ORFEO CESCA

Il Prof. Cesca con Dan Peterson all'inaugurazione del Museo Virtus

nato a: Palazzolo della Stella (UD)

il: 15/06/1940

Stagioni in Virtus: 1977/78 - 1978/79 - 1979/80 - 1980/81

I MIEI RICORDI

di Orfeo Cesca per Virtuspedia

 

Sono stato preparatore nelle stagioni dal 1977/78 al 1980/81: il primo anno (e ultimo di Dan), ottenemmo un secondo posto in campionato e giungemmo in finale di Coppa delle Coppe e, a seguire, due anni con coach Driscoll (due scudetti a raffica). Per ultimo, l'anno di Ettore Zuccheri e di Asa Nikolic: secondo posto in campionato (contro Cantù) e finalisti in Coppa Campioni a Strasburgo (contro il Maccabi Tel Aviv).

Posso dire di avere "vissuto" gli anni migliori della Virtus, per me la più grande squadra a livello europeo… Cosic, McMillian, Caglieris, Villalta, Bonamico, Bertolotti... Ogni partita, sempre un grande spettacolo! Averne oggi di Virtus come quella... Ma senza dirigenti del calibro dell'Avvocato Porelli si fa poca strada.

Di Dan Peterson posso dire che è stato veramente un Grande. Grande non solo come tecnico, ma soprattutto come psicologo e motivatore, in sintesi un allenatore completo! Lui conosceva perfettamente il carattere di tutti i giocatori. Mi ricordo un particolare dell'intervallo di una partita di play off, non so, forse a Varese. Bertolotti aveva giocato un primo tempo quasi inesistente. Entriamo negli spogliatoi, Peterson lo guarda e gli dice solo tre/quattro parole: "E tu saresti il capitano della Nazionale"? Sapeva che Gianni era permaloso, gli disse solo quello. Beh, Bertolotti fece un secondo tempo strepitoso, giocando anche per il primo.

Un'altra volta siamo a Cantù, partita di campionato, Caglieris con la febbre. Dopo pranzo, al bar, noi per il caffè, lui per il "canarino" (Dan prendeva sempre il canarino dopo pranzo), parliamo dell'indisposizione di Charlie. Io gli chiedo quanta febbre ha: “38” mi risponde. Io allora gli dico di non essere preoccupato, perché con quella temperatura non troppo elevata il "Tato" avrebbe fatto una gran partita, era ben "riscaldato". Detto e fatto, Charlie fu strepitoso, fece un partitone. Racconto questo episodio, perché Dan lo riprese successivamente, riferendosi ovviamente ad un altro giocatore indisposto, durante una trasmissione di una partita in cui faceva il commentatore.

È noto che Peterson è (o era) un po' ... parsimonioso. Lui, quando voleva pagare al bar si presentava con 50.000 lire e il barista, puntualmente, quasi mai aveva da dargli il resto. Così, alla fine, toccava pagare a me o a qualcun altro. Dico questo in amicizia, con grande rispetto, perché Dan era e resta per me un grande amico, quale mi onoro di considerare. Peterson parlava pochissimo prima delle partite, solo tre minuti "cronometrati", perché diceva che i giocatori nel momento della concentrazione massima pre-partita non dovevano essere disturbati da tattiche o raccomandazioni, che avevano già sentito innumerevoli volte durante gli allenamenti. Lui dava solo dei flash, giusto per fissare i punti chiave. Quanto aveva ragione!

Cesca e la Virtus festeggiano la vittoria dello scudetto nello spogliatoio di Milano

IL BLOG DEL COACH: ORFEO CESCA, PREPARATORE ATLETICO

di Dan Peterson - 11/11/2020

 

Prof. Orfeo Cesca è stato il mio preparatore alla Virtus Bologna per il mio ultimo anno con il club, 1977-78. E’ stato il suo primo anno con noi. Poi, è rimasto altre tre anni, quando la Virtus ha vinto due Scudetti, nel 1978-79 e nel 1979-80, e anche una finale di Coppa dei Campioni, nel 1980-81. Sia chiaro, non è stato facile per lui entrare nel nostro contesto dopo Giorgio Moro, uno che era molto amato da tutti. Ma Cesca aveva una cosa che mise tranquilli tutti: era portato da noi da Ettore Zuccheri, mio vice-allenatore, che non sbagliava mai una valutazione importante. Sapevamo tutti: “Se Ettore lo sostiene, deve essere valido per forza.”

 

Valido? Più che valido. Lo sapevo dal primo giorno. Stavamo all’aperto, in pre-stagione, a Bologna. Venne anche sua moglie, pure lei Prof. di Educazione Fisica, ex-atletica leggera, documentatissima. Come ogni bravo preparatore, si concentrava su due cose: gambe e polmoni. Per le gambe, faceva tutti fare scatti di 20 metri con partenza lanciata, fra due sensori-timer, il primo per la partenza, il secondo per l’arrivo. E’ stata la prima volta che avevo visto uno lavorare così. Poi, lui e sua moglie mi hanno spiegato cosa avevano imparato da questo test. Per di più, sapevano che tipo di lavoro che dovevano fare con ogni singolo giocatore.

Per la questione dei polmoni, cioè, la resistenza, lui mi bombardava con una parola, “Coach, capillarizzazione.” Come? Poi, lui e la moglie mi hanno fatto una lezione di chimica-biologia-fisiologia e chissà cos’altro per delle ore, giorno dopo giorno. Bombardavano anche i giocatori. Ma aveva ragione lui. Con statistiche a mano, per ogni giocatore, mi faceva capire a che livello di ‘endurance’ arrivava ogni giocatore. Non so quante volte ci hanno preso le maledette pulsazioni. Due volte! Subito dopo il lavoro e, poi, un minuto dopo per misurare il RECUPERO, che è la parola chiave per la resistenza.  Ogni mio dubbio è stato spazzato via.  

Poi, abbiamo fatto un grande legame fra di noi perché l’ho ‘costretto’ a portarmi a visionare altre squadre. Una sera siamo andati a Vigevano per vedere l’Olimpia Milano in un’amichevole in pre-stagione. Facevo il serio: “Prof, se arriviamo un secondo dopo la palla a due, mi incazzo!” Lui, “Coach, perdiamo più tempo se ci fermano per eccesso di velocità!” Poi, siamo arrivati 30 secondi prima della palla a due, con un Cesca dimagrito di almeno 5 chilogrammi! Poi, in campionato, abbiamo perso le due partite contro l’Olimpia-Cinzano e Mike D’Antoni. Dopo la seconda, a Milano, disse a lui: “Cesca, quel viaggio a Vigevano non ci è servito un c—o.” Risata amara.

In tutto, Orfeo Cesca era diverso da Giorgio Moro, ma ugualmente bravo.  Aveva impatto anche sui giocatori. Tipo Terry Driscoll, che mi aveva chiesto, “Coach, cosa vuol dire capillarizzazione? Mi ha rotto l’anima con quella parola!” Però, guarda caso. Dopo la mia uscita, Terry è diventato coach della Virtus e ha tenuto stretto Orfeo Cesca, sapendo quanto valeva. Poi, Ettore Zuccheri è diventato coach per un attimo, e Orfeo è rimasto con lui e, poi, con il leggendario Aza Nikolic. Lavora ancora nel campo dell’atletica e della preparazione atletica. E’ uno molto attaccato alla Virtus, con grandi ricordi dei nostri tempi. Anch’io ho grandi ricordi di lui.  


 

Cesca con Jim McMillian all'aeroporto di New York nel 1984