IL PALASPORT DI PIAZZA AZZARITA
(DAL 1996 PALADOZZA)
Il sindaco Giuseppe Dozza posa la prima pietra il 15/03/1954 (foto W. Breveglieri)
tratto da "Virtus - cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro
La pallacanestro, il basket, continua a progredire, continua a trovare nuovi praticanti e nuovi spettatori. I vecchi campi non bastano più. Naturalmente a Bologna il vecchio campo della Sala Borsa è già superato da tempo e allora si costruisce una palestra vera e propria, anzi il "palazzo". O meglio, come verrà ribattezzato qualche anno dopo, il "Madison" di piazzale Azzarita. Nel settembre 1956 c'è l'inaugurazione. Non mancano ovviamente le polemiche, c'è chi sostiene che sia troppo grande, che sia uno spreco inutile. Naturalmente si sbagliano e se ne accorgeranno di lì a pochi mesi. Il "palazzo" sembra una specie di disco volante atterrato nel centro medievale, in mezzo ai palazzi dai tipici "coppi" del famoso rosso bolognese.
Oramai il palasport di Piazzale Azzarita, come abbiamo detto, è stato ribattezzato il Madison Square Garden italiano perché pur essendo un impianto del Comune, è successivamente passato in gestione alla Virtus che interviene con opere di miglioria. Affida ad un architetto l'arredamento, installa il parquet oggi in legno "maple", inserisce l'organo che accompagna i minuti di attesa, proprio come al Madison, e poi c'è un solo cartellone pubblicitario, quello dello sponsor, davanti al tavolo della giuria.
L'inaugurazione avviene con un grande torneo al quale partecipano le più forti nazionali dell'est e una rappresentativa azzurra composta anche, ma non solamente, con criteri geografici, che comprende quattro virtussini (Alesini, Canna, Calebotta e Gambini), due girini (Lucev e Macoratti) e Sardagna del Motomorini.
Pianta e sezione del palasport in un disegno del 1954 (foto tratta da Stadio)
POSTA IERI A BOLOGNA LA "PRIMA PIETRA" DEL PALAZZO DELLO SPORT
Stadio - 16/04/1954
Altamente significativa la cerimonia di stamane in occasione della posa della prima pietra per il Palazzo dello Sport, che sorgerà sulle rovine dell'Ospedale Maggiore. Con la cerimonia odierna ha avuto praticamente inizio la fase costruttiva del magnifico edificio, che sarò vanto non solo di Bologna, ma di tutta l'Italia sportiva. Fra due anni il Palazzo dello Sport, che il CONI con munifico gesto ha voluto donare alla città di Bologna, sarà un fatto compiuto, e la nostra città all'avanguardia di tutte le più nobili iniziative, diverrà la sede delle più importanti manifestazioni in luogo chiuso.
In via Brugnoli, dove sorgerà il maestoso palazzo, si erano date convegno stamane alle 11 le maggiori autorità cittadine. Erano presenti il cardinale Lercaro, il prefetto avvocato Solimena, il sindaco onorevole Dozza, il Preside della provincia, il generale Zaniboni, comandante la Zona militare, il vice questore per il questore, ten. col. Belisario, in rappresentanza anche del gen. Bonansea, comandante della brigata dei Carabinieri e del col. comandante la legione, il prof. Ferrari per il magnifico rettore dell'Università, il provveditore agli Studi, l'ing. Baracchi per il Comitato del CONI, il delegato del CONI di Ferrara, i presidenti dei Comitati regionali, della FIDAL, Buldrini, dell'UVI comm. Pirazzini, della Federazione Pallacanestro Italiana, Batacchi, della Federazione Pugilistica comm. De Gennaro, il presidente del Comitato regionale della Federazione Italiana Scherma colonnello Daidone, il comm. Brini presidente della Virtus, il ragionier Zini presidente della Lega regionale emiliana della FIGC, il dott. Oberweger e il dott. Stassano per la FIDAL, il prof. Campo, l'ing. Bernardi e l'ing. Neri della Federazione Italiana Tennis, il comm. Dall'Ara presidente del Bologna con il vice presidente cav. Salterini.
Le autorità sono state ricevute dall' avv. Onesti, presidente del CONI, dal dott. De Stefani, della giunta del CONI e membro del CIO, dall'ing. Berti, capo ufficio degli impianti sportivi del CONI, dall'ing. Baracchi, da Buldrini e da Santi. Dell'impresa costruttrice erano presenti gli ingg. Mantovani e Maver.
L'avv. Onesti, dopo brevi parole di saluto, ha letto la pergamena con la quale viene sanzionata la posa della prima pietra del Palazzo dello Sport, ricordando che il progetto fu opera del defunto ing. Roncadelli. Successivamente il presidente del CONI, il cardinale Lercaro e il Sindaco hanno apposto la firma sulla pergamena, che è stata quindi introdotta nella pietra. Il cardinale Lercaro l'ha benedetta. Indi L'avv. Onesti e il Sindaco hanno disteso la calce sulla pietra. Ha poi preso la parola il cardinale Lercaro, che ha espresso la soddisfazione degli sportivi e dei cittadini tutti di Bologna per la costruzione del Palazzo dello Sport. Il presule, nel benedire la splendida opera, ha manifestato il suo compiacimento per quanto ha fatto il CONI. Egli ha detto che il progetto, tramutatosi in realtà, diverrà una realtà profondamente sentita da tutti i ceti cittadini. "Nello sport la gioventù educa lo spirito e lo sport acutizza il senso agonistico, cementa il cameratismo ed è palestra di lealtà". Dopo aver espresso l'augurio che il Palazzo sorga al più presto, il cardinale ha formulato i più fervidi voti di tutti gli sportivi italiani e bolognesi. Successivamente le autorità si sono trasferite in Municipio, dove ha avuto luogo la firma della convenzione tra il CONI e il Comune.
In Comune hanno preso la parola l'avv. Onesti, il Sindaco Dozza e l'ing. Baracchi, delegato provinciale del CONI.
Il PalaSport di Piazza Azzarita nei Giochi Preolimpici del 1960 (foto W. Breveglieri)
BENVENUTI AL PALASPORT - Addio, vecchia bomboniera
Tratto da “I Canestri della Sala Borsa” – Marco Tarozzi
Più che la pallacanestro, a giustificare l’idea della costruzione di un grande contenitore per gli avvenimenti bolognesi fu il pugilato. Che allora trascinava le folle, incantate dalle gesta di Checco Cavicchi, impegnato a consumare gli anni d’oro della carriera. Così, mentre Virtus e Gira si producevano nelle prime sfide al cardiopalmo sotto le gallerie della Sala Borsa, qualcuno già iniziava a ragionare della costruzione di un vero palazzo dello sport. Idea partorita all’inizio degli anni Cinquanta e cresciuta tra mille polemiche. Il progetto era appoggiato dal Pci, che guidava la città, e fortemente contrastato dalla minoranza. Pure, andò avanti e superò ogni tipo di ostacolo, in primo luogo quelli di natura burocratica. Le trattative tra Comune di Bologna e Coni, proprietario del terreno nella zona di piazza Azzarita, furono lunghe e delicate. Ma alla fine, il 15 marzo del ’54, un lunedì fradicio di pioggia e freddo, anche il cardinale Lercaro portò in via Brugnoli la sua benedizione del giorno della posa della prima pietra. “Tra la più viva soddisfazione degli sportivi e di tutta la cittadinanza bolognese”, disse nell’occasione l’alto prelato, “abbiamo posto la prima pietra del nuovo Palazzo dello Sport. Con l’acqua lustrale è scesa copiosa su questa pietra anche l’acqua di marzo, non desiderata né invocata. Ma noi l’accettiamo come una più ampia benedizione per questa opera che darà lavoro a molti operai e una casa agli sportivi”. Una cerimonia breve e suggestiva, come ricordano le cronache dell’epoca, e poi la firma della convenzione tra Coni e Comune, con il sindaco Giuseppe Dozza e Giulio Onesti, presidente del Conti, a suggellare l’accordo con una stretta di mano nelle sale delle Collezioni d’Arte in Comune.
La “viva soddisfazione” dei bolognesi, come l’aveva definita il cardinale Lercaro, tardò ad arrivare. In realtà molti non capivano, né sentivano la necessità. Che ce ne facciamo, si chiedevano, di un impianto così grande, roba da settemila spettatori, quando in città ci sono tanti problemi più urgenti? Fu così che il palazzo nuovo di zecca fu subito battezzato, una “cattedrale nel deserto”. Nemmeno troppo sbagliato, se si pensa alla zona di Piazza Azzarita a metà degli anni Cinquanta, così vicina al cuore della città, ma ancora così periferica, frontiera-confine di un centro storico da cui ancora si immagina, si respirava, si intravedeva la campagna attorno. In quanto alla maestosità, non c’erano dubbi. Il palazzo, progettato dall’ingegner Allegra su direttive del Centro Studi Impianti Sportivi del Coni e la cui direzione dei lavori fu affidata all’ingegner Baracchi, aveva dimensioni imponenti. Dati tecnici: “Il Palasport copre un’area di 7200 mq, ha una cubatura complessiva di 85.000 mc. […] Nell’interno sono ricavati 18 gradoni, disposti su uno sviluppo di circa 2500 metri lineari. La cupola poggia su 48 colonne di acciaio incastrate nelle strutture di cemento armato […] la capacità del pubblico a sedere è elevata a un massimo di 7500 posti, con la possibilità di supercapienza di altri 1500 posti in piedi”. Un monumento allo sport, come non se ne erano mai visti.
Due anni e cinque mesi dopo la posa della prima pietra, il 9 agosto del ’56, Dozza e Onesti si ritrovarono per l’inaugurazione ufficiale dell’impianto. Poco più di un mese più tardi, la prima manifestazione sportiva ufficiale. Il IV Trofeo Aldo Mairano, torneo per rappresentative nazionali dedicato all’ex presidente della Federazione Pallacanestro, andò in scena dal 12 al 16 settembre. “Una manifestazione più degna, per tenere a battesimo il capolavoro del Coni” scrive Luigi Vespignani su “il Resto del Carlino”, di martedì 11 settembre 1956, “non poteva essere scelta, perché la partecipazione delle rappresentative cestisticamente più forti d’Europa costituisce indizio sicuro di successo”.
Infatti, in campo c’è il meglio del meglio: Russia, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Svezia. E l’Italia guidata dal tecnico statunitense McGregor, con sei beniamini della Sala Borsa: Alesini, Canna, Calebotta e Gambini della Virtus, Lucev e Macoratti del Gira. Tanto basta per mettere a tacere anche gli scettici: l’occasione per fare il pieno nuovo palazzo è già arrivata, nelle giornate del debutto ufficiale. La grande “prima”, per la cronaca, va in scena alle 20.30 di mercoledì 12 settembre, Italia-Polonia è una festa, finisce 70-54 per gli azzurri. Va detto che gli avversari si sentono un po’ in vacanza. Ancora Vespignani: “I russi sono stati i più assidui al lavoro, anche se non hanno disdegnato un bagno nelle acque del Reno e la visita ai monumenti più caratteristici. I polacchi, invece, hanno preferito prendere conoscenza con la rinomata cucina bolognese”. Tant’è: l’Italia va oltre, perde con onore con l’Ungheria (65-56), lascia ovviamente l’intera posta all’URSS (72-55) e dà una strapazzata ai derelitti svedesi (86-30). Il Mairano lo vince l’URSS davanti alla Cecoslovacchia e l’Italia è quarta tra gli applausi. I titoli di coda servono a fare conoscenza con mondi diversi. Dal “Carlino”: “Al pranzo ufficiale […] si sono visti i giocatori sovietici mantenere la loro abituale austerità (e sì che avevano vinto e si erano presi una bella rivincita sugli ungheresi). […] Cecoslovacchi e polacchi sono apparsi più vicini al nostro temperamento. Dopo il banchetto hanno mostrato di gradire gli assaggi alternati di lambrusco e vodka, si sono lanciati in perigliose gimkane sulle motorette italiane e v’è pure chi non ha esitato ad esplodere in affettuose effusioni verso le statue che adornano il giardino della Montagnola”.
Il ghiaccio è rotto, e il Palazzo dello Sport si annuncia come la nuova casa della pallacanestro bolognese. Lì diventerà “basket”, all’americana, e sotto le luci di potenti riflettori dimenticherà le mattonelle e il “loggione” della Sala Borsa. E nella stagione ’56-57, la prima del nuovo tempio dei canestri, diventa il simbolo di una città che già si mostra regina in Italia, con tre squadre impegnate nel massimo campionato. “Virtus-Minganti, Preti-Gira e Motomorini dispongono di un unico terreno di gioco, quello del Palazzo dello Sport” scrive il 3 ottobre del ’56 il “Carlino”. “Il calendario deve essere formulato in guisa tale che al massimo due compagini debbano giocare, nello stesso tempo, partite casalinghe”. Primi problemi, primi calcoli in una realtà che conta sei stracittadine in una sola stagione. Il primo anticipo è anche la prima volta di una delle squadre bolognesi nella nuova casa. Succede il 19 ottobre 1956, alla prima giornata di campionato. Tocca al Gira Preti, che batte la Stella Azzurra Roma 63-55. Il Primo canestro, per la cronaca, è di Moroutsis, che segnerà 20 punti. Lucev arriverà a 15, Paoletti a 11.
La linea di confine è superata, da qui cambia la storia del basket a Bologna. Le luci della Sala Borsa si spengono. È finita un’era, è iniziata un’era. E all’orizzonte c’è una nuova (e antica) realtà che si affaccia nel paradiso del basket. Si chiama Fortitudo, e con la Virtus incendierà il palazzo con nuovi, infuocatissimi derby. Ma questa è un’altra storia.
IL PALAZZO DELLO SPORT A BOLOGNA
Il C.O.N.I., che ha già pronti i progetti, ha chiesto al comune la messa a disposizione del terreno sul quale dovrà sorgere l'edificio
Stadio - 08/04/1951
Secondo quanto ci risulta il C.O.N.I., già da qualche settimana, ha richiesto al Comune di Bologna di poter usufruire del terreno previsto per la costruzione del Palazzo dello Sport nella nostra città.
Com'è noto il Comune aveva messo a disposizione del C.O.N.I. un'area di terreno ubicata nella zona dove sorgeva l'Ospedale Maggiore. Ora, a quanto sappiamo, il Servizio Impianti Sportivi del C.O.N.I. ha già elaborato tutti i progetti e pertanto i lavori potranno avere inizio al più presto, non appena cioè il Comune di Bologna avrà concesso il terreno, come da impegno a suo tempo preso con il C.O.N.I. stesso.
Siccome la costruzione è finanziata dal C.O.N.I. e la città deve concorrere soltanto con il terreno, sarebbe bene che il Comune provvedesse al più presto a porre in pratica la delibera a suo tempo presa assegnando senza indugi il terreno sul quale dovrà sorgere il Palazzo dello Sport.
Com'è noto si tratta di un prototipo e Bologna avrà il vantaggio di essere la prima città d'Italia ad essere dotata di un magnifico impianto sportivo nel quale potranno trovare adeguatamente ospitalità tutti gli sport che si svolgono la coperto.
Non è quindi il caso di ripensarci su: sarebbe inconcepibile - ora che è già tutto pronto - che qualche intralcio dovesse venire proprio da Bologna.
La famosa "luce teatrale" voluta da Porelli e poco amata dai fotografi
IL PALAZZO DELLO SPORT A BOLOGNA SORGERÀ ENTRO BREVISSIMO TEMPO
Lo annuncia il Sindaco
Stadio - 04/01/1952
L'Ufficio Stampa del Municipio comunica:
"In relazione a precedenti intese, oggi 3 gennaio, alle ore 11, si sono incontrati nella Residenza Municipale il Sindaco e il Presidente l'Amministrazione Ospedali per discutere, tra l'altro, l'urgente problema della progettata sede del Palazzo dello sport".
"In vista dell'interesse cittadino, i rappresentanti delle due Amministrazioni si sono trovati d'accordo, salvi e impregiudicati i rispettivi diritti, a che il Comune, possessore dell'area prescelta dal C.O.N.I. come sede del palazzo dello sport negli ex orti Carrara, consenta, in tale sua veste, l'inizio dei lavori per la costruzione del Palazzo, e ciò senza opposizione da parte della Amministrazione Ospedali".
Bologna, 3 gennaio 1952
Dal Sindaco di Bologna riceviamo e pubblichiamo:
Signor Direttore,
le informazioni contenute nell'articolo pubblicato dal Suo giornale, in prima pagina, sotto il titolo: "Una domanda al Comune di Bologna - Lo facciamo questo Palazzo dello sport?", non corrispondono a realtà, e per conseguenza vengono a cadere i commenti con i quali Ella le ha accompagnate. Infatti:
1) Non si tratta di "studiare dove dovrà sorgere " il Palazzo dello Sport. Questo studio è stato fatto da un pezzo, di comune accordo fra i due enti interessati e la scelta è caduta sul noto terreno degli ex orti di Carrara, presso Porta Lame. Uno studio sull'eventualità di trasferire altrove la costruzione di tale immobile sarebbe perfettamente inutile perché il Coni ha dichiarato di non accettare tale eventualità.
2) Il terreno in questione è in contestazione da anni, per una vicenda molto complessa, fra il Comune e l'Amministrazione degli Ospedali. Il Comune non poteva quindi "decidersi a dare il terreno sul quale dovrà sorgere questo benedetto Palazzo dello sport" - decisione che per sua parte esso ha già preso fin dal momento nel quale ne ricevette richiesta dal coni - senza che fosse raggiunto un accordo fra le due amministrazioni. Non vi è stata alcuna "neghittosità", bensì, non appena costituita la nuova Amministrazione degli ospedali, un ulteriore attivo interessamento del Comune al fine di raggiungere tale accordo.
3) Non risponde a verità che il Comune "non abbia ancora trovato tempo e modo di fare sapere che cosa abbia deciso in merito". Esso ha replicatamente esposto, pubblicamente e privatamente, i termini della questione ed è assai strano che Ella li ignori. Fra l'altro, il giorno 12 dicembre scorso numerosi rappresentanti ed associazioni sportive si riunirono nell'ufficio del Sindaco. Ricordo fra i presenti l'ing. Mattioli, segretario generale della Fed. It. Hockey e Pattinaggio, il sig. Batacchi, vice pres. reg. della Federazione pallacanestro, il sig. Ghinni, presidente provinciale della Federazione pallavolo, il comm. Pirazzini, presidente dello Sport Club Gira, il dr. Grandini, segretario generale della Virtus, il sig. Venturi, presidente della Sezione pugilato della Sempre Avanti; nonché altri dirigenti sportivi. A questi signori il sottoscritto diede assicurazione che ogni sforza sarebbe stato fatto per raggiungere un accordo con l'Amministrazione degli Ospedali entro un mese da quella data, informando che a tale scopo, fra l'altro, si stava preparando un nuovo incontro fra le due Amministrazioni.
4) La sera del 27 dicembre u. s. il Sindaco si incontrava con l'ing. Bernardi, incaricato degli impianti sportivi del Coni, e lo metteva al corrente che l'incontro in questione avrebbe avuto luogo il giorno 3 corr., pregandolo di comunicare tale notizia al Coni.
Il Comune ha pienamente mantenuto gli impegni precedenti con l'accordo raggiunto oggi 3 gennaio, del quale è data pubblica informazione con comunicato a parte, e che chiude finalmente con soddisfazione di tutti la complessa vicenda del terreno sul quale sorgerà il Palazzo dello Sport.
5) Sembrerebbe dal suo articolo che il Coni dia 200 milioni ed il Comune non un soldo. È opportuno che tutti i cittadini, e in particolare gli sportivi, sappiano che fra terreno e sistemazioni stradali il Comune contribuirà alla costruzione del Palazzo dello Sport per un valore di oltre 100 milioni.
6) Sarebbe forse stato preferibile che, prima di affermare cose inesatte, si fossero richieste notizie di prima mano a chi era in grado di darle e le avrebbe fornite di buon grado.
Resto a Sua completa disposizione per ogni altra eventuale circostanza.
Distintamente
GIUSEPPE DOZZA
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Risposta di Luigi Chierici
Bologna, 3 gennaio 1952
Espressa la nostra soddisfazione per l'annuncio più sopra riportato e con il quale si comunica ufficialmente che la questione del terreno da assegnare al palazzo dello sport è stata alfine risolta, rilevata la strana coincidenza in virtù della quale l'incontro definitivo fra le "parti interessate" è avvenuta proprio poche ore dopo l'apparizione del nostro articolo con il quale si invitava il Comune a non indugiare ulteriormente, siamo costretti a replicare alle osservazioni contenute nella lettera del Sindaco di Bologna.
Sapevamo benissimo che il terreno prescelto d'accordo con il Coni era quello degli ex orti di Carrara e che esisteva una contestazione fra il Comune e l'Amministrazione degli ospedali a proposito di questo terreno, ma ci risultava anche che, andando la faccenda troppo per le lunghe, il Coni avrebbe vagliato di buon occhio altre proposte e altre offerte, ed anzi avrebbe rilevato in esse un lodevole indice di buona volontà. Possiamo aggiungere anche che l'idea di acquistare addirittura il terreno non era del tutto scartata dal Coni stesso, nel caso che gli indugi continuassero.
Circa la riunione del 12 dicembre non abbiamo ricevuto alcun comunicato che ci informasse e della sua effettuazione e delle sue risultanze; in ogni modo casualmente parlando con un alto funzionario del Coni apprendemmo che una riunione effettivamente c'era stata, ma che non era il caso di mostrarsi troppo ottimisti sugli sviluppi della situazione. Data l'importanza del problema non sarebbe stato male che il Sindaco avesse informato dell'andamento delle cose tutta la cittadinanza e non soltanto poche persone.
"Il Comune ha pienamente mantenuto gli impegni con l'accordo raggiunto oggi 3 gennaio"; è vero, ma non era così sia pure per poche ore, quando noi abbiamo rivolto il nostro invito al Consiglio comunale di affrettare i tempi.
Non comprendiamo poi come, leggendo il nostro articolo, si potesse pensare che il Coni dà 200 milioni e il Comune non un soldo. In esso infatti si diceva: "Perché l'accordo Coni-Comune prevede, appunto, che quest'ultimo deve fornire il terreno mentre il massimo ente sportivo provvede alle spese della costruzione". E ci sembra di essere stati sufficientemente chiari e precisi nel dire che il terreno lo doveva dare il Comune, naturalmente sostenendo la spesa relativa che oggi il Sindaco cin precisa in cento milioni.
Concludendo: secondo informazioni ufficiose i lavori avranno inizio al più presto, forse addirittura lunedì 7 gennaio. Il Palazzo dello sport a Bologna, fino a ieri sembrava molto lontano; oggi, come se lo si guardasse con un cannocchiale da marina, è vicinissimo. Quanta strada in così poco tempo!
"PALADOZZA", LA CASA DEL BASKET BIANCONERO"
Il 12 settembre l'intitolazione ufficiale al sindaco che consegnò alla città l'impianto. La Virtus ha presentato al comune il progetto di gestione e di ampliamento: via libera nella stagione 1997/98? Per festeggiare l'avvenimento mostra filatelica e annullo fotografico.
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 20/08/1996
Prima il busto, poi la targa. Tutto è pronto, insomma, per intitolare il palazzo dello sport di Piazza Azzarita a Giuseppe Dozza, il sindaco che quarant'anni orsono si era battuto in prima persona per dare alla città un impianto modello. E il "salotto" è rimasto tale in tutti questi anni e l'ultimo maquillage (fondamentale per ottemperare alle nuove norme di legge in termini di sicurezza) non ha fatto che rendere ancora più bello e funzionale l'impianto che la Virtus vorrebbe far suo.
C'è tempo, comunque, per discutere le proposte di Alfredo Cazzola: il 12 settembre, intanto, l'impianto (come aveva promesso a novembre il sindaco Walter Vitali) diventerà PalaDozza. Alle 10 sarà scoperto il busto dedicato a Dozza - si tratta di una scultura di Luciano Minguzzi -, che verrà posto nella zona della curva "Nannetti". All'esterno, in via Nannetti, invece, troverà posto una targa intitolata sempre a Dozza, e un'altra dedicata al Coni e, in modo particolare, alla figura di Giulio Onesti, anch'egli protagonista della costruzione del palazzo. Il programma del 12 settembre - quarant'anni dopo, appunto, della vernice ufficiale - è ricco di altri appuntamenti da non perdere. Dalle 10 alle 16 si muoveranno tutti gli amanti dei francobolli, per l'apposito annullo filatelico, che verrà rilasciato su cartoline ideate da artisti bolognesi.
Spazio per i filatelici, ma anche per gli storici e gli appassionati di foto. È prevista una mostra che, attraverso immagini d'epoca, ripercorrerà tutte le tappe principale del vecchio "Madison", che dovremo imparare a chiamare PalaDozza. L'amministrazione comunale, poi, sta preparando un opuscolo nel quale ci saranno le foto più significative di Walter Breveglieri e il grande lavoro di archivio compiuto da Lamberto Bertozzi.
Nel pacchetto dei festeggiamenti per i quarant'anni di vita del "palazzo", potrebbe essere inserita pure la partita d'addio di Roberto Brunamonti, in programma il 14. L'amministrazione comunale si è mossa in questa direzione, fermo restando che per il capitano della Virtus sono comunque previsti riconoscimenti speciali.
E a proposito di Brunamonti un discorso a parte lo merita l'antico progetto di Cazzola, di fare di piazza Azzarita il PalaVirtus. La società di via Milazzo si è fatta avanti ufficialmente con il Comune, il progetto è quello di ampliare di 7-8000 posti l'impianto (alzando la cupola?), e di aumentare i servizi per gli spettatori. L'idea è stata giudicata molto interessante: le due parti potrebbero trovare l'accordo, che non sarebbe operativo, però, prima della stagione 1997/98.
Biglietti e abbonamenti in vendita per la prima gara di campionato disputata dalla Virtus al Palazzo dello Sport (foto tratta da Stadio)
LA STORIA CORRE SUL PARQUET
Domani una mostra per celebrare i 40 anni del Palasport. Immagini, documenti e giornali dal 1956 fino al "Brunamonti day"
di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - 11/09/1996
Adesso è diventato piccolo ma qualcuno, quarant'anni fa, lo definì una cattedrale nel deserto. Quale deserto? Quello di Piazza Azzarita, non ancora ingombra di macchine, frontiera di un centro cittadino che da lì quasi vedeva la campagna. Il Palasport, da domani ufficialmente "Paladozza", ha alle spalle una lunga storia, una storia che è ben lontana dall'essere arrivata all'ultima puntata e che la mostra organizzata da Comune e Coni e curata da Lamberto Bertozzi (da domani a sabato con orari 10-12 e 16-18), si appresta a raccontare attraverso immagini, documenti e soprattutto cronache di avvenimenti che hanno lasciato il segno nello sport cittadino. Sul parquet del Palasport, che ha ospitato tutte le discipline, biliardo compreso, la Virtus dei canestri ha raccolto 7 dei suoi 13 scudetti ma anche il volley, prima con la stessa Virtus, poi con la Zinella, ha incollato tre tricolori alle magliette della Bologna sportiva; senza trascurare chi, come Simmenthal e Ignis tanti anni fa e la Daytona Modena in tempi più recenti, ha vissuto in piazza Azzarita momenti importanti della sua storia.
Nato tra mille polemiche (il progetto era appoggiato dal Pci ma contrastato duramente dalla minoranza anhe se poi il cardinale Lercaro e il sindaco Dozza posero insieme la prima pietra nel 1954), l'impianto fu inaugurato ufficialmente il 9 agosto 1956 alla presenza del ministro Medici e del presidente del Coni Onesti e da allora ha vissuto intensamente passando attraverso le varie ristrutturazioni che adesso hanno ridotto la capienza ma lo hanno reso ancora più accogliente e sicuro. Un'immagine, quella del futuro Paladozza, ben diversa dai primi schizzi e dal progetto originale dai quali parte la mostra lungo i corridoi che da via Nannetti portano fino all'entrata di piazza Azzarita.
Tra tante curiosità, come le immagini dei cestisti da ritagliare che pubblicava il Corriere dei Piccoli negli anni '50 e le foto dell'esordio bolognese di Sugar Ray Richardson in maglia Nets nel 1984, momenti sportivi di grande importanza, vittorie e sconfitte che hanno segnato il parquet più bello d'Italia. Senza dimenticare chi, molti anni prima di quel fatidico 1956, ha contribuito alla crescita dello sport nella nostra città: i precursori del basket moderno, per esempio, che cominciarono a crivellare i canestri in un altro impianto storico, lo stadio Dall'Ara.
Le prime foto del nuovo Palasport: prima dell'inaugurazione, il giorno dell'evento e in una suggestiva visione serale (foto tratte da Stadio)
IL PALAZZO
di Aldo Bardelli - Stadio - 10/08/1956
Bologna sportiva ha finalmente il suo Palazzo. L'agile ed ardita costruzione, senza dubbio un gioiello dell'architettura sportiva europea, è stata per molti, ieri mattina, una sensazionale rivelazione, una stupefacente realtà largamente superiore ad ogni gioco di fantasia: in noi, che ne avevamo seguito il razionale evolversi durante due anni di assiduo ed intelligente lavoro, la commozione ha prevalso sullo stupore.
La simbolica posa della prima pietra del Palazzo ebbe luogo nel marzo 1954, in una mattinata piovosa che rendeva squallido e sconsolato il panorama del cantiere e faceva apparire straordinariamente lontano il miracolo dell'opera finita. La prima gettata, però, ebbe luogo soltanto cinque mesi più tardi in pieno agosto. Il Palazzo è dunque sorto in due anni, un tempo breve se si tiene conto dell'imponenza della costruzione e delle insidie degli inverni bolognesi.
Andammo sovente nel cantiere durante il febbrile svolgersi dei lavori e sempre trovammo il direttore dei lavori ing. Baracchi e il costruttore ing. Mantovani solleciti ad orientarsi nell'intricata selva in cemento armato e pazienti nel soddisfare le nostre ingenue curiosità. Le fondamenta, gli argini, i primi sottili pilastri, i gradoni prefabbricati, l'ampia platea, i primi elementi essenziali della snella ed ardita costruzione: una nuova immagine ad ogni nuovo incontro. Poi, la messa in opera della stupenda cupola con l'applicazione di concetti costruttivi di avanguardia, nei quali i motivi di un'architettura agile e razionale si adeguano fedelmente ai principi della scienza delle costruzioni.
La pacata dialettica di Baracchi si fondeva con la scanzonata esposizione di Mantovani (un allegro goliardo si direbbe, più che un giovane costruttore definitivamente affermato) ed il quadro era sempre vivo e palpitante, come l'operoso cantiere. Una rapida fuga di mesi ed ecco, con l'ultima primavera, il Palazzo completo nei suoi elementi fondamentali. Infine, le ansie degli ultimi giorni, i piccoli interminabili problemi dell'ultima ora, la sensazione che tanto ci sia ancora da fare ed il tempo non basti.
A noi ieri il quadro è sembrato perfetto.
L'importanza di Bologna, la sua illustre tradizione sportiva e la sua fervida attività agonistica attuale hanno ampiamente giustificato che il Palazzo dello Sport prototipo sorgesse nella nostra città. Si deve dare, tuttavia, atto al CONI di avere valutato con sollecita consapevolezza la situazione e di aver deciso l'immediata realizzazione di un'impresa che costituisce un ambizioso traguardo nell'evoluzione degli impianti sportivi internazionali.
La realizzazione del Palazzo di Bologna è, inoltre, la riconferma del fervore di attività che anima il CONI in rapporto ai gravosi impegni organizzativi delle Olimpiadi 1960.
Dal 12 al 16 settembre il Palazzo di Bologna ospiterà la sua prima manifestazione sportiva: la sorte e lo spirito di iniziativa dei dirigenti bolognesi hanno voluto che la manifestazione fosse di autentica risonanza internazionale e di elevato contenuto sportivo. Nel Palazzo, si disputerà, infatti, il Trofeo Mairano di pallacanestro, con l'intervento delle squadre Nazionali dell'Ungheria, della Russia, della Cecoslovacchia, della Polonia, della Bulgaria (o Romania) e dell'Italia. Il torneo costituirà una spettacolare rivincita degli ultimi campionati europei e, per alcune squadre, un'attendibile prova generale alla vigilia delle Olimpiadi di Melbourne.
Gli azzurri, seppure sapranno battersi come sempre al limite del loro valore, non avranno valide possibilità di vittoria assoluta. L'Ungheria e la Cecoslovacchia - più ancora che la Russia, apparsaci recentemente in Brasile ferma su schemi di gioco un po' frusti - possiedono oggi una tecnica estremamente moderna ed efficace, un'impostazione atletica superba e, infine, una capacità di manovra largamente superiore a quella della giovane squadra azzurra. La manifestazione inaugurale non sarà tuttavia meno significativa, se non si concluderà con una vittoria dell'Italia. Anche l'Olimpico iniziò la sua storia agonistica con una malinconica sconfitta dei calciatori azzurri contro la splendida Nazionale ungherese. Ma sullo stesso terreno vennero a non lunga scadenza di tempo le trionfali giornate delle vittorie contro l'Argentina e la Germania campione del mondo.
I nuovi impianti sportivi non sorgono per raccogliere facile gloria, sebbene per incoraggiare nuovi sacrifici, per suggerire nuove impostazioni e consentire una più vasta partecipazione allo sforzo sportivo. Anche il Palazzo di Bologna ha questa funzione e il tempo dovrebbe confermarlo. Intanto non bisogna aver fretta.
ALZA BANDIERA SOTTO LA CUPOLA DEL "PALAZZO"
Autorità di governo, dello sport e cittadine hanno partecipato alla solenne cerimonia dell'inaugurazione. Hanno parlato Monsignor Faenza, l'avv. Zauli, il Sindaco Dozza ed infine il Ministro Medici in rappresentanza del Governo
Il Palazzo dello Sport ha avuto il suo crisma ufficiale: da ieri il Palazzo dello Sport, stupenda realizzazione voluta dal C.O.N.I. per il potenziamento delle più encomiabili discipline e per il miglioramento costante della gioventù italiana, ha ufficialmente iniziato la sua vita che in breve tempo non potrà non risultare intensa e fruttifera, come era nelle intenzioni degli ideatori e come ora è nei fermi propositi di coloro che vi sono preposti. Il Palazzo dello Sport è stato realizzato per alte finalità sportive e spirituali insieme: e appunto per queste precise finalità la solenne e festosa inaugurazione di ieri mattina ha assunto un particolare significato, ha espresso in ogni suo dettaglio l'elevata importanza di un avvenimento ch'era tanto atteso e desiderato.
Meglio non poteva risaltare la cerimonia inaugurali. Alcune centinaia di invitati hanno infatti dato il tono più appropriato al simpatico evento, rappresentando con i settori più importanti della vita religiosa, politica e sportiva, tutti accomunati nell'intento di solennizzare un'altra delle fondamentali realizzazioni dello sport. Nella folla degli invitati balzavano all'occhio soprattutto le figure note dei dirigenti e degli esponenti d'ogni branca dello sport bolognese: i dirigenti e gli atleti di oggi e altresì di un tempo superato, le personalità più care agli sportivi cittadini per aver illustrato e illustrare, nelle forme migliori, le singole notevoli capacità nelle più variate discipline, dal popolarissimo gioco del calcio e dal non meno popolarissimo ciclismo, alla pallacanestro, al rugby, all'hockey e pattinaggio, al pugilato, all'atletica, alla ginnastica, al motorismo. Questo accomunamento di tutti i più rappresentativi esponenti dello sport cittadino, accompagnandosi alla presenza del presidente del C.O.N.I. avv. Giulio Onesti e dei vice-presidenti Ottorino Barassi ed Emanuele Bianchi, ha offerto la caratteristica principale e indispensabile alla cerimonia inaugurale, quasi significando la decisa volontà comune per il conseguimento di nuove e più ambite mete nel campo nazionale e internazionale.
Gli sportivi bolognesi, e i cittadini di ogni ceto sociale, hanno ampiamente compreso la sostanziale espressione dell'avvenimento ed hanno esemplarmente mandato le loro nutrite rappresentanze anche a far da simpaticissimo contorno allo stupendo Palazzo: infatti, all'esterno, una notevole folla ha stazionato a lungo, ammirando la costruzione e compiacendosi della magnifica opera. Anche questa folla ha contribuito, e non poco, a rendere più solenne l'inaugurazione che nell'interno si stava compiendo con tutte le più scrupolose formalità, sotto l'attenta regia dell'ing. Gustavo Baracchi, presidente del Comitato del C.O.N.I., coadiuvato dal segretario del Comitato stesso, Celestino Sarti.
L'afflusso dei numerosi invitati è durato dalle 10.15 alle 10.45. Tra le maggiori autorità si notavano: mons. Faenza in rappresentanza del Cardinale Lercaro, i rappresentanti delle Autorità militari (gen. Rossi, col. Benedicti, gen. Duchetti, col. Pisano, col. Caruso, ten. col. Pizzitola), il dott. Sangiorgio in rappresentanza del Procuratore Generale, il conte Rasponi in rappresentanza del Presidente della Corte d'Appello, il dr. Poggi Procuratore della Repubblica, il Prefetto dott. Gaiba, il sindaco Dozza, il Vice-Sindaco ing. Borghese, gli on.li Bersani, Bottanelli, Elkan, Salizzoni, Tarozzi e Paganelli (quest'ultimo presidente del Comitato C.O.N.I. di Firenze), il Questore comm. Ortona, numerosi assessori consiglieri comunali e provinciali, l'ing. capo del Comune Santoni, il Rettore dell'Università prof. Battaglia, il Provveditore agli Studi prof. Greco, il cav. del Lavoro avv. Giorgio Barbieri presidente dell'Associazione Industriali e della N. E. E. e C., il dott. Gandolfo dell'Intendenza di Finanza, il Provveditore alle Opere Pubbliche ing. Rinaldi, il Sovrintendente ai Monumenti ing. Niccoli, il Capo dell'Ispettorato dell'Agricoltura dr. Folloni, il Sopraintendente alle Belle Arti prof. Monaco, il Sopraintendente alle Gallerie prof, Gnudi, il Presidente dell'Ente Turismo dr. Pascale, il Presidente della Camera di Commercio prof. Merlini, il Presidente dell'Associazione Commercianti dott. Tellerini, il Presidente dell'Auto Club Bologna comm. Berardi, il Direttore dello stesso Auto Club dr. Assirelli, il Presidente del Lyons Club comm. Castelli e tanti e tanti altri.
Abbiamo fatto cenno alle compatte rappresentanze dello sport cittadino: tutte le società cittadine avevano inviato a presenziare all'eccezionale manifestazione i loro dirigenti e molti dei loro più noti atleti. Notati fra i tanti il Presidente del Bologna F. C. comm. Dall'Ara e il Presidente della V. S. Reno comm. Luigi Zoni. La Federazione del Calcio era rappresentata, oltre che dal Presidente ing. Barassi e dai Consiglieri avv. Lodi e Mastrozini anche dal Presidente della Commissione di Controllo conte dr. Alberto Rognoni e dal Presidente del Centro Tecnico Federale marchese Ridolfi.
Della Federazione dell'Hockey e Pattinaggio era intervenuto il Presidente prof. Rio, con il segretario dott. Mattioli; la Federazione Scherma e la Pugilistica erano rappresentate dai rispettivi Presidenti Bertolaia e Rossi e dai Presidenti dei Vomitati Regionali.
Con l'arrivo del rappresentante del Governo sen. Medici, Ministro del Tesoro, la cerimonia ha avuto immediato inizio. Monsignor Faenza ha proceduto alla benedizione dell'imponente attrezzatura e quindi si effettuava l'alzabandiera mentre la banda musicale "Rossini", collocata sulle gradinate, suonava l'inno nazionale. Mons. Faenza, portatosi al centro dell'ampia aula delle competizioni, ha preso la parola per rivolgere ai dirigenti e ad ogni altro esponente dello sport il fraterno e benedicente saluto auspicando un sempre sano concepimento dell'attività sportiva.
Successivamente il Presidente del C.O.N.I. avv. Onesti dopo aver espresso il sentimento di gratitudine agli intervenuti, pronunciava il seguente discorso:
"Signor Ministro, Eccellente, Signore e Signori. Il Palazzo dello Sport di Bologna entra oggi nella vita dello sport nazionale. Dopo il lungo lavoro dei progettisti e dei costruttori comincia adesso il lavoro degli sportivi i quali avranno in questo magnifico edificio una nuova palestra di esercizio e di spettacolo.
Per la grandiosità e l'originalità delle sue linee e per la praticità delle attrezzature il Palazzo dello Sport di Bologna entra subito nel numero ristretto dei capolavori del genere. Esso sarà un orgoglio non soltanto di Bologna ma di tutto lo sport italiano e si aggiunge ad una collana di mirabili impianti costruiti in questo dopoguerra per il sempre maggiore sviluppo e per il prestigio dello sport italiano. Dopo lo Stadio Olimpico di Roma, la Piscina di Trieste, lo Stadio di Pescara, lo Stadio del Ghiaccio di Cortina ed il Trampolino di Zuel, noi siamo lieti di aprire agli sportivi anche questo mirabile edificio così versatile, pratico e monumentale nello stesso tempo. Senza dubbio, la città di Bologna, per le sue tradizioni sportive, meritava di essere premiata con l'assegnazione di questo impianto prototipo.
Mentre i lavori di costruzione progredivano, noi vedevamo con soddisfazione che lo stesso sport bolognese compiva sempre nuovi passi in avanti, giustificando col suo ulteriore sviluppo le ragioni che ci avevano indotto ad una scelta impegnativa. Oggi noi siamo certi che il Palazzo dello Sport non avrà soste nella sua vita che si apre in questi giorni con splendidi auspici. Così pure sappiamo di poter prevedere che dentro questo grandioso Palazzo gli sportivi bolognesi sapranno alternare la pratica delle diverse discipline con la giustizia, la regolarità e la disciplina che sono caratteristiche dello sport.
D'altra parte il pubblico bolognese che per tanti anni ha pazientemente atteso l'apertura di un grande locale da spettacolo sopportando situazioni difficili e preoccupanti, vorrà accogliere l'inaugurazione del suo palazzo con gioia ed entusiasmo. E non vi è dubbio che il pubblico bolognese saprà vigilare il suo nuovo impianto con premuroso e costante amore.
Per noi l'inaugurazione di un altro edificio sportivo è ragione di orgoglio e di intima soddisfazione. In tante parti d'Italia si sollecita a gran voce la creazione di nuovi impianti sportivi; ma purtroppo noi non siamo in grado di accogliere tutte le domande. Comprendano perciò gli amici bolognesi il significato del privilegio che è stato fatto loro con la nascita del Palazzo dello Sport in questa città.
Abituati a parlare da sportivi, noi desideriamo soltanto chiedere ai tanti amici dello sport che vivono ed agiscono qui a Bologna un contributo di opere sempre più vasto. Dateci sempre più atleti nelle varie discipline agonistiche, mantenete alti gli ideali dello sport, fate che questo Palazzo diventi un luogo ambito di convegno per tutti gli sportivi d'Italia. Noi siamo felici di consegnare al Comune di Bologna il magnifico edificio al quale tanti hanno lavorato con contributo morale e materiale. Auguriamoci che la data odierna possa essere di lietissimo auspicio per lo sport nazionale e facciamo che tutti i nostri desideri confluiscano verso il più alto traguardo, che è la gloria dello sport.
A nome del C.O.N.I. voglio ringraziare le autorità del Governo, le autorità Comunali, Religiose e Militari, i rappresentanti dello sport qui convenuti e la Stampa Nazionale. Tutti hanno aiutato con convinzione e simpatia il nostro lavoro e ciascuno ha fatto nel suo ambito quanto era necessario per il successo dell'iniziativa. Invito tutti i presenti a ringraziare il Centro Studi insieme agli architetti, ingegneri, operai, imprese e tecnici di ogni genere che hanno profuso non soltanto il lavoro, ma anche un particolare amore, nella costruzione del Palazzo, Opere così belle non si compiono soltanto con l'impiego dei mezzi ma richiedono in sovrappiù l'entusiasmo che è caratteristico della nostra attività sportiva. Così, a partire da oggi, cominci una prospera e radiosa vita per il Palazzo dello Sport di questa nobile città nella quale siamo veramente felici di essere raccolti".
Al termine del suo discorso, l'avv. Onesti consegnava al sindaco di Bologna le grosse chiavi d'oro dell'imponente edificio, come a simboleggiare la consegna dell'impianto all'autorità municipale. Il sindaco Dozza, dopo aver manifestato il grato animo dell'intera cittadinanza bolognese, ha posto in luce il contributo del Municipio che ha messo a disposizione il terreno e ha sistemato l'ampia piazza fronteggiante il Palazzo (la quale verrà intitolata alla medaglia d'oro Manfredi Azzarita): ha aggiunto che è appunto fermo intendimento del Municipio quello di completare rapidamente i lavori della zona circostante per rendere meno stridente il contrasto tra la nuova stupenda costruzione sportiva e i caseggiati adiacenti e dar così vita ad un rinnovato ampio e vitale quartiere.
Infine prendeva la parola il sen. Medici. Il Ministro è partito da queste premesse:
"L'apertura delle palestre e la conseguente diffusione delle manifestazioni sportive seguirono di pari passo, fin dai tempi antichi, il libero sviluppo della società, in un clima di fecondo lavoro e di fervide iniziative. A Roma e ad Atene l'apogeo della grandezza si accompagnò al moltiplicarsi delle palestre, dove giovani romani e greci, nelle competizioni più appassionanti, seppero disciplinare e temprare il loro fisico e raggiungere così un felice equilibrio fra la forza fisica e la vita morale. Sembra che le palestre fossero deserte quando i valori morali e civili dei due popoli segnarono la parabola della loro rovinosa decadenza. Nella nostra società lo sport ha assunto forme sensibilmente diverse da quelle classiche. Le aspirazioni sceniche e religiose prevalenti nel passato hanno ceduto il passo ad esigenze ludiche e spettacolari. Ai tornei e alle giostre, ricchi di valori aggressivi e agonistici, sono succedute nuove rappresentazioni nelle quali gli aspetti e i problemi economici hanno acquistato crescente importanza. È la nostra società democratica che preleva da tutti i cittadini, con le imposte, i mezzi per soddisfare le pubbliche esigenze, che ha imposto allo sport le forme amministrative proprie di una grande impresa: quale infatti è l'impresa sportiva nel nostro mondo moderno.
Inoltre - ha proseguito il ministro - la cultura fisica si è imposta presso i popoli civili come problema di stato, trovando negli stessi programmi scolastici il suo meritato posto. Non basta educare l'animo e arricchire di cognizioni la nostra mente se il corpo intristisce nella pigrizia e, come pesante fardello, pregiudica la nostra salute fisica e morale.
Lo sport inteso come atletismo - ha aggiunto il sen. Medici - abitua l'organismo al sacrificio e talvolta alla rinuncia, impone austerità di vita e parsimonia, inteso come agonismo è una continua palestra di sana emulazione. Esso, mentre offre agli atleti le più ambite soddisfazioni, onora le nazioni che possono presentare degli autentici campioni sportivi, veri ambasciatori di cavalleria, segno confortante di civiltà. Lo sport, perciò, se da un lato esercita una poderosa azione educativa rappresentando una nobile scuola di intrepidità e coraggio, dall'altro costituisce un valido mezzo per allacciare fra i popoli rapporti di cordiale amicizia. Noi vogliamo che lo sport sia un messaggero di pace e di concordia civile e come tale resti tra le manifestazioni di forza e di bellezza della nostra civiltà.
Affinché questi fini siano raggiunti - ha concluso il ministro - è necessario che gli sportvi sappiano resistere e vincere le tentazioni volgari del denaro, così da risolvere le inevitabili vicende professionali in un clima di gloria sportiva, di cui abbiamo così nobili esempi nel nostro paese".
Fervidissime manifestazioni di consenso hanno coronato i discorsi delle quattro eminenti personalità. Poi la folla degli invitati visitava gli impianti e successivamente prendeva parte ad un ricco rinfresco: e qui tutti gli intervenuti avevano modo di felicitarsi con l'ing. Baracchi che tanto impulso ha dato per la realizzazione dell'impresa, con l'ing. Allegra che ha ultimato il progetto iniziato dal prof. Riccatelli e con l'ing. Mantovani artefice dell'impianto, ognuno meritevole del più ampio elogio per l'eccezionale lavoro condotto con passione e competenza.
Successivamente, a Casaglia, si è svolta una colazione al termine della quale l'ing. Barassi, vicepresidente del C.O.N.I., in sostituzione del Presidente Onesti, ripartito da Bologna subito dopo la cerimonia inaugurale, ha esaltato, con una felicissima sintesi, il lavoro umano e lo sport, consegnando poi medaglie d'oro ricordo al Sindaco, al dott. Zauli, all'ing. Allegra e all'ing. Baracchi, tutti applauditissimi al pari del brillante oratore.
Anche Bruno Zauli ha preso la parola per ricordare il cammino compiuto e per dire la sua soddisfazione di vedere completata un'opera di così grande importanza per il lavoro italiano e per lo sport. Zauli, applauditissimo, ha ricordato tutti i collaboratori della grande impresa e infine il poeta dialettale Bianconi ha letto una gustosissima "zirudella" che celebra l'avvento e ricorda, con arguzia, tutti coloro che al Palazzo dello Sport di Bologna hanno legato il loro nome.
Nel tardo pomeriggio anche il pubblico poteva avere libero accesso per la visita al Palazzo.
Il palasport di Piazza Azzarita negli anni '70
Casalecchio o Piazza Azzarita, eterno dilemma: il sondaggio del 1998
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
Marzo 1998, la Virtus è in testa al campionato, intenta a difendere il primato nonostante tanti guai fisici, e alla vigilia dei derby europei per accedere alla Final Four di Eurolega. Il presidente Cazzola pensa però anche alla casa del futuro per la sua Kinder: rimanere a Casalecchio o ritornare nella vecchia dimora di Piazza Azzarita? Dalla società viene indetto addirittura un sondaggio tra i tifosi. I tifosi rispondono in grande numero e lo spoglio delle schede richiede un certo lavoro: al termine il risultato dice 3743 voti per il ritorno al PalaDozza, pari al 59% e quindi il 41% per restare nell'attuale arena; sono invece 75 le schede nulle.
Capitan Canna guida la comitiva azzurra al Trofeo Mairano del 1956 (foto tratta dal libro "Andavamo al Madison")
QUATTRO VIRTUSSINI IN NAZIONALE NEL 2020, MA ANCHE NEL 1947 E 1956 IN INCONTRI STORICI
Quattro virtussini in nazionale, sembra un titolo attuale, con le convocazioni di Giampaolo Ricci, Alessandro Pajola, Awudu Abass, e Amedeo Tessitori, ma potrebbe essere anche il titolo di settantatre anni fa, quando la Nazionale giocò contro la Francia a Bologna il 16 febbraio 1947.
In quell'occasione a vestire la maglia azzurra furono i quattro bianconeri Carlo Marinelli, Venzo Vannini, Gianfranco Bersani e Sergio Ferriani. Il campo di gioco era la mitica Sala Borsa, campo di gioco delle V Nere da qualche mese. La Francia, considerata la migliore formazione d'Europa, fece il tutto esaurito in Sala Borsa, "riempiendo posti a bordo campo e galleria, e portando il nuovo verbo del basket in città". All'entusiasmo iniziale del pubblico subentrò però presto la delusione. L'Italia, che vestiva un'inconsueta maglia bianca, giocò una gara in tono minore e cedette nettamente ai transalpini per 36 a 28. Dai francesi venne una lezione di pallacanestro moderna, vicina alla tecnica americana: ad esempio l'impiego del pivot al centro dell'attacco e l'uso di schemi studiati, in luogo del tradizionale assalto “alla garibaldina”. Risultato finale 36 a 28 per i francesi.
Italia: Marinelli (Cap.) 2, Garlato, Garbosi 10, Vannini 4, Miliani 6, De Gobbis, Rubini 4, Bersani 2, Sumberaz, Ferriani. All. Van Zandt.
Francia: Buffiere, Chocat, Faucherre, Frezot, Offner, Swidzinski, Perrier 7, Duperray 8, Goeuriot 8, Busnel 13. All. Busnel.
Arbitri: Raegle e Von Arx.
Quattro bianconeri in azzurro anche il 12 settembre 1956, quando fu inaugurato il Palazzo dello Sport con il Trofeo Mairano. Nella gara Italia - Polonia c'erano: Mario Alesini, Antonio Calebotta, Germano Gambini e Achille Canna. La Nazionale italiana ebbe nettamente la meglio, 70 a 54.
Italia: Sardagna 4, Motto 1, Posar 6, Gamba 1, Lucev 11, Canna (Cap.) 3, Calebotta 3, Gambini 2, Macoratti 4, Costanzo 15, Alesini 12, Riminucci 8.
Polonia: Karbownicki 2, Pacula 8, Nartowski ne, Zlotiewicz 2, Wojcik 8, Karminski 3, Pawlak 4, Wawro 14, Feglerski 1, Olszewski 5, Prywarski, Wichowski 7.
Lo storico organo (foto reperita all'archivio S.E.F. Virtus)
I LUOGHI DEL BASKET BOLOGNESE - Dalla Sala Borsa al PalaDozza
tratto da bolognabasket.it
Nell'immediato dopoguerra il basket, sbarcato in città da nemmeno 20 anni, divenne ben presto una delle maggiori attrazioni per gli sportivi bolognesi. In quegli anni erano addirittura tre le squadre bolognesi che disputavano la massima serie: accanto alla già titolata Virtus, capace di vincere quattro scudetti di fila, dal 1946 al 1949, spiccavano il Gira e la Società Cestistica Mazzini, sponsorizzata dal marchio Moto Morini. Il luogo deputato alle partite delle tre compagini bolognesi era la Sala Borse di via Ugo Bassi, cornice tanto suggestiva quanto inadeguata per contenere un pubblico sempre più numeroso. Fu proprio per sopperire a questi problemi di spazio, oltre che per adeguare gli impianti sportivi alle vigenti norme del C.O.N.I., che il sindaco Giuseppe Dozza, primo cittadino dal 1945 al 1966, ritenne opportuno varare un piano per la costruzione di quello che di lì a poco sarebbe divenuto il Palazzo dello Sport. A seguito di lunghe trattative, il progetto del palazzetto venne approvato dagli organi competenti all'inizio del 1954; il 15 marzo di quello stesso anno Dozza pose la prima pietra del nuovo, maestoso edificio dello sport bolognese. I lavori che condussero alla realizzazione del Palazzo si svolsero molto rapidamente, tanto che dopo appena due anni l'impianto fu donato alla città: era il 9 agosto 1956. In quella stesa mattinata, il presidente del C.O.N.I. Onesti consegnò a Dozza la simbolica chiave del Palazzo, "reliquia" tuttora conservata nella sala riservata alla stampa all'interno dell'edificio.
IL BASKET AL PALAZZO DELLO SPORT
La "vernice" del Palazzo fu affidata alla nazionale maschile di pallacanestro, che il 12 settembre 1956 affrontò la Polonia nel match inaugurale del Trofeo Mairano, vincendo largamente, per 70 a 54. Curiosa coincidenza, quella nazionale schierava, alla stregua di quella attuale, moltissimi giocatori delle squadre bolognesi, da Sardagna a Macoratti, da Calebotta a Gambini. Il torneo non andò benissimo e l'Italia finì al quarto posto, alle spalle delle superpotenze Russia, Cecoslovacchia e Ungheria, ma la manifestazione contribuì a rinfocolare la passione cestistica dei bolognesi. E in effetti la stagione che stava per iniziare avrebbe regalato grandi emozioni ai tifosi, offrendo ben sei derby tra tre squadre diverse; il secondo posto della Virtus e il terzo della Moto Morini coronarono degnamente il primo anno di basket al Madison di Piazza Azzarita. Negli anni che seguirono, la polivalenza dell'impianto consentì lo svolgimento di tornei di varie discipline, dal catch all'hockey, dal tennis al pugilato; quest'ultimo sarebbe diventato il secondo sport più praticato al Palazzo dopo la pallacanestro. Il grande basket a stelle e strisce approdò in Piazza Azzarita nell'estate del 1959, con l'esibizione dei funambolici Harlem Globetrotters, nelle cui fila militava tra gli altri il leggendario pivot Wilt Chamberlain, alto ben 218 cm; inutile dire che a tutt'oggi questo spettacolo rimane tra gli eventi più prestigiosi svoltisi sui parquet bolognesi. Nella stagione 1961/1962 per la prima volta in Italia, lo scudetto si assegnò in un match di spareggio, disputatosi sul campo neutro di Bologna tra Ignis Varese e Simmenthal Milano; furono le "scarpette rosse" ad aggiudicarsi il titolo grazie al 68-61 finale. Di lì a poco il Madison avrebbe ancora portato fortuna ai milanesi, che nel 1966 vi giocarono e vinsero la Coppa dei Campioni battendo i cecoslovacchi dello Slavia Praga per 77 a 72. Intanto, mentre la Virtus era a digiuno di scudetti da ormai 10 anni, fece il suo esordio al Palazzo la Fortitudo Cassera, giunta in serie A dopo anni spesi nelle serie inferiori, e pronta a divenire la vera antagonista delle V nere nel cuore dei tifosi bolognesi. Guidata dal grande Gary "Baron" Schull, nel 1968, la Fortitudo approdò alla sua prima finale di Coppa Italia, proprio al Palazzo dello Sport: nonostante il calore della Fortitudo cedette a Napoli per 93-68, e avrebbe dovuto attendere esattamente 30 anni per far proprio questo trofeo. Gli anni '70 furono tutti della Virtus, che soltanto nel 1976 riuscì a vincere il suo primo tricolore da quando si era trasferita in Piazza Azzarita: il giocatore simbolo di quella squadra fu Terry Driscoll, che pochi anni dopo, nel 1979 e nell'1980, smessi canotta e pantaloncini, conquistò due scudetti da allenatore delle V nere.
GLI ANNI '90 E IL PALADOZZA
Il periodo più travagliato della storia del Palazzo coincide con il suo quarantesimo compleanno; subito dopo il tris di scudetti della Virtus Buckler ('93, '94, '95), infatti, l'impianto viene forzatamente "abbandonato" dalla Fortitudo nel 1995-1996, mentre la Virtus vi avrebbe giocato soltanto fino ai derby di playoff della stagione seguente; poi il basket fu esiliato al nuovissimo PalaMalaguti di Casalecchio di Reno, e il tempio della palla a spicchi, intitolato nel '96 al sindaco Dozza, fu mestamente lasciato al volley e alle manifestazioni musicali. Rimodernato, il PalaDozza è stato restituito al basket nel settembre del 1999, in occasione del torneo internazionale Eurobasket vinto dalla Fortitudo Paf. Proprio la società di via D'Azeglio, che avrà in gestione il Madison per un ventennio, nella notte del 30 maggio 2000, ha riportato lo scudetto nel glorioso Palazzo di basket city.
Una veduta dall'alto del PalaSport di Piazza Azzarita (foto tratta da "100mila canestri")
"TUTTO MI SEMBRÒ GIGANTESCO, NON SOLO IL RUSSO KRUMINS"
50 anni fa la prima partita. Achille Canna c'era. 12 settembre. La Nazionale di McGregor inaugurò l'impianto. Quel giorno segnò la fine di un'epoca e della palla al cesto"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/09/2006
Cinquant'anni fa la prima palla a due. Se la cerimonia di inaugurazione del palasport di Bologna risale al 9 agosto 1956, la prima assoluta, con un impegno agonistico, è datata 12 settembre. E il palasport (intitolato alla memoria di Giuseppe Dozza dieci anni fa) non può che partire dal basket. "In piazza Azzarita - ricorda Achille Canna - si chiude l'epoca della palla al cesto. Il nostro sport diventa a tutti gli effetti pallacanestro". Canna, 74 anni, una vita in Virtus e oggi sempre al lavoro (per il basket) con il Gandino, fu uno dei "bolognesi" convocato per quella prima assoluta. Si comincia con il trofeo Mairano (giunto all'edizione numero 4) che, europei a parte, è la più importante rassegna continentale. Insieme con l'Italia ci sono Unione Sovietica, Cecoslovacchia (mezzo secolo fa la geografia è un po' diversa), Polonia e Svezia. L'Italia apre il torneo il 12 settembre 1956 battendo la Polonia per 70 a 56 (nota d Virtuspedia: 70-54). in quella squadra azzurra, allenata da Jim McGregor, i bolognesi sono addirittura sette: Alesini, Calebotta, Gambini e Canna della Virtus Minganti, Lucev e Macoratti del Gira Preti e Sardagna della Moto Morini.
"A noi - racconta Canna, che sarebbe stato il capitano della nazionale italiana alle Olimpiadi di Roma nel 1960 - quell'impianto sembrava enorme. Eravamo abituati alla Sala Borsa, il colpo d'occhio del palazzo era impressionante". Sono gli anni in cui Canna, insieme con Calebotta e Alesini, dà vita a quello che viene chiamato il "Trio Galliera. La pallacanestro non è ancora per professionisti. "Lavoravo alla Minganti - prosegue Achille - mi occupavo di impianti e macchine elettriche. Prendevo uno stipendio normale e, grazie alla Virtus riuscivo a raddoppiare". Difficile fare paragoni, le cifre non erano elevate ma mezzo secolo dopo Achille non ha dubbi.
"Stavo benissimo e mi consideravo un privilegiato. Anche se non sempre mi davano il permesso per giocare con la nazionale". Canna, punto fermo delle rappresentativa italiana, in azzurro ci andava lo stesso, magari giocandosi le ferie.
Di quel 1956 resta anche un ricordo speciale. Il sovietico Krusmins: 214 di forza bruta. "Se mi passate il termine - dice con pudore Canna - era un vero e prorpio bestione. In entrata, proprio in quel torneo, mi capitò di sbattergli contro. Fu come finire contro un muro". Ma quel gigante dalla forza e dal fisico incredibile era un gentiluomo. "In campo si faceva sentire - insiste Canna -, ma era davvero una persona speciale. Colpiva l'altezza e quello che, contemporaneamente, dicevano i suoi dirigenti. Tra una partita e l'altra, anziché fare palestra, il gigante Krusmins scriveva poesie". Storia da raccontare quella del palasport. "Come sarebbero da raccontare - insiste Canna - le nostre sfide con Milano. Una volta inaugurato il palasport abbiamo dovuto attendere vent'anni per rivedere uno scudetto, ma ne valeva la pena.
Concetti identici a quelli di Amato Andalò, il signore di piazza Azzarita per un giubileo. "Prima di me - racconta Andalò - il custode era Zanardi. Lo ricordavano tutti perché gli mancava una gamba. Io arrivai nel 1966, ho lasciato solo nel 1991". Da quindici anni Amato non mette più piede in piazza Azzarita. "Non ho più voluto - dice con legittimo orgoglio - eravamo una bella squadra. Dovessi rifarla oggi non ce la farei: quelli che erano con me erano davvero i migliori". Racconta Andalò, racconta del salotto buono della città. "Era un po' come il salotto di casa mia, ma era aperto a tutti, perché la mia famiglia era Bologna". Una Bologna che non avrebbe avuto solo il basket - "ma per forza di cose divenne anche il mio sport", - chiosa il custode per antonomasia -, ma anche i Rolling Stones e i Pink Floyd, gli Harlem e Bjorn Borg, Duke Ellington ed Ella Fitzgerald. "La crema è passata da lì", chiude Andalò. Dal suo salotto, dal salotto buono delle Due Torri.
L'interno del PalaSport (foto inviata da Daniela Ballotta)
VIRTUS E PALADOZZA: I PERCHÉ DEL NO
di Enrico Faggiano - www.bolognabasket.it - 10/04/2014
Una ventina di anni fa, quando il Palasport di Casalecchio – che tanti nomi ha cambiato in questo periodo – fu ufficialmente aperto al basket, le cose erano un po’ diverse. Si viveva in momento in cui le linee dell’urbanistica volevano impianti sportivi grandi, spostati dai centri storici, accessibili al traffico e con ampio parcheggio. E così vennero costruiti, per fare alcuni esempi, i nuovi impianti a Milano, Pesaro, Forlì eccetera. Le due squadre bolognesi, dopo un po’ di titubanze e scelte forzate per via di ristrutturazioni, fecero una scelta opposta a quella che poi avremmo conosciuto: Virtus radicata nella storia e al Paladozza, Fortitudo aperta al nuovo che avanzava e Casalecchio, così che nel 1996-97 in centro si giocava il derby di casa bianconera, in periferia quello biancoblu. Poi le cose cambiarono per tanti motivi, il Paladozza per un po’ rischiò anche l’inutilizzo (a fine anni ’90 ci si entrava solo per Taratatà), fino alla costituzione che tra una cosa e l’altra va avanti fino ad ora.
Parliamoci chiaro: confrontare i due impianti per quelle che sono le logistiche interne (visibilità, profumo di basket, atmosfera, comodità) è impietoso, e non darebbe a Casalecchio nessun tipo di vantaggio. Però è altrettanto chiaro che un ritorno in “città”, per la Virtus, avrebbe anche un qualche cosa di simile ad una sconfitta, così come si fa tutte le volte – e Roma di recente lo dimostra – che si sceglie un palasport “piccolo” rispetto ad uno “grande”. Il Palamalaguti-FuturshowStation-UnipolArena in questi anni ha dato la possibilità a tanti tifosi Virtus di avvicinarsi alla propria squadra, e magari ci si dimentica di quegli anni in cui, così si tramanda, per avere un abbonamento si doveva entrare in lista e aspettare il decesso di qualcuno, o l’impossibilità del biglietto per la singola partita. Ovvio, era una Virtus con un altro appeal e altre ambizioni, ma ci si ricorderà anche di come le scelte di Porelli fossero anche criticate perché, si diceva, nascessero dalla voglia di far restare la Virtus un qualcosa di elitario e con biglietti a prezzi fuori categoria. Oggi le cose sono cambiate, per farne seimila si è dovuto abbassare i prezzi e spesso agire di iniziative promozionali, ma il rovescio positivo della medaglia è stato il poter avvicinare alla V nera chi prima, appunto, doveva agir solo di radio.
Oggi, nessuno vuol nascondere come un ritorno al Paladozza potrebbe essere un bel riallacciarsi al passato (ma quale, poi? Villalta e Cosic a Casalecchio non ci hanno mai giocato, ma Ginobili e Rigaudeau, per fare due nomi, al Paladozza ci andavano solo da avversari o quasi), ma ci sono anche tante cose da considerare, al di là di affitti, voglia di emanciparsi del tutto da privati eccetera. Il problema viabilità, che i tifosi Virtus ormai si saranno dimenticati (ok, uscire dalla partita porta al codone per la tangenziale, ma solo quello), ma soprattutto la capienza ridotta che costringerebbe a scelte di taglio. Proprio in un momento in cui, al contrario, si dovrebbe portare il basket a tutti e a prezzi convenienti. Certo, sarebbe bello poter ristudiare Casalecchio in modo da renderlo più appetibile per la spicchia, ma a quel tifoso che resterà fuori da una gara importante – e si spera che la Virtus di gare importanti ne possa giocare tante – provate a chiedere se preferisce la radio, o se avrebbe preferito guardarla e tifare dal vivo. Magari un po’ decentrato e al buio come capita ora, ma dal vivo. Forse la sua risposta potrebbe far capire tante cose.
VIRTUS E PALADOZZA, I PERCHÉ DEL SÍ
di Bruno Trebbi - www.bolognabasket.it - 10/04/2014
Detto che la decisione sembra presa, anche se ancora non è ufficiale, Renato Villalta sulla questione PalaDozza ha detto che si agirà per il bene della Virtus. Bene, proveremo qui a elencare alcuni motivi per cui il bene della Virtus potrebbe essere rappresentato dal ritorno in Piazza Azzarita.
- Storia e gloria: il “Madison” è la storica casa delle Vu Nere, che su quel parquet hanno giocato e vinto tantissimo, dalla stagione dello scudetto della stella a quella della coppa delle Coppe e poi la tripletta di scudetti degli anni ‘90, tanto per elencare le stagioni vincenti più lontane nel tempo.
- Visibilità: il PalaDozza, pur con qualche segno di vecchiaia, è un impianto perfetto per il basket, e da ciascuno dei suoi 5700 posti la visibilità del campo è assolutamente perfetta, cosa che non si può dire della Unipol Arena.
- Numero di spettatori: la Virtus al termine del girone di andata ha 5716 spettatori di media, esattamente la capienza di Piazza Azzarita. Tenuto conto che i 2300 abbonati di quest’anno potrebbero crescere - se la società come promesso abbasserà i prezzi - l’anno prossimo si potrebbe avere l’impianto sempre pieno anche calando drasticamente il numero di biglietti dati agli sponsor.
- Fattore campo: con 5000 spettatori la Unipol Arena sembra (ed è) mezza vuota, mentre 5000 spettatori al PalaDozza lo rendono quasi pieno e con un fattore campo importante.
- Eventuali coppe: nel caso di ritorno in Europa della Virtus nel prossimo futuro, di sicuro l’impianto sarebbe omologabile per l’Eurochallenge e l’Eurocup. Non per l’Eurolega, almeno non per la licenza A. Per un’eventuale (molto eventuale, al momento) licenza annuale si potrebbe provare a chiedere una deroga. Ma al momento trattasi di fantabasket.
- Allenamenti: chiunque abbia giocato a basket sa quanto siano importanti i riferimenti del proprio campo di casa, e quindi allenarsi dove si giocherà la domenica è fondamentale. La Virtus ora questo non lo fa, per una questione di costi e di frequenti impegni della Unipol Arena. I bianconeri si allenano sempre all’Arcoveggio e solo il sabato mattina vanno a Casalecchio. Ed è capitato anche che, a causa di un concerto, l’allenamento del sabato sia saltato. Non a caso coach Valli - in quell’occasione - ha detto che i bianconeri praticamente avrebbero giocato in trasferta. Andando al PalaDozza questo problema si risolverebbe, e la palestra Porelli potrebbe essere destinata solo all’attività giovanile.
- Vil denaro: la Virtus ha pagato una piccola penale per uscire dal contratto in essere con l’attuale gestione della Unipol Arena (un contratto stipulato dalla vecchia gestione e proprietà delle Vu Nere - entrambe riconducibili alla stessa persona - e del quale non è mai stato comunicato né l’importo né la durata), e si presume che al PalaDozza spenderà meno di affitto. Repubblica ha ipotizzato un 20% in meno. In ogni caso la Fortitudo per allenamenti e partite spende 72mila euro annui, quindi è presumibile un importo di questo ordine di grandezza, ampiamente alla portata delle casse bianconere, che potranno destinare quindi maggiori risorse alla prima squadra.
L'interno del Paladozza versione moderna
DOMENICA LA VIRTUS AL PALADOZZA, VENT'ANNI DOPO
tratto da bolognabasket.it - 27/04/2017
Vent’anni fa, tondi tondi. L’ultima partita casalinga della Virtus al PalaDozza fu il 27 aprile 1997, e fu un derby. Gara 2 di semifinale 1996-97, nell’unico anno in cui la Fortitudo ebbe come campo di casa Casalecchio e la Virtus il Madison. Poi ci fu la Final Four di Coppa Italia di Legadue nel 2005, ma lì si trattava di un evento di Lega in campo neutro.
Domenica 30 aprile alle 18 – orario confermato – la Virtus tornerà a giocare una partita ufficiale in Piazza Azzarita – nel campo dove ha scritto la maggior parte della sua storia, e dove ha vinto la maggior parte dei suoi trofei. Si replicherà martedì 2 maggio, poi i bianconeri giocheranno lì di sicuro per due turni di playoff, visti gli impegni della Unipol Arena. Poi si vedrà, con l’unica certezza che – se derby in finale dovesse essere – si giocherà sempre a Casalecchio, chiunque sia la società ospitante.
Queste partite potrebbero essere anche una sorta di “prove generali”. Dato che per l’anno prossimo la partita tra PalaDozza e Unipol Arena è ancora aperta, per la società sarà interessante vedere l’impatto di Piazza Azzarita: quanta gente ci sarà, come sarà il fattore campo, come sarà il palasport griffato Virtus, cosa che sarà predisposta per l’occasione. E poi la società deciderà, dialogando eventualmente con Comune di Bologna e anche con la Fortitudo.
Di sicuro la Effe non vedrebbe di buon occhio un ritorno della Virtus in Piazza Azzarita. Il DG Christian Pavani l’ha fatto capire chiaramente, parlando addirittura dell’ipotesi – onestamente remota – della costruzione di un nuovo impianto. In realtà per tanti anni Virtus e Fortitudo hanno condiviso il Madison per allenamenti e partite senza nessun problema, sia giocando nella stessa categoria che in categorie diverse. E si potrebbe farlo ancora, “griffando” il palazzo in bianconero o biancoblu a seconda della squadra ospitante, e magari spostandosi a Casalecchio per i derby e altre partite dal forte richiamo.
Sull’opportunità o meno di tornare all’antico, per la Virtus, si è già discusso parecchio nel 2014, quando il ritorno al PalaDozza sembrava cosa fatta e poi all’ultimo momento saltò tutto per un’offerta al ribasso da parte della gestione della Unipol Arena. Ci sono ragioni per il no (fondamentalmente logistiche e numeriche, 9000 posti contro 5700, oltre che “identitarie”) e ragioni per il sì che parlano di tradizione, di maggiore calore del pubblico, di bellezza di un impianto tagliato su misura per la pallacanestro.
Il problema principale della Unipol Arena l’ha spiegato qualche tempo fa Luca Baraldi, dicendo che la Virtus si sente “in prestito”. Visti i numerosissimi impegni dell’arena di Casalecchio la squadra infatti si allena solo una volta a settimana nel suo campo di casa, e quest’anno ha dovuto spostare quattro partite rispetto all’orario canonico della domenica alle 18. Se sarà possibile risolvere questi problemi trattando e accordandosi con la gestione della Unipol Arena, allora probabilmente la scelta della nuova proprietà Virtus cadrà su Casalecchio. In alternativa, il futuro bianconero sarà potrebbe davvero essere al PalaDozza.
I nuovi spogliatoi personalizzati (foto tratta da www.virtus.it)
IL FILM "TUTTO IL PALAZZO"
tratto da bolognabasket.it - 16/04/2018
Giovedì 19 aprile alle 20 proiezione in anteprima GRATUITA di “Tutto il Palazzo. Bologna 2156: ritorno a Basket City – La grande storia del PalaDozza”
Dagli anni ’50 ad oggi il PalaDozza è stato testimone della storia di Bologna, dalla grande stagione del basket ai concerti di artisti nazionali e internazionali, spettacoli, comizi e manifestazioni.
Occasione per rivivere la memoria del Palazzo, emozionarsi con i ricordi del passato, analizzare il presente e andare alla scoperta dei tanti progetti che rivoluzioneranno il PalaDozza, sarà la serata di giovedì 19 aprile. Alle ore 20 il Palazzo dello sport di piazza Azzarita ospiterà: “Un nuovo PalaDozza, tra passato, presente e futuro”.
Il clou della serata sarà la proiezione, in anteprima, di “Tutto il Palazzo. Bologna 2156: ritorno a Basket City – La grande storia del PalaDozza”, il film di Paolo Muran ed Emilio Marrese, interpretato da Vito e Bob Messini.
Quale futuro per il PalaDozza? Sport, musica, incontri e convegni animeranno la grande Arena del centro della città, che sarà il cuore di una nuova centralità sportiva, turistico-culturale e commerciale di estremo valore, capace di comunicare a livello nazionale e internazionale il ruolo di Bologna.
Tra i prossimi progetti, la realizzazione di un Museo digitale sulla storia del Palazzo dello sport e del basket che metterà a disposizione dei visitatori la storia architettonica del complesso ripercorrendo la gloriosa storia del basket, a partire da quello bolognese. La progettazione del Museo sarà avviata con un concorso di idee.
In quest’ottica di promozione e internazionalizzazione vanno letti anche i recenti lavori di riqualificazione del PalaDozza, iniziati già l’estate scorsa con il completamento dell’impianto di illuminazione e la realizzazione del nuovo parquet, inaugurato il 10 marzo, e che proseguiranno con il pieno efficientamento energetico dell’edificio e il suo consolidamento strutturale.
IL FILM. Bologna, Anno 2156. Il mondo è al buio, la città semi-abbandonata, il vecchio palasport un rudere in zona proibita. In una società che ha vietato per legge lo sport, la musica e ogni forma di sentimento civile, politico e religioso, due stravaganti scienziati tentano di salvare il pianeta trasformando in energia le passioni perdute: quelle emozioni provate dalle loro cavie umane rivivendo i momenti topici nella storia del Palasport di Bologna… L’epopea di Basket City, le scintille del Derby, gli scudetti, i leggendari incontri di boxe e tennis, i trionfi della pallavolo. Ma anche i concerti delle grandi star, gli spettacoli teatrali e gli storici raduni politici. “Tutto il Palazzo” è una divertente e originale docomedy, a metà tra documentario e commedia: un percorso eccitante e commovente nella memoria di una città – di cui il PalaDozza è un organo vitale – ricco di immagini di archivio rare e preziose. Chi non ha mai visto giocare grandi campioni del passato come Schull, Driscoll, Mc Millen o Fultz ne avrà solo in questo modo l’opportunità grazie ai reperti introvabili anche su Youtube.
E lo stesso dicasi per le esibizioni al PalaDozza di Roberto Benigni, Luciano Pavarotti, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Bruce Springsteen, Vittorio Gassman, Nino Benvenuti, Francesco Cavicchi, Dante Canè, John McEnroe, Bjorn Borg, Rod Laver, Adriano Panatta, Nicola Pietrangeli e tantissimi altri, senza dimenticare i comizi e i raduni storici politici e religiosi.
“Tutto il Palazzo”, è prodotto da Paolo Muran Doc in collaborazione con Futura Films e WildLab e con il sostegno di Emilia Romagna Film Commission, Comune di Bologna, Bologna Welcome, Cineteca di Bologna, Lega Basket, Camst, Coop Alleanza 3.0, FinSalute, Bologna Fiere, Ascom, Lavoropiù, Unipol Banca, Società Dolce, LegaCoop, Amaro Montenegro, Olio Cuore. Aeroporto Marconi, Prep, Philips ed Edizioni Minerva. All’organizzazione della serata – curata da Laboratorio delle Idee – contribuiscono Granarolo, Volvo Auto Bologna, Radio Sata, Lavoropiù, Cotabo, Tper, Ascom e Radio Bologna Uno, media partner, che trasmetterà l’evento in diretta (e la versione radiodramma del film).
L'INAUGURAZIONE DEL PALASPORT
La cerimonia di inaugurazione del palasport di Bologna risale al 9 agosto 1956, ma la prima partita è del 12 settembre. Il palasport non ancora PalaDozza, lo sarebbe diventato nel 1996, ospita la quarta edizione del Trofeo Mairano. Dalla Sala Borsa a Piazza Azzarita, dalla palla al cesto alla pallacanestro. Insieme con l'Italia ci sono Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria e Svezia. L'Italia apre il torneo il 12 settembre 1956 battendo la Polonia per 70 a 54. In quella squadra azzurra, allenata da Jim McGregor, i bolognesi sono addirittura sette: Alesini, Calebotta, Gambini e Canna della Virtus Minganti, Lucev e Macoratti del Gira Preti e Sardagna della Moto Morini (anche Lucev e Sardagna diventeranno poi giocatori della Virtus). Un giusto tributo a quella che è già Basket City: infatti il campionato 1955/56, l'ultimo in Sala Borsa, si era concluso con il sesto tricolore per la Virtus Minganti, quarto è arrivato il Gira, settima la MotoMorini. Il campionato successivo, il primo disputato in Piazza Azzarita, avrebbe visto la Virtus seconda, la MotoMorini terza e il Gira ottavo.
"A noi - racconta Canna, che sarebbe stato il capitano della nazionale italiana alle Olimpiadi di Roma nel 1960 - quell'impianto sembrava enorme. Eravamo abituati alla Sala Borsa, il colpo d'occhio del palazzo era impressionante".
La pallacanestro non è ancora per professionisti, Canna lavorava alla Minganti, occupandosi di impianti e macchine elettriche, con la pallacanestro riusciva più o meno a raddoppiare le entrate, abbastanza per sentirsi un privilegiato. E quando non gli davano il permesso per andare in Nazionale, in azzurro ci andava lo stesso, prendendo le ferie.
Torniamo al Trofeo Mairano, l'Italia superò poi la Svezia 86-30, per poi perdere le successive tre gare: 56-65 contro l'Ungheria, 55-72 di fronte all'URSS e 57-76 contro la Cecoslovacchia. Il torneo lo vinsero i sovietici, nella cui formazione spiccava Krusmins, un armadio di 214 centimetri contro cui rimbalzava chi si avventurava vicino a canestro e che tra una partita e l'altra scriveva poesie. Al secondo posto una briosa Cecoslovacchia, poi l'Ungheria e al quarto posto l'Italia. Alesini fu il migliore degli italiani, poi Gambini e Canna, ma un premio andò anche al ventiduenne Lucev. Il 23 dicembre 1989, dopo il derby vinto dalla Knorr in casa dell'Arimo 67-77 (29-42 il primo tempo), giocato ovviamente in quello stesso palasport, Silvio Lucev si recò negli spogliatoi delle V nere. Cercava Roberto Brunamonti che, come capitava spesso, era stato grande protagonista: 21 punti, 4 su 7 da due, 3 su 6 nelle triple, 4 su 4 in lunetta, 7 rimbalzi, 3 recuperi, 2 assist. Lucev volle consegnare a Roberto il premio conseguito al Trofeo Mairano. Chi era Lucev? Un giocatore di estro di fantasia, che sapeva dare del tu al pallone e in seguito, nonostante le sole due stagioni giocate nella Virtus, il pubblico se ne innamorò per quella sua propensione a interpretare in modo nuovo la pallacanestro, non più il gioco tutto cuore e grinta della Sala Borsa, ma un'attenzione anche al gesto tecnico che fece poi del pubblico di Bologna una platea competente e amante del bel basket. Amore largamente ricambiato, tant’è che Lucev, abbandonato il campo a soli 25 anni (poi solo una piccola esperienza da allenatore al Gira), rimase fedele sostenitore delle Vu nere e frequentatore del palasport in occasione delle gare interne della Virtus, insieme alla moglie, conosciuta proprio in occasione dell’inaugurazione del palazzo dello sport e alla figlia Diletta. Quella consegna del premio, vinto trentatre anni prima, a Brunamonti fu come una sorta di testamento cestistico: dopo poco più di sei mesi, Lucev, da tempo malato, lasciò la famiglia, gli amici e la Virtus ma in quell'oggetto rivive il suo ricordo.
In campionato l'inaugurazione spettò al Gira nella prima giornata, la prima gara della Virtus coincise con la seconda giornata ed è un derby emozionante: lo vince la Virtus contro il Gira il 28 ottobre 1956, oltre ai quattro nazionali per la Virtus facevano parte dei dieci anche il grande Carlo Negroni, Borghi e l'egiziano Chaloub. I quaranta minuti terminarono 40-40, poi le V nere prevalsero al supplementare. In quella stagione le Vu nere vinsero tutti i derby, due con il Gira e due con la MotoMorini.
VISTO DA UN AVVERSARIO
di Bob Morse - 04/01/2021
Dopo alcune partite del campionato, vincevamo e io giocavo bene e cominciavo a conoscere altre città affascinanti, come per esempio Bologna con i suoi portici, bei palazzi in mattoni rossi e Piazza Maggiore. La vigilia di Natale vincemmo contro la Virtus Bologna solo dopo un tempo supplementare e segnai 47 punti e da allora non vedevo l’ora di giocare su quel bel campo al palasport in piazza Azzarita.
MUSEO DEL BASKET ITALIANO (MUBIT), AVVIATI I LAVORI AL PALADOZZA
comune.bologna.it - 26/03/2021
Sono iniziati i lavori per realizzare il Museo del Basket Italiano (MUBIT) all’interno del PalaDozza. Il Palazzo dello Sport di Bologna ospiterà una vera e propria agorà del basket con aree didattiche per giovani, scuole e famiglie, oltre che uno spazio eventi per incontri e presentazioni. Il progetto del Museo è sviluppato insieme alla Federazione Italiana Pallacanestro (FIP), che svolge un ruolo fondamentale di supporto e che ha messo a disposizione le sue indispensabili competenze e risorse nel settore del basket.
I lavori
Sono appena iniziati e dureranno fino ad autunno inoltrato. Nell'area interessata dal Museo saranno demolite le parti interne, i controssoffitti e sostituiti gli impianti e gli arredi fissi.
Sarà aperto un nuovo ingresso verso piazza Azzarita, modificata la scala di accesso, installata una piattaforma disabili e un ascensore nel piano interrato.
Sarà realizzata una nuova pavimentazione nel solaio della terrazza che affaccia su piazza Azzarita che diventerà anche un playground.
Importo dell'intervento: un milione di euro.
L'allestimento
L’allestimento del Museo durerà circa tre mesi. Il MUBIT interesserà in maniera diffusa tutto il PalaDozza. L'area che fino a qualche anno fa ospitava gli uffici del Coni sarà dedicata in modo particolare a mostre temporanee e contenuti multimediali. Il progetto di allestimento prevede un’ampia e differenziata capacità espositiva e una riconfigurazione complessiva degli spazi per facilitare l’organizzazione di eventi e incontri.
Il percorso narrativo sarà in larga parte caratterizzato da supporti multimediali in grado di far vivere al visitatore un’esperienza emotivamente coinvolgente e di favorire l’interazione del visitatore con la storia del basket. La parte tecnologica prevede stazioni interattive di realtà aumentata e tattiche di gaming per far scoprire ai visitatori le tecniche di gioco e per testare le abilità cestistiche.
I partner
Lega Basket e FIP hanno avuto un ruolo fondamentale per la realizzazione del progetto.
Il reperimento dei contenuti audiovisivi a livello nazionale è stato possibile grazie alla collaborazione di Rai Teche e Fondazione Cineteca per ricerca nell’archivio bolognese.
Il progetto è stato presentato a Sky Sport per ottenere contenuti nazionali più recenti.
Il concorso e la selezione del progetto esecutivo
La selezione del progetto esecutivo è avvenuta tramite un Concorso di Idee indetto dal Comune di Bologna e Bologna Welcome.
A maggio 2019, i 22 progetti arrivati in finale sono stati valutati da una giuria internazionale che ha selezionato i tre progetti vincitori. Primo classificato il progetto realizzato da Valerio Vincioni, Edoardo Traversa, Emanuele Fortunati, Luca Tiozzo, Marcello Natalini e Giacomo Tampelli. Su questo si è basata l’effettiva realizzazione dello spazio.
La scelta del nome e le altre idee creative
La scelta del nome del Museo del Basket è avvenuta tramite un percorso condiviso e partecipato. Il nome definitivo, “MUBIT – Il Museo del Basket Italiano”, è stato selezionato fra cinque proposte tramite un sondaggio lanciato sul sito www.paladozza.org a fine 2019. Il sondaggio ha dato inoltre la possibilità di proporre ulteriori idee creative per il nome del Museo. Un’iniziativa che ha permesso di coinvolgere appassionati di basket, tifosi e in generale tutta la cittadinanza, affezionati ad un luogo emblematico, teatro di alcuni dei più significativi episodi della storia della città: derby, vittorie, sconfitte ma anche concerti e spettacoli memorabili.
Leggi la presentazione del progetto .