volta in doppia cifra: undici punti alla terzultima giornata, nella sconfitta interna contro Venezia, con la Virtus che rimane mestamente ultima solitaria e meno male che in qualche modo si riesce a rimediare e ad acciuffare gli spareggi e la salvezza. Due anche le presenze in Coppa Italia, dove la Virtus è subito eliminata da Pesaro. L'anno dopo Sacco gioca meno, solo 14 su 22 le presenze in campionato, con soli sei punti a referto, ma c'è la conquista del titolo juniores e nella finale nazionale di Castelfranco Veneto Massimo è grande protagonista: in semifinale, vinta 94 a 85 dopo un tempo supplementare contro la Forst Cantù, segna 41 punti; in finale contro la Mobilquattro ne mette a bersaglio 22 ed è con Loris Benelli (26) il trascinatore delle Vu nere che conquistano il primo titolo juniores, secondo giovanile dopo quello allievi del 1966. Nella stagione 1972/73 non salta neppure una gara ufficiale: 26 presenze in campionato, 20 punti segnati, 2 quelle in Coppa Italia con 4 punti. L'anno dopo, dopo aver disputato qualche amichevole d'inizio stagione nell'estate 1973 va in prestito all'Ivlas Vigevano, da dove ritorna Massimo Antonelli. I due si ritrovano insieme alla Virtus all'inizio della stagione 1975/76 e un Massimo è riserva testuale dell'altro: Antonelli in quintetto, Sacco pronto a subentrare. Per Sacco è un'altra stagione senza assenze: 22 gare di regular season, 14 di poule scudetto, 10 di Coppa Korac. In campionato 37 punti, in Coppa 14. Soprattutto, però, dopo il titolo juniores del 1972 arriva lo scudetto assoluto. E aldilà delle cifre, il contributo di Massimo fu decisivo nella prima gara della poule scudetto, la vittoria a Roma, prima di una serie di tredici consecutive che portarono le Vu Nere al settimo scudetto. Lo racconta il suo coach di allora, Dan Peterson: "La nostra prima partita era a Roma, contro la Stella Azzurra di Valerio Bianchini. Una battaglia, una guerra. Anzi, per l’unica volta nella mia carriera, ho visto tutto il mio quintetto base uscire per cinque falli: Driscoll, Serafini, Bertolotti, Antonelli e Caglieris. In campo, il secondo quintetto per gli ultimi otto minuti della gara: Tommasini, Martini, Valenti, Bonamico e Sacco. La partita è stata punto a punto. Loro avevano giocatori carichi di falli ma avevano il quintetto base in campo, compreso l’americano Dave Sorenson, un 204 cm di grande classe. Sull'85 pari avevamo la palla per l’ultimo tiro. Davanti alla mia panchina, con pochi secondi a disposizione, Sacco riceve un passaggio. Oggi sarebbe molto oltre la distanza dei tre punti. Max si alza e, con la sua tecnica perfetta, fa partire un tiro da 8-9 metri. Io: “No!” Invece, Sì! Canestro sulla sirena e 87-85 per noi. Un canestro davvero incredibile. E’ stata la vittoria più importante della stagione, uguale alla partita per lo scudetto, a Varese. E l’ha firmata Massimo Sacco". Massimo resta alla Virtus un'altra stagione: con il tricolore sul petto gioca 31 gare di campionato segnando 51 punti (10 nel 122 a 97 contro la Jollycolombani Forlì) e 6 di Coppa dei Campioni con 6 punti a referto, tutti segnati al Pireo nella sconfitta 81 a 79 contro l'Olimpiakos. Termina la sua permanenza alle Vu nere con 185 punti in 152 gare ufficiali, ma soprattutto con quella sua firma indelebile sul settimo scudetto.