STAGIONE 1954/55
Carlo Negroni, L. Zia, Canna, Borghi, Calebotta, Tracuzzi, Mioli, Gambini, Rizzi, Battilani, Verasani
Minganti Bologna
Serie A: 1a classificata su 12 squadre (15 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte); CAMPIONE D'ITALIA
FORMAZIONE |
Carlo Negroni (cap.) |
Giuliano Battilani |
Umberto Borghi |
Antonio Calebotta |
Achille Canna |
Germano Gambini |
Mario Mioli |
Luigi Rapini |
Franco Rizzi |
Vittorio Tracuzzi |
Vittorio Verasani |
Luciano Zia |
Riserve: Giuseppe Lamberti, Iginio Di Federico, Mario Lena, Franco Lodi, Romano Nardi |
Solo amichevoli: Mario Alesini, Paolo Cappelletti, Renato Liviabella, Gian Battista Malucelli, Concetto Pozzati, Renzo Randi |
Allenatore: Vittorio Tracuzzi |
Partite della stagione
Statistiche individuali della stagione
Giovanili
IL FILM DELLA STAGIONE
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
Tracuzzi, allenatore-giocatore, non può ancora disporre di Alesini, che per un anno gioca solo amichevoli perché la vecchia società varesina non concede il nulla osta. Arrivano però Zia dall'Itala Gradisca e Rizzi dalla concittadina OARE. In campo, lo stesso Tracuzzi detta la manovra tutta impostata in funzione dei due metri e passa di Calebotta che l'allenatore sfrutta al massimo facendone la pedina vincente della nuova Virtus. C'è l'apporto di Canna, l'affermazione di Gambini, il grande mestiere di Negroni e Rapini e la partecipazione di Borghi e Battilani. Vittoria nella Coppa Fratelli Marconcini a Pontedera battendo Libertas Pisa e Cama Livorno, quarto posto su sei squadre nel Trofeo Barrattucci a Chieti; successo nel Torneo Fiera a Bolzano battendo i padroni di casa e Pavia. Segue poi una tournée in Jugoslavia con due sconfitte e un pareggio contro la Nazionale locale.
Finalmente il debutto in campionato contro la matricola Stella Azzurra Roma che sta in scia alla Virtus fin quasi alla fine del primo tempo, poi i tiri piazzati di Gambini (12 punti) e soprattutto Rizzi (17) hanno dato un buon vantaggio alle V nere, 34-21. Nella ripresa poi Bologna prende il largo sfruttando l'apporto sotto canestro di Calebotta (19 punti). Finale 76-43. Tre giorni dopo i bianconeri perdono 56 a 57 in amichevole contro la nazionale jugoslava, poi perdono di due punti a Venezia contro la Reyer, 56-54: i bolognesi in vantaggio nel primo tempo si sono fatti rimontare e nel finale si sono dimostrati stanche e poco lucidi. Migliore realizzatore felsineo Gambini con 11 punti, poi Canna e Rizzi con 19. Analogo andamento anche a Roma: V nere avanti 32 a 35 all'intervallo, poi superate dall'A.S. Roma, subendo una sconfitta ancora più netta che in laguna, 75-67, nonostante i 24 punti di Canna e i 19 di Calebotta. Arriva Varese in Sala Borsa. Nei lombardi spicca Zorzi, autore di 17 punti, ma con la freschezza di Canna (16 punti), la grinta di Gambini (9) e la mobilità sotto canestro di Calebotta (12), la Virtus riesce a chiudere avanti il primo tempo 23 a 19. Reazione degli ospiti e pareggio a quota 28. Con un ottimo Canna la Virtus torna avanti 40 a 35 al 33'. Un minuto dopo, 40-37, al 36', sul 42-37 Tracuzzi ordina la "mela" e per due minuti il pallone ristagna tra le mani di Zia e Gambini. I varesini attendono e quando si decidono al pressing la Virtus attacca e Rapini con alcune brillanti segnature mette in cassaforte il risultato, 50-38.
Diciassette punti di Canna non bastano ad evitare la sconfitta 64 a 51 a Trieste contro la Ginnastica Triestina. La Virtus sembra soffrire il mal di trasferta. Contro Pavia la Virtus prende subito 11 punti di margine, 17 a 6, e li conserva senza patemi fino all'intervallo, 30-19. Nel secondo tempo i bolognesi controllano facilmente la gara, arrivano al più 17 sul 56 a 39 e vincono 60 a 45. Squalificato Battilani, la Virtus ha presentato l'allenatore Tracuzzi, che però non è sceso in campo. Finalmente una vittoria in trasferta, a Venezia sponda Junghans, ma non è stata una passeggiata: nella ripresa i veneziani hanno anche raggiunto il pareggio, ma hanno poi sbagliato sei tiri liberi consecutivi e la Virtus ha colto l'occasione per scappare, finale 29-38. Nel derby numero 13 contro il Gira, la Virtus parte male, 0-5, poi 3-9. Qui esce Gambini ed entra Tracuzzi; esce Borghi ed entra Canna, ma la Virtus va ancora più sotto, 7-16 e sospensione per le V nere. Fuori Rizzi e dentro Rapini, ma inizialmente il Gira rimane a più 9, 8-17, poi la rimonta bianconera è meravigliosa: parziale di 15-0 e al riposo Virtus avanti 23-17. L'inerzia continua nella ripresa con altri sei punti della squadra di casa, 29-17 (con parziale diventato 21-0 e Gira a secco per tredici minuti, gli ultimi otto del primo tempo e i primi cinque del secondo). La Virtus si porta anche sul più quindici, 37-22, e a questo punto Tracuzzi esce per far posto a Gambini. Sullo stesso divario, 39-24, Calebotta commette il quinto fallo a 10'40" (più tardi uscirà per 5 personali anche Canna), ma le V nere continuano la marcia fino al 51-30, poi la furia bianconera si placa e la gara si chiude 51-39. Il "vecchio" Rapini, scattante, combattivo, preciso come ai tempi d'oro, 18 punti, e Calebotta, 17, i migliori della Minganti. A Cantù, un grande Calebotta, 23 punti, conduce la Virtus a un facile successo, 39-55.
Contro Pesaro, in una Sala Borsa gremita, il maggiore ostacolo è Riminucci, autore di 26 punti e più volte applaudito dal pubblico. La Virtus, però, parte subito forte, con Carlo Negroni e Calebotta protagonisti. A metà tempo c'è una reazione ospite ma i bianconeri riprendono presto le redini dell'incontro. Al riposo la squadra bolognese conduce 28 a 17 e nella ripresa la fisionomia della gara non cambia e dopo cinque minuti i marchigiani sono doppiati, 42 a 21. La gara non ha più molta storia e Bologna vince 67-42. A Milano la Virtus parte forte e imbriglia subito il Borletti, che fatica tantissimo a trovare la via del canestro nonostante i tanti liberi a favore. La Virtus conduce 0-9, poi 8 a 17. Quando la gara sembra orientata verso la direzione di Bologna, nella squadra milanese entra Forastieri e i locali operano una rimonta fin quasi a raggiungere i bianconeri, 21-23 a metà partita. Nella ripresa il Borletti raggiunge subito la parità, 23-23, poi vanno al comando ma vengono raggiunti dalle V nere. Il definitivo vantaggio lombardo ha inizio con il 30-28, ma la Virtus resta in scia fino al 35'. Poi il break, a tre minuti dalla fine Milano conduce di dieci punti e la gara termina 59-51. Con questo risultato il Borletti raggiunge la Virtus al secondo posto, dietro alla Ginnastica Triestina. Canna il migliore dei bolognesi con 18 punti, mentre il Borletti è stato trascinato da Stefanini, 30 punti nonostante i tanti liberi falliti. Il giorno dopo la Virtus vince un'amichevole in Svizzera, a Cassarate, contro la squadra locale, 47 a 37, è l'ultima partita del 1954. La prima gara del 1955 vede il Panellinios Atene passare a Bologna 54 a 37 il 5 gennaio. Poi è di nuovo campionato.
A Roma inizia il girone di ritorno contro la Stella Azzurra. I bolognesi mancano di Rapini, ma sotto la regia di Tracuzzi, Gambini, 14 punti, Calebotta e Carlo Negroni, 17 a testa, conducono la Virtus a un facile successo, anche se il primo tempo, chiuso sul 33 pari, è molto combattuto. Nella ripresa i bolognesi volano via e al 30' il divario è già di 15 punti, 41-56. Punteggio finale 57-77. Carlo Negroni ha subito un brutto infortunio: pressato da un avversario ha picchiato contro i ferri del tabellone riportando una forte contusione e il giorno successivo è stato accompagnato all'Istituto Rizzoli dove gli è stata applicata un'ingessatura alla caviglia destra e a parte del piede. I medici gli hanno ordinato quindici giorni di riposo. In gennaio la Sala Borsa viene giudicata non idonea per effettuare manifestazioni sportive, non avendo il nulla osta rilasciato dalla competente commissione formata dal vice questore, dal vice sindaco, dal comandante dei vigili del fuoco e da un ingegnere del genio civile. Le partite con Reyer Venezia del 16 gennaio e contro l'A.S. Roma della domenica successiva vengono rinviate. Per restare in forma la squadra disputa due amichevoli a Modena, vincendole nettamente, il 12 gennaio contro il Cus locale e la domenica della prima gara rinviata contro l'OARE.
A Varese gara molto combattuta, con i padroni di casa subito avanti 5-0: I bolognesi reagiscono con Calebotta e, entrato in campo Tracuzzi, pareggiano sul 9-9, poi allungano 9-14. Le V nere a fine primo tempo sono avanti 21-28, Il secondo tempo sembra progredire sulla falsariga del primo, ma sul 29-35 deve uscire Tracuzzi per falli e allora i lombardi trascinati da Marelli, pareggiano, 35-35. La parità la ritroviamo anche a 40, 42 e 45. A tre minuti dalla fine c'è u piccolo allungo bolognese, 45-48, ma Zorzi segna un bel canestro, Marelli e un personale ed è di nuovo gara patta, 48-48. Segna Calebotta il canestro che lo porta a 18 punti personali, ma Marelli mette due liberi e Battilani fallisce l'ultimo tiro, finisce 50 a 50. Verso la fine del mese la situazione si sblocca e l'impianto viene riaperto, per una capienza massima di 1050 persone (corrispondente al 35% del numero 3000, che erano gli spettatori presenti ad impianto stracolmo...ricorsi storici). Il 13 febbraio si ritorna finalmente in Sala Borsa e c'è lo scontro al vertice con la Ginnastica Triestina. Ci si aspetta una gara combattuta invece si assiste a una delle più grandi partite delle V nere mai disputate in via Ugo Bassi. Triestini annientati, nonostante il prodigarsi del giovane Pieri, presentatosi con un cerotto sul naso e una caviglia in disordine, ma autore di 18 punti. Già all'intervallo la Virtus è avanti 53 a 28. Nella ripresa Tracuzzi opera qualche cambio e i bianconeri rallentano un po' per poi accelerare di nuovo nel finale fino al 93-48. Strepitoso Calebotta, autore di 37 punti, molto bene anche Canna con 16, mentre Tracuzzi ha potuto restare in panchina a godersi lo spettacolo. Le cronache dell'epoca elogiano anche gli arbitri Dina di Roma e Bortolami di Padova, "oculati e perspicaci senza neppure trascurare la regola del "vantaggio"".
Si torna in trasferta, a Pavia, al campo di via Porta. Primo tempo molto equilibrato, chiuso dai bolognesi avanti 31-32. Nella ripresa i pavesi danno anche l'impressione di poter compiere l'impresa, ma quando si mettono a zona i bolognesi prendono il comando delle operazioni e vincono 60-71. Ancora un superlativo Calebotta, 32 punti, ben coadiuvato da Gambini (14). Contro la Junghans Venezia assente Calebotta (in panchina ma non utilizzato), infortunatosi in un allenamento con la Nazionale. I veneziani oppongono pochissima resistenza e in tutto il primo tempo segnano solo 9 punti contro i 24 dei bolognesi. Nella ripresa la Virtus si distende bene in contropiede e la gara si conclude 64 a 31, con 18 punti di Rizzi, 15 di Gambini e 12 di Canna. il 13 marzo si gioca il derby contro il Gira. Virtus più a lungo in vantaggio, ma nel finale io Gira ha avuto l'occasione per vincerla. Le V nere presentano uno Zia molto preciso (15 punti), mentre Calebotta (23 punti) è ben limitato da Macoratti che trova il modo anche di segnare 16 punti. Al 6' entra Tracuzzi e prova a movimentare il gioco, ma la gara resta equilibrata. Al 6' della ripresa i bianconeri sono a più cinque e metà del secondo tempo il divario è raddoppiato, 47-37. La gara sembra decisa, ma con un parziale di 0-9 il Gira torna a meno uno, 47-46; poco dopo raggiunge anche il pareggio, 48-48. Entra Tracuzzi, ma a tre minuti dalla fine ancora parità, 50-50. Segna Lucev, ma Canna pareggia in contropiede; nuovo vantaggio del Gira con Garbellini, poi Canna viene atterrato sotto canestro e con freddezza insacca i due liberi, 54-54. Un derby storico: l'unico disputato dalla Virtus terminato in pareggio, ma anche l'ultima gara di campionato disputata dalla Virtus e terminata senza vincitori, né vinti, infatti, in concomitanza con il trasferimento del campo di casa dalla Sala Borsa di via Ugo Bassi al Palazzo dello Sport in Piazza Azzarita (1956/57), fu abolito il pareggio e in caso di parità al quarantesimo minuto fu introdotto il tempo supplementare di cinque minuti, da giocarsi ad oltranza in caso di ulteriore parità. Curiosamente la prima gara che vide la Virtus impegnata nel tempo supplementare fu ancora un Virtus Gira terminato 45 a 42 nella seconda giornata del campionato 1956/57. Ginnastica Triestina a 27, Gira e Borletti 25, Virtus 24, ma V nere con due gare in meno.
Il primo recupero, la domenica successiva, con il campionato fermo in attesa di disputare Italia - Francia, è contro la Reyer. Sebbene nei bassifondi della classifica i veneziani, scatenati, impegnano i bolognesi e dopo 15' sono ancora avanti 16-20. A questo punto entra Tracuzzi che imbecca un ispirato Calebotta. La Virtus accelera nel finale di tempo e all'intervallo il punteggio è 32-25. I lagunari reggono a tre, quattro lunghezze dai bolognesi anche all'inizio del secondo tempo, poi verso il 30' la Virtus prende una decina di punti di vantaggio, poi è un crescendo fino al 71-55 finale. Fantastica partita di Calebotta, 46 punti. Nella gara contro Cantù la Virtus ha incentrato ancora il suo gioco sul proprio pivot, autore di 36 punti. Buono il secondo tempo di Battilani, 7 punti, che ha strappato applausi per alcuni scambi in velocità. Zia (8 punti) dalla media distanza ha segnato i primi punti della sua squadra, come spesso avviene. Sul finire è venuta fuori anche la prestazione di Canna, 12 punti. Alla fine poco più che un galoppo d'allenamento per la Virtus, 67-46. C'è poi il recupero contro l'A.S. Roma nel giorno di Pasquetta e, tra recuperi e il derby in casa Gira, si tratta della quinta partita consecutiva disputata dai bianconeri in Sala Borsa. Tante V nere in doppia cifra: ancora 36 di Calebotta, 13 di Canna, 11 di Gambini e Battilani, ma non è una passeggiata. Inizio equilibrato, poi Bologna va sul 21-17, ma subisce nove punti consecutivi, 21-26. All'intervallo Roma è ancora avanti 34 a 35 e lo è anche oltre la metà della ripresa sul 49-56. A quota 58 e 60 la Virtus riguadagna la parità (ma Roma ha già perso Cerioni e De Carolis per falli, poi usciranno G. Palermi e Coccioni e Capitani sarà espulso) e passa di slancio, 73-63, per poi mantenere quell'importante gruzzolo fino alla fine, 80-70. Successo tanto sudato quanto fondamentale, infatti con questi due punti i bianconeri guadagnano la testa della classifica con un punto di vantaggio a due giornate dal termine.
La domenica successiva si va a Pesaro in una fredda mattinata e, almeno per la prima parte di gara, sotto la pioggia. Buona partenza bianconera, 2-6 e 4-8, poi parziale locale di 6-0 e vantaggio interno, 10-8. Bolognesi avanti ancora un paio di volte di un punto, poi Pesaro ha preso il comando delle operazioni. All'intervallo 21-18. La forbice si allarga fino ai dodici punti, sul 39-27, poi ancora sul 43-31. Il 54-44, poi il 58-49 sembrano già sentenze, anche se la Virtus prova una reazione, ma tardiva, finisce 60-56. Migliore tra i bolognesi Gambini, 17 punti, poi ci sono i 15 di Calebotta (che forse si sarebbe dovuto sfruttare di più nel primo tempo bagnato) e i 10 di Canna. Nel pomeriggio il Gira fa un favore storico alla Virtus: con grande orgoglio batte la Ginnastica Triestina. Tra gli arancioni di casa spicca Lucev, triestino che poi mostrerà il suo talento anche con la V nera sul petto; Silvio, però, si fa male nel primo tempo, tuttavia continua a giocare per aiutare i compagni e i bolognesi sponsorizzati Preti vincono 80-70. Così la Virtus resta al comando della classifica e può affrontare il primo maggio l'Olimpia Borletti in Sala Borsa nell'ultima giornata, con la possibilità, vincendo, di aggiudicarsi il titolo. Parte bene Bologna, 11-4, ma Milano pareggia subito a quota 13. Gli ospiti vanno anche sopra 23-27 e sono ancora avanti all'intervallo, 33-34. L'inizio del secondo tempo è uno dei momenti più esaltanti dei tempi della Sala Borsa e della storia bianconera: un parziale di 16-0 porta la Virtus sul 49-34 davanti a una platea scatenata. Il resto ha poca storia, il divario tocca i 18 punti sul 62-44 e la gara termina 72-57. I bianconeri confermano la loro imbattibilità casalinga, con 22 punti di Calebotta, 16 di Gambini, 12 di Zia, 10 di Canna, 6 di Rizzi e Negroni. Proprio Carlito, autorevole, scattante, mai domo, con le sue partenze in palleggio ha portato lo scompiglio nella difesa tre-due del Borletti. Tutta la squadra ha fornito, però, una prova corale e convincente, A più riprese il pubblico ha invocato l'ingresso in campo di Tracuzzi, ma l'allenatore-giocatore non ha voluto togliere la ribalta ai suoi ragazzi. Calebotta con 424 punti è quarto nella classifica dei marcatori, ma soprattutto la squadra del presidente Mezzetti può festeggiare il quinto scudetto tricolore. C'è tempo ancora per la Primera Copa de Basketball a Barcellona, dove i bianconeri arrivano terzi, perdendo dal Barcellona e dal Gymnasia y Esgrima Buenos Aires, battendo infine l'Espanol.
Tratto da "Virtus - cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro
La metà degli anni '50 porta fortuna ai colori bianconeri della Virtus. Dopo la delusione cocente dell'anno prima quando, nonostante rinverdite speranze, il risultato finale fu amarissimo, soprattutto per essere stati superati anche dai cugini del Gira, si decide di percorrere nuove strade. Strade che altri, in altre parti della penisola, avevano già tentato. Si chiama sotto le Due Torri il vulcanico Vittorio Tracuzzi, il coach più preparato della nuova generazione, con Rubini l'unico professionista della panchina. Tracuzzi porta con sé da Varese un giovane di belle speranze, ma dal presente altrettanto brillante: Mario Alesini che però nel primo scudetto della nuova era, non può porre mano in quanto problemi irrisolti di tesseramento con la squadra di Varese gli impediscono di giocare.
La Virtus Minganti quell'anno mette in fila le altre pretendenti allo scudetto, a cominciare dalla Ginnastica Triestina, ma per un solo punto, al termine delle 22 giornate di campionato. Sentiamo Tracuzzi come ricorda quel campionato: "I tempi naturalmente sono cambiati" racconta "la nostra era una pallacanestro diversa. Allora per vincere il campionato bastava avere i giocatori più forti degli altri... noi facevamo 3 o 4 allenamenti alla settimana per 8 ore complessive, con pochi palloni... tecnicamente però il nostro basket era apprezzabile: c'era una buona predisposizione al rimbalzo (perché in allenamento i palloni non bastavano per tutti e bisognava cercarseli ad ogni costo), poi noi facevamo una 1-3-1 molto lunga che arrivò in Italia quell'anno. In attacco c'erano giochi a due, a tre, sfruttavamo molto la statura di Calebotta": Ma, come dicevamo, il primo scudetto dell'era degli abbinamenti e dell'era Tracuzzi fu uno scudetto sofferto "maturò all'ultima partita" è ancora Tracuzzi che ricorda "con noi sconfitti balordamente a Pesaro, in un campo all'aperto, bagnato, con il sole negli occhi e il Gira che sconfisse i nostri avversari della Ginnastica Triestina alla Sala Borsa, a Bologna". Finale giallo, dunque. C'è da immaginarsi l'intreccio di telefonate (senza teleselezione) in quella giornata. Ma vediamo un po' di cifre di quel campionato. La Virtus Minganti precede di un punto la Ginnastica Triestina e di 5 Borletti e Gira (quell'anno abbinato Preti). Le vittorie sono 15, 5 le sconfitte e 2 i pareggi. 1375 sono i punti segnati (62,5 di media) e 1117 quelli subiti (50,7) di media. Nei tiratori scelti Calebotta è al 4° posto dietro Zorzi, Stefanini e Riminucci con 428 punti (19,4 di media).
Gambini, Calebotta, Mioli, Borghi, Canna
Zia, Tracuzzi, Verasani, Rizzi, Carlo Negroni, Battilani
QUELLA VIRTUS DEL 1955
tratto dal Guerin Sportivo - anno 1993 (segnalato dal Vescovo)
Il ritorno dello scudetto del basket sulle gloriose maglie bolognesi con la V nera sollecita alcuni accaniti frequentatori della Sala Borsa, prima, e del Palasport di piazza Azzarita, poi, a chiedere un flash-back sul titolo tricolore che la Virtus conquistò nel 1955, spezzando un quinquennio di ininterrotta leadership milanese. Eccoli accontentati, con tanto di fotocolor d'epoca, che ritrae i baldi virtussini al termine di quella magica stagione coronata col quinto scudetto nella storia della società.
Le prospettive iniziali non erano esaltanti, perché il Borletti, dall'alto dei suoi cinque titoli in fila, sembrava imbattibile e perché la Virtus, dall'anno avanti abbinata Minganti, aveva imboccato la strada di una rivoluzione che pareva destinata a dare frutti solo a lunga scadenza. Da Varese era stato infatti chiamato Vittorio Tracuzzi, quale giocatore-allenatore, con l'incarico di rinnovare profondamente il parco giocatori. Bersani, Ferriani, Ranuzzi e i fratelli Zucchi avevano chiuso la loro lunga parabola bianconera e i soli Negroni e Rapini, fra i vecchi leoni, si erano garantiti la conferma. L'acquisto di maggior risalto, Mario Alesini del Varese, provocò un "caso" fra le due società, sicché la Federazione "congelò" il giocatore per un anno. In sostanza, i due soli volti nuovi risultarono Luciano Zia dell'Italia Gradisca e Franco Rizzi, della concittadina Oare. Non sufficienti a far sbocciare fra i tifosi sogni di gloria.
Ma Tracuzzi era un genio del basket, un perfezionista implacabile, oltre che un tattico finissimo. Sotto di lui raggiunsero il massimo livello Canna e Gambini, ma soprattutto esplose il lungo Calebotta, che l'anno precedente (con Strong coach) non aveva convinto del tutto. La zona virtussina trovò nel suo gigante un prezioso punto di riferimento e in attacco Calebotta si sbloccò, sino a risultare il quarto tiratore scelto del campionato con 424 punti.
Fu un titolo molto sofferto, perché a un rendimento straordinario nella cornice amica della Sala Borsa, la Virtus contrappose ripetuti sbandamenti in trasferta. A costituire l'ostacolo più severo non fu però il Borletti, in fase calante, ma la rivelazione del torneo, la Ginnastica Triestina. A metà campionato la Triestina era in testa con due punti su Virtus e Borletti e tre sul Gira, l'altra squadra bolognese, forte dell'astro nascente Silvio Lucev. Nel girone di ritorno esplose Calebotta, che infilò 37 punti alla Triestina, nel match di vertice, e poi 46 alla Reyer, portando la Virtus in testa. Decisivo si andava delineando il derby col Gira, che coinvolgeva tremende rivalità cittadine. All'epoca era previsto anche il pareggio e proprio in pareggio finì la stracittadina in Sala Borsa, grazie a una prodezza di Tracuzzi, che all'ultimo secondo rubò palla a Lucev e infilò il canestro del 54-54. Poi la Virtus perse a Pesaro, ma il Gira le diede una grossa mano battendo i triestini. Cosi l'ultimo incontro del torneo, in Sala Borsa contro il Borletti, fu un'apoteosi e segno il passaggio delle consegne fra vecchi e nuovi campioni.
Dopo Calebotta, i migliori realizzatori in bianconero furono Canna (247), Gambini (209), Rizzi (136) e Zia (111). Solo 39 ne realizzò Tracuzzi, che fu però il geniale regista dell'impresa. Per la cronaca, il capocannoniere assoluto di quel campionato fu Tonino Zorzi con 527 punti, nuovo record. Zorzi detronizzò il mitico Stefanini che dominava la classifica dei tiratori da tempo immemorabile. Zorzi giocava nello Storm Varese e aveva un tiro micidiale. Se fosse invalsa la regola dei tre punti, chissà dove sarebbe arrivato.
Borletti - Virtus 59-51 del 18 dicembre (anticipo al sabato): salta Calebotta, di spalle Canna, a destra Gambini, di fronte Ca. Negroni
(foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)
IL GENIO E LA TORRE
Tracuzzi lo scienziato e l’uncino di Calebotta
Tratto da “I Canestri della Sala Borsa” – Marco Tarozzi
A metà degli anni Cinquanta, la Sala Borsa è uno dei luoghi sacri dello sport bolognese. I pomeriggi del basket sono lunghe kermesse: si giocano i campionati minori, c’è la partita delle ragazze della Cestistica, massima serie femminile, c’è il clou con la sfida di Serie A. Ma c’è altro, naturalmente. Grandi manifestazioni di sport come pattinaggio, lotta, sollevamento pesi e ginnastica artistica. E naturalmente il pugilato, che in quegli anni a Bologna racconta soprattutto la leggenda di Checco Cavicchi. È proprio una sua sfida al tedesco Nurnberg, nel ’55, a provocare un pandemonio. Botte sul ring, ma anche fuori dalla Sala Borsa per assicurarsi l’entrata, conseguente “sospensione di tutte le attività sportive” nell’impianto da parte del Questore e ritiro immediato di tutte le società bolognesi di pallacanestro dai rispettivi campionati.
La stagione ’54-55 si apre con grandi novità in casa Virtus. A partire dalla panchina, su cui già dalle amichevoli precampionato in Spagna siede (si fa per dire, visto il ruolo di allenatore-giocatore) Vittorio Tracuzzi. Messinese, alle spalle una carriera solida e una fama meritatissima di innovatore. Arriva da Varese, ma la scuola è romana. Porta in dote una zona aggressiva, precorritrice dei tempi, una 1-3-1 che anticipa di decenni i dettami del pressing. Porta, anche, un fenomeno come Mario Alesini, destinato a formare con Calebotta e Canna la struttura portante della sua Virtus, oltre a un gruppo di amici veri, inseparabili, anche fuori dal campo. Ma Varese fa uno sgarbo: niente nullaosta immediato per Alesini, che resterà al palo per un’intera stagione. La Virtus vola subito ad alta quota, il Borletti perde colpi ma a tenere il passo è una risorta Ginnastica Triestina.
Il Gira, smaltita la delusione per lo scudetto mancato, ha salutato quel fenomeno di Frank Germain, tornato negli States, ha anticipato la stagione con una sfida amichevole alla Nazionale russa che ha richiamato cinquemila spettatori alla piscina scoperta dello Stadio e soprattutto ha “ceduto”, come la Virtus, alle tentazioni dell’apporto economico-commerciale, inaugurando il binomio con lo sponsor Preti. Mascioni viene promosso tecnico, rientra Perin. Alla settima giornata il derby (2500 spettatori, 800.000 lire d’incasso) è un assolo delle V nere: 51-39. Ma il Gira tiene e la corsa è a quattro: Trieste, Milano e le due bolognesi. Calebotta fa sfracelli con la V nera sul petto: il suo uncino micidiale (ci vorrà Dan Peterson per trasformare, anni e anni dopo, quello di Jabbar in “gancio-cielo”) lo rende immarcabile. Canna innesta il motore turbo, i giovani crescono sotto la cura di Tracuzzi. In particolare Germano Gambini, che a fine stagione si guadagnerà un posto agli Europei. È un gruppo in divenire la Virtus, con un’età media di 22 anni. La Triestina è un osso duro, a un turno dalla fine del campionato è lotta a due, ma il destino sceglie un arbitro della contesa molto speciale: il Gira.
Un punto divide Virtus e Trieste all’inizio di quell’incredibile domenica. Alle undici di mattina la Virtus perde a Pesaro, nel pomeriggio il Gira Preti va in campo proprio contro la Triestina in Sala Borsa. Se vince, lo scudetto è della Virtus. Se perde, è di Trieste. Nella squadra arancione ci sono Lucev e Presca, triestini, c’è Macoratti che giocava a Gradisca. Ma il Gira fa la sua parte fino in fondo. Vince una partita memorabile, 80-68, consegnando lo scudetto all’altra Bologna dei canestri. “Se la sera del primo maggio, ultima giornata di campionato, la Virtus Minganti succederà al Borletti sul trono dello scudetto, i bianconeri metà titolo dovranno dividerlo col Gira Preti”, scrive su “Stadio” Roberto T. Fabbri. Così accade: Tracuzzi lancia il suo proclama: niente festa-scudetto, se non saranno invitati anche gli sportivissimi giocatori del Gira. La Virtus chiude alla grande, battendo il Borletti in Sala Borsa 72-57. Il Gira è terzo in classifica, a pari merito con Milano detronizzata.
Si festeggia lo scudetto: X, X, X, Canna, X, X, X, Borghi, X, Alesini, X, X, X, X, Calebotta, Sig.ra Minganti, Rizzi, Zambonelli, Mezzetti, Battilani, Verasani, Carlo Negroni, Zia, X, Tracuzzi
REGIA DI TRACUZZI, SCUDETTO N. 5
tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli
Dopo cinque campionati vinti di fila, il Borletti si rilassa, a buon diritto dopo tutto. Anche nella pallacanestro si va per cicli cinquennali. E come le V nere a suo tempo, anche se "scarpette rosse" di Rubini cominciano a perdere qualche colpo. Il peso degli anni, la necessità di nuova linfa, il logorio del comando, stesso ritornello insomma. E tocca allora alla Virtus Minganti raccoglierne la successione, secondo l'unica alternativa che il basket italiano degli anni cinquanta può offrire in materia di scudetto. Con tutto ciò la strada per il titolo si presenta irta di difficoltà per la squadra virtussina rinnovata di sana pianta. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, Tracuzzi ha giubilato i vecchi, tranne Negroni e Rapini, ma non può ancora disporre di Alesini costretto a fare un anno di anticamera. In compenso sono venuti Luciano Zia dall'Itala Gradisca e Franco Rizzi dalla concittadina OARE, due buoni acquisti con cui integrare utilmente il quintetto regolare.
In campo, lo stesso Tracuzzi detta la manovra tutta impostata in funzione dei due metri e passa di Calebotta che l'allenatore sfrutta al massimo facendone la pedina vincente della nuova Virtus. In ogni caso la funzionalità del gioco è assicurata dal decisivo apporto di Canna, dalla prorompente affermazione di Gambini, dal rendimento costante di Zia e Rizzi, dal grande mestiere di Negroni e Rapini (che offrono ancora prelibati saggi dell'antica classe), dalla valoroso partecipazione di Borghi e Battilani. Una squadra praticamente senza punti deboli e fortissima nella sua "zona" difensiva, ma ancora da legare sul piano dell'intesa corale e soprattutto da temprare al fuoco delle partite esterne, dove gli sbalzi di rendimento rispetto alla Borsa sono evidenti. La Virtus Minganti ne paga lo scotto lungo un periglioso girone d'andata in cui sono concentrate tutte le trasferte più difficili, comprese quelle in casa della risorta Ginnastica Triestina, la rivelazione del torneo, e dei campioni in carica in chiara difficoltà nel primo tempo (23-21 per la Virtus) ma poi ancora vincitori alla distanza (59-51).
A metà cammino comunque la situazione si presenta sommamente incerta: Triestina a quota 16, Borletti e Virtus Minganti a 14, Gira Preti a 13. Ma ormai c'è il calendario che lavora a favore di Tracuzzi e dei suoi ragazzi e questi non falliscono la serie decisiva. A Bologna anche la Triestina viene sbaragliata con un mortificante 93-48 (37 punti di Calebotta che poi ne infila addirittura 46 alla Reyer!). la Virtus Minganti balza in testa, ma c'è un'altra partita-chiave, quella col Gira, da cui tutto può dipendere. Gli arancioni, in gran forma, vogliono vendicare lo smacco patito all'andata (51-39), stanno per riuscirci ma a pochi secondi dalla fine Tracuzzi ruba palla a Lucev e Canna segna il pareggio a 54! Roba da cardiopalma.
Col punticino di vantaggio rimasto sulla Triestina la Virtus tira la volata conclusiva. Perde a Pesaro (60-56) lo stesso giorno però in cui il Gira fa ai cugini il grosso regalo di battere i giuliani. L'ultima domenica (1° maggio) è l'apoteosi in Sala Borsa: 72-57 sul Borletti che passa le consegne ai nuovi campioni d'Italia. Così, a sei anni di distanza lo scudetto ritorna a Bologna. Ve li rielenchiamo coni rispettivi bottini: Vittorio Tracuzzi (giocatore-allenatore) 39, Negroni Carlo 8capitano) 68, Nino Calebotta 424 (quarto tiratore scelto del torneo), Achille Canna 247, Germano Gambini 209, Franco Rizzi 136, Luciano Zia 111, Gigi Rapini (appartatosi a metà torneo) 60, Umberto Borghi 410, Giuliano Battilani 37, Mario Mioli (altro due-metri) 4. Inoltre i giovani Vittorio Verasani, Giuseppe Lamberti, Romano Nardi, Iginio Di Federico, Mario Lena e Franco Lodi, alternatisi come decimi della formazione.
Poi la Virtus Mingati va a festeggiare il successo al Torneo Internazionale di Barcellona, con Alesini ma senza Canna, piazzandosi terza dietro al Gimnasia y Esgrima di Buenos Aires (42-51) ed al C.F. Barcelona (47-60) e davanti all'Espanol (68-53). Segue in agosto la Coppa Lo Forte a Messina vinta sul PUC Parigi (55-44) e la Lokomotiv Zagabria (47-41). è questo il terzo vittorioso torneo della stagione dopo quelli pre-campionato di Pontedera e Bolzano. Dello stesso periodo (settembre 1954) una tournée in Jugoslavia con un rilevante pari a 50 strappato a Novi Sad a quella squadra nazionale che poi, il mese dopo, prevaleva per un solo punto (57-56) nella rivincita di Bologna. Sempre alla Sala Borsa, in gennaio, davano grande spettacolo i greci del Panellinios disarmando completamente la Virtus (54-37). Agli europei di giugno a Budapest il solo Gambini rappresenta i neo-campioni in azzurro, dopo che a Trieste contro la Francia avevano figurato in nazionale Alesini, Calebotta e Canna e a Pavia, nella giovanile con la Svizzera, anche Luciano Zia.
Capitan Carlo Negroni allo scambio di gagliardetti nel torneo di Barcellona (foto fornita da Ca. Negroni)
VITTORIO TRACUZZI NON PENSAVA AL TITOLO
Quel che dice l'allenatore
Stadio - 03/07/1955
In nessun caso pensavo di giungere al titolo ed infatti tutto il programma d'allenamento e la preparazione degli incontri domenicali erano improntati su un risultato futuro e mai immediato. In verità a metà strada del girone di ritorno, una lieve possibilità di vittoria fu considerata nel rendimento di tutti e non credo comunque che la stessa sia servita per migliorare la qualità del gioco e l'assieme della squadra. Si cominciò a badare troppo ai due punti e furono abbandonati molti dei concetti tecnici che avevano guidato la squadra fino a quel momento. Molta parte della nostra vittoria è racchiusa nel calato rendimento del Borletti, invero inspiegabile e sorprendente. Un elogio incondizionato va a tutti i ragazzi che hanno accettato, con enorme spirito di sacrifico e di adattamento, determinate necessità di momento; e molti sono anche stati soverchiamente trascurati.
In me, considerata la soddisfazione che un titolo concede, non vi sono effettivi compiacimenti per il comportamento tecnico della squadra.
Quanto la Virtus-Minganti può mostrare è ancora in gestazione e comunque questa potenza non cercherò di ottenerla bruciando i tempi, ma facendoli maturare con coerenza e pieno discernimento.
La necessità di un'impronta nuova, semplicistica ed adatta alle possibilità degli uomini sarà tenuta alla base del gioco futuro della Virtus-Minganti.
Certamente lo spettacolo in varie occasioni ne soffrirà ma credo che gli sportivi gradiranno maggiormente un risultato concreto, definitivo, al posto di un effimero ed isolato spettacolo domenicale.
LA VIRTUS-MINGANTI CAMPIONE D'ITALIA. LA LUNGA STRADA DELLA VITTORIA
La forte squadra bolognese ha interrotto la sequenza del Borletti. Dopo cinque anni di attesa, l'inizio di una nuova serie d'oro?
di Roberto Tranquillo Fabbri - Stadio - 03/07/1955
La Virtus-Minganti è nuovamente campione d'Italia. Dopo aver detenuto il titolo per quattro anni consecutivi - dal 1946 al 1949 - è tornata a fregiare le sue maglie dell'ambito scudetto tricolore. Cinque anni è durata la sua anticamera - ed il precedente la società bianconera lo aveva già registrato nei tornei anteguerra - una anticamera nervosa, fatta sulla soglia del trono occupato dal Borletti, altra squadra avvezza ai successi a lunga scadenza. Si potrebbe sostenere che la vittoria della Virtus-Minganti altro non è stato che un regolare cambio della guardia, un logico avvicendamento, ché in fondo a detronizzare la squadra bolognese nel 1950 fu appunto il Borletti; la compagine che il titolo doveva poi detenere con chiara supremazia fino alla stagione testé terminata. Cose risapute, è vero; cose che, al lume della logica, noi avremmo dovuto dire due mesi fa. Era, in verità, nelle nostre intenzioni; ma nel momento in cui la Virtus-Minganti si laureava campione d'Italia sconfiggendo proprio il Borletti, noi giacevamo in un bianco lettino d'ospedale lontano da Bologna e dal giornale, nell'assoluta impossibilità di seguire quanto stava accadendo nel mondo sportivo, occupati a neutralizzare le conseguenze di un pauroso incidente automobilistico. Un fatto, anche questo, noto ai nostri lettori.
A quanto non abbiamo potuto fare a suo tempo provvediamo oggi con questa rassegna in parte retrospettiva ed in parte futuristica, che ci è suggerita dalla ripresa anticipata attività della Virtus-Minganti. Infatti la squadra neo campione d'Italia proprio ieri sera si è esibita a Ferrara in un incontro amichevole; poi si recherà a Pontedera e via via intensificando la sua preparazione sosterrà anche prove di maggior impegno con la partecipazione a tornei nazionali ed internazionali fino alla tournée - se non verrà annullata - precampionato in terra d'Argentina. Argomento futuristico; facciamo dunque un passo indietro in quella he è la retrospettiva.
Perduto il titolo, dopo i quattro anni di ininterrotto ed incontrastato dominio, nel 1950 per riprovevole faciloneria, nei cinque anni di anticamera fatta sulla soglia del potente Borletti, la Virtus-Minganti ad ogni inizio di campionato ha sempre goduto di largo credito e sempre è stata posta sulla barricata assegnata all'antagonista considerata la candidata maggiore a succedere alla squadra campione. Non sempre però la Virtus-Minganti nel periodo che va dal 1950 al 1954 è stata all'altezza del compito conferitole fedele alle previsioni.
Il perché non vi sia riuscita va ricercato in un complesso di motivi che vanno da comprensibili ragioni tecniche ad altre, ingiustificate, di carattere morale. Fatto si è in due stagioni principalmente costituì una grossa delusione. Eppure ancora oggi è innegabile che la Virtus-Minganti giudicata nel suo valore sulla carta alla partenza meritava i larghi favori che le venivano concessi; nominalmente infatti la si deve considerare essere stata sempre forte. Nessuna altra squadra infatti ha mai potuto vantare la larga disponibilità di atleti che essa aveva; una disponibilità che ad un certo momento è stata la causa di pericolosi dissensi interni. Poi, naturalmente, l'età su alcuni ha cominciato a gravare ed il complesso ne ha negativamente risentito; poi è intervenuto il rinnovamento tecnico del gioco, quindi ancora quei contrasti sul gioco da svolgere e i concetti degli allenatori che si sono alternati alla guida della squadra; personalismi ed altro. Conclusione: una serie di prove sconcertanti e possibilità di successo molto spesso fatte banalmente sfumare.
Non ci sembra opportuno, in questa sede, ricercare i responsabili di un comportamento che nella maggior parte dei casi non avrebbe dovuto registrarsi. Responsabili lo sono un po' tutti: dirigenti e giocatori. I primi per aver accettato a volte situazioni che non andavano tollerate; i secondi per aver creduto di poter essere dei giudici inappellabili, degli arrivati degli insostituibili. Così tra divergenze di ordine più o meno tecnico, tra piccole e puerili liti in famiglia come "se gioca quello non gioco più io" oppure "ci date quell'allenatore o ce ne andiamo", e via dicendo, la Virtus-Minganti ha impiegato cinque anni per riconquistare un titolo avuto a portata di mano più di una volta. E il tutto messo insieme è servito a fare della Virtus-Minganti nuovamente l'eterna seconda; anche se non proprio tutti i cinque anni la squadra bianconera è finita seconda, mai comunque oltreil terzo posto. Così che adocchiando le statistiche si rileva a grandi linee che per la Virtus-Minganti la storia si ripete.
Notevoli le variazioni avvenute nei ranghi bianconeri dal 1946 ad oggi. Della vecchia guardia nessuno è più sulla breccia (con la maglia della Virtus): i ritiri ebbero inizio con Calza, Dondi, Paganelli, Cherubini, Girotti, poi Vannini, Marinelli, Cesare Negroni, Camosci, Bertoncelli, Bersani. Degli "ambientati" tra i vecchi si sono avuti poi gli allontanamenti (passaggio ad altra società) dei Rinaldi, Ferriani, Ranuzzi, Dino e Dario Zucchi e, ultimo in ordine di tempo, Rapini. Si potrebbe definire uno smembramento. Dovuto a tante piccole cose.
Bandiera della formazione che quest'anno ha conquistato il titolo di campione d'Italia va dunque considerato Carlo Negroni. Avrebbe potuto esserlo Gigi Rapini ma il pur bravo atleta per certe sue insofferenze è mancato all'aspettativa. Un po' deluso per non riuscire ad inserirsi in squadra con l'autorevolezza di altri tempi, un po' incapace - perché si sentiva sminuito - a far "panchina", Rapini dopo dieci partite si è autoritirato e appena finito il campionato, esattamente tre giorni dopo, ha richiesto il nulla osta. Peccato tanto più che la sua prestazione nell'incontro di andata con il Gira-Preti mostrò quanto ancora utile potesse essere alla squadra. Alfiere dunque della stagione che ha risalutato la Virtus-Minganti ancora campione Carlo Negroni, il bravo quanto modesto atleta che anche soffrendo ha saputo restare a "sedere". E giacché ci siamo parliamo subito anche degli altri giocatori.
Un atleta che perviene al successo massimo merita sempre l'elogio anche quando la sua prova sia risultata inferiore alle previsioni (un discorso che faremo nelle righe che seguiranno). Elogio dunque va attribuito a tutti i giocatori utilizzati per l'apporto alla conquista della vittoria. Non faremo una graduatoria di merito, che costituirebbe una nota stonata, ma citando soltanto nomi intendiamo porre tutti sullo stesso piano. Dall'eccezionale realizzatore Calebotta al combattivo Gambini, dal generoso Canna al freddo Zia, dallo sfegatato Battilani al tenace Borghi e al combattivo rizzi; ognuno di questi, almeno una volta, è stato l'artefice di un successo. Poi non bisogna dimenticare i giovani Lamberti, Verasani, Nardi, il gigante Mioli, Lodi, Di Federico e Lena. Ed ancora il "forzato" dell'anno: Mario Alesini. L'ex varesimo ha dovuto stare tutta la stagione fermo, ma quanto in banchina abbia domenicalmente sofferto è difficile dire. Non ha potuto dare in campo aiuto ai compagni della sua nuova società; moralmente però gli si deve riconoscere che è stato uno dei più forti.
Discorso a parte per Vittorio Tracuzzi. Era stato assunto come allenatore; poi le circostanze lo hanno portato a scendere in campo. É stato protagonista di una partita capolavoro (quella con il Gira-Preti), ha alternato prestazioni modeste e di almeno due sconfitte (a Milano con il Borletti ed a Pesaro con il Benelli) è l'unico responsabile. Malgrado questi capi di accusa dal processo da noi intentatogli è uscito assolto. Perché la squadra ha vinto. Le critiche però restano e non si cancellano. Tracuzzi è un ottimo allenatore, deve però fare soltanto l'allenatore; come giocatore è stato molto bravo, oggi non può più esserlo. E non soltanto perché a 33 anni è difficile esserlo. Lui si difende sostenendo che il suo programma era soltanto quello di impostare e preparare la squadra per la stagione 1955-56; il traguardo fissato in partenza era un buon piazzamento e nulla più Specie dopo il veto all'utilizzazione di Alesini e il rientrato trasferimento di Riminucci e Porcelli. Ha ragione anche lui; però determinati errori Tracuzzi non deve commetterli. Non dovrà soprattutto commetterli nel corso del prossimo campionato.
Abbiamo lasciato intendere, più sopra, che la prova della Virtus-Minganti, non è stata convincente. È vero. All'inizio del campionato - come era avvenuto anche in quelli precedenti - parlando delle possibilità delle squadre che si allineavano al palo di partenza,dopo aver dato il solito Borletti come grande favorito e squadra da battere, avevamo ancora una volta indicato nella Virtus-Minganti la formazione dalla quale era lecito attendersi un comportamento meritorio di grandi soddisfazioni. L'inizio, meglio la prima parte del torneo, ricorderete che non fu proprio felice; destò anzi sorpresa e delusione. Fortunatamente all'incerto incedere della squadra bolognese si contrappose il "calo" formidabile del Borletti (anche lui vittima del tempo e della distanza come cinque anni prima la Virtus); contemporaneamente però si registrava la brillante "tenuta" della Triestina e quella imprevista e imprevedibile del Gira-Preti: Fu nel girone di ritorno che la Vrtus-Minganti si riprese: abbandonato lo studio curò il risultato e vi riuscì. Unico neo la sconfitta di Pesaro che ebbe la sua neutralizzazione nel contemporaneo successo del Gira-Preti sulla Triestina. Il campionato era vinto.
Adesso ha inizio il momento più difficile della Virtus-Minganti chiamata a difendere il titolo di cui si fregia, un titolo che possibilmente deve conservare. Dal movimento ina tto nel mondo cestistico è già arguibile che non si tratta di impresa facile. Tutte le squadre oggi mirano a rafforzarsi, puntando ad assicurarsi elementi di sicuro rendimento, a completare, in altre parole, i propri ranghi. Sotto questo aspetto, almeno in linea teorica, la Virtus-Minganti resta ancora la formazione più provveduta e se si tiene conto che nel prossimo ottobre potrà valersi anche di Alesini si deve pervenire alla conclusione che la squadra sarà ancora più forte. Tuttavia queste considerazioni non possono concedere ai dirigenti virtussini di dormire sonni tranquilli: l'organico-giocatori è potenzialmente forte ma non ci appare completo. E se dovesse verificarsi che il lungo Calebotta venga trattenuto dai genitori in Brasile nello schieramento virtussino il vuoto lasciato da Nino sarebbe davvero notevole. Significa pertanto che almeno di un altro ottimo giocatore - in attesa che i giovani pur promettenti maturino - la Virtus Minganti deve sentire la necessità.
Riteniamo che a questo pensino i dirigenti bianconeri e se ne preoccupino. Intanto Vittorio Tracuzzi ha già suonato la prima adunata per l'avvio della preparazione della squadra. Una preparazione lenta e metodica, destinata ad amalgamare la squadra in maniera che al "via" del prossimo campionato giunga tecnicamente pronta; fisicamente si completerà nel corso del torneo raggiungendo quel grado di forma indispensabile a tenere la distanza. Si può pertanto dedurre che tanta meticolosità sia in relazione agli oneri imposti dallo scudetto e alla ferma intenzione di non voler abbandonare la posizione raggiunta.
Non si può chiedere alla Virtus-Minganti di bissare l'impresa del Borletti; da una società però che ha assaporato le grandi soddisfazioni dei successi a ripetizione, da una società che alla distanza di cinque anni è nuovamente riuscita a fregiarsi del tricolore dei campioni, è doveroso pretendere che nulla trascuri, fin che è in tempo, perché possa mantenersi degna del titolo ed in pari tempo non tradire l'aspettativa dei suoi sostenitori e degli sportivi. Un monito che è nello stesso tempo un augurio.
Arrivederci a ottobre, campioni d'Italia.
17 APRILE 1955: IL GIRA SPINGE LE V NERE VERSO IL QUINTO TITOLO ITALIANO
di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblù - 17/04/2020
Nel 1954-55 La Virtus perde nel girone d'andata quattro volte in trasferta: a Trieste e Milano, contro due rivali per il titolo, ma anche a Venezia contro la Reyer e nella capitale contro l'AS Roma, compagini molto più lontane dalle zone di vertice. Al termine del girone d'andata la Ginnastica Triestina comanda con 16 punti, Milano e le V nere ne hanno 14, il Gira, sconfitto nel derby per 51 a 39, 13. Nel ritorno i bolognesi sponsorizzati Minganti sono costretti al pareggio a Varese, poi il 13 febbraio travolgono la squadra di Trieste per 93-48, con 37 punti di Calebotta. In testa i triestini restano a 21 punti, come pure il Gira, sconfitto a Milano dall'Olimpia Borletti che raggiunge così le due rivali; a 19 segue la Virtus, che deve però ancora recuperare le gare con l'AS Roma e la Reyer. Le due partite sono state rinviate in gennaio per la chiusura della Sala Borsa, giudicata non idonea per ospitare manifestazioni sportive, con nulla osta non rilasciato dalla competente commissione, formata dal vice questore, dal vice sindaco, dal comandante dei vigili del fuoco e da un ingegnere del genio civile. Via libera arrivato proprio alla vigilia della gara contro la squadra di Trieste. Il 13 marzo le V nere devono affrontare il Gira: gli arancioni conducono 54-52 a pochi secondi dalla fine, quando Tracuzzi ruba palla a Lucev, serve Canna che subisce fallo e trasforma i due liberi. La Ginnastica Triestina allunga a 27 punti, Gira, al secondo pareggio consecutivo, e Milano seguono a 25, poi la Virtus con 24. La domenica successiva i bolognesi recuperano la gara con la Reyer: un netto successo, firmato dai 46 punti di Calebotta, che permette ai bianconeri di scavalcare le due squadre immediatamente sopra e piazzarsi al secondo posto, a un solo punto dalla capolista. Nella giornata successiva vincono le prime due, la Virtus contro Cantù (36 punti di Calebotta), Trieste contro il fanalino di coda Junghans Venezia, mentre perdono Gira e Olimpia, a questo punto ormai, praticamente, tagliate fuori dalla lotta per il titolo. Il secondo recupero, contro l'As Roma con ancora 36 punti di Nino, permette alla Virtus, non solo di vendicare un'altra sconfitta patita nell'andata, ma soprattutto di raggiungere la vetta della classifica. Si arriva così alla penultima giornata, in programma il 17 aprile, con un solo punto di vantaggio per Bologna. In mattinata la squadra di Tracuzzi, allenatore e giocatore, cade a Pesaro, dove si gioca all'aperto, su un campo bagnato e con il sole che non aiuta la visuale. Gambini segna 17 punti, Calebotta 15, ma non basta. Nel pomeriggio il Gira fa un favore storico alla Virtus: con grande orgoglio batte la Ginnastica Triestina. Tra gli arancioni di casa spicca Lucev, triestino che poi mostrerà il suo talento anche con la V nera sul petto; Silvio, però, si fa male nel primo tempo, tuttavia continua a giocare per aiutare i compagni e i bolognesi sponsorizzati Preti vincono 80-70. Così la Virtus resta al comando della classifica e può affrontare il primo maggio l'Olimpia Borletti in Sala Borsa nell'ultima giornata, con la possibilità, vincendo, di aggiudicarsi il titolo. I bianconeri confermano la loro imbattibilità casalinga, trionfano 72-57, ancora una volta trascinati da Calebotta, autore di 22 punti. Nino con 424 punti è quarto nella classifica dei marcatori (il primo è Tonino Zorzi con 527), ma soprattutto la squadra del presidente Mezzetti può festeggiare il quinto scudetto tricolore. Anche Tracuzzi, però, ringrazia pubblicamente i giocatori del Gira, per quel decisivo aiuto di due settimane prima.
REGINA DI MAGGIO
Momenti di gloria: Virtus campione per la quinta volta l'1 maggio 1955, mentre il 2 di sette anni prima era arrivato il terzo titolo
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 01/05/2021
1947-48, ultimo campionato non a girone unico: la Virtus è nel girone B a otto squadre, con gare di andata e ritorno. I bianconeri vincono undici partite, perdono solo a Roma, Pavia e Varese e chiudono in testa con 22 punti, davanti alla Ginnastica Roma con 19. Le prime due approdano al girone finale, con Reyer Venezia e Olimpia Milano, provenienti dal girone A. La Virtus inizia bene, vince a Milano e batte la Reyer, nel giorno in cui i romani perdono in Lombardia: le V nere sono la sola squadra a punteggio pieno dopo due giornate, ma cadono nuovamente a Roma, ancora per due soli punti com'era accaduto nella prima fase e sono raggiunti in classifica, ma solo dalla squadra capitolina, perché l'Olimpia cede a Venezia. Nella giornata successiva, pareggio interno delle V nere contro i milanesi. I romani battono la Reyer e sono soli al comando. Vincendo alla palestra della Misericordia, la Virtus si mantiene a ridosso dei romani che sconfiggono i milanesi. La Ginnastica Roma deve salire a Bologna per l'ultima giornata e un solo punto divide le due formazioni: ai bolognesi serve un successo per laurearsi campioni per il terzo anno consecutivo. Si gioca in Sala Borsa il 2 maggio, con la sperimentazione del doppio arbitro, su richiesta degli ospiti: a dirigere la gara Cenni di Trieste e Testa di Torino, cronometrista Briga di Firenze. Presenti il Segretario della F.I.P., Muzi, e l'allenatore federale Van Zandt. Il primo punto è un personale di Rapini, Cerioni ribalta subito il punteggio, ma la Virtus prende un buon vantaggio e conclude il primo tempo avanti 21 a 13. Cinque canestri consecutivi della Virtus, in apertura di ripresa, lanciano le V nere, inutile il tentativo di rimonta dei romani, che escono sconfitti per 39 a 26. Grandi protagonisti Ranuzzi con 14 punti e Rapini con 11. Invasione di campo finale da parte di un pubblico entusiasta per la Virtus campione, che nella gara decisiva ha fornito la prestazione più brillante della stagione. Le cronache dell'epoca parlano di "una squadra esistita in tutto il suo complesso e che, fedele a una tradizione che così la vuole nelle prove impegnative, ha sfoderato al momento giusto quei famosi "cinque minuti" ormai celebri non solo sui campi italiani ma anche esteri. Bersani, Marinelli, Vannini e compagni possono essere più che fieri di questa nuova grande loro impresa che mantiene lustro a una tradizione cestistica bolognese".
1954-55, penultima giornata. La Virtus è al comando della classifica con un punto di vantaggio sulla Ginnastica Triestina, più indietro i concittadini del Gira e l'Olimpia Borletti, che hanno combattuto a lungo nelle prime posizioni, ma sono ormai tagliate fuori dalla lotta per il titolo. In mattinata le V nere cadono a Pesaro, su un campo all'aperto, bagnato, con il sole negli occhi, ma nel pomeriggio il Gira fa un grande favore alla Virtus battendo i triestini. Si arriva così all'ultima giornata: in Sala Borsa le V nere devono affrontare l'Olimpia, reduce da cinque titoli consecutivi, ma ormai destinata a cedere il passo. La Virtus Minganti è pronta a ritornare campione dopo i quattro titoli vinti dal 1946 al 1949, ma deve sconfiggere l'orgoglio dei milanesi. In panchina Tracuzzi, un genio del basket, capace di escogitare tattiche pregevoli. Con lui alla guida, nel doppio ruolo di allenatore e giocatore, raggiungono il massimo livello Canna e Gambini, ma soprattutto esplode il lungo Calebotta. La zona bianconera trova un prezioso punto di riferimento nel suo gigante, che in attacco si sblocca, sino a risultare il quarto marcatore del campionato con 424 punti (il primo è Tonino Zorzi). Dopo Calebotta, i migliori realizzatori in bianconero sono Canna (247), Gambini (209), Rizzi (136) e Zia (111). Solo 39 ne realizza Tracuzzi, che è però il regista dell'impresa. L'allenatore bianconero guida una Virtus rinnovata: non ci sono più i vecchi campioni, Bersani, Ferriani, Ranuzzi e i fratelli Zucchi; del gruppo storico restano solo Carlo Negroni, il capitano, e Rapini, che gioca solo il girone d'andata. L'acquisto di maggior risalto, Alesini da Varese, provoca un caso fra le due società e il giocatore deve restare fermo per un anno. In sostanza, i due soli volti nuovi risultano Zia, proveniente dall'Italia Gradisca e Rizzi, dalla concittadina Oare. Non proprio le migliori prospettive per puntare allo scudetto. Invece in quel primo maggio il titolo è lì a portata di mano. Le V nere, spinte da un pubblico caldissimo, dominano, 72-57 il risultato finale, con 22 punti di Calebotta e 16 di Gambini. Così Tracuzzi descrisse quell'annata: "Facevamo tre o quattro allenamenti alla settimana per otto ore complessive, con pochi palloni. Tecnicamente il nostro basket era apprezzabile: c'era una buona predisposizione al rimbalzo (in allenamento i palloni non bastavano per tutti e bisognava cercarseli ad ogni costo), poi facevamo una 1-3-1 molto lunga. In attacco c'erano giochi a due, a tre, sfruttavamo molto la statura di Calebotta".
Passaggio di consegne nel 1955 (foto fornita da Andrea Corsini)
PASSAGGIO DI CONSEGNE
Il primo maggio del 1955 era una domenica e, tra i tanti appuntamenti sportivi, si sarebbe disputata l’ultima partita del campionato di pallacanestro.
La Virtus Minganti Bologna affrontava l’Olimpia Borletti Milano, con la possibilità, in caso di vittoria, di conquistare il quinto scudetto della propria storia, interrompendo il dominio ininterrotto dei milanesi che durava proprio da un quinquennio.
La Virtus Bologna, in quel tempo, giocava in uno stupendo campo al coperto, situato nel pieno centro storico, a pochi passi dalle Due Torri, chiamato “Sala Borsa”, perché durante la settimana era la cattedrale degli affari degli agenti di cambio, ed era architettata in verticale con le gallerie, le balaustre attorno ed il pavimento piastrellato. Era una struttura unica, nella quale il battimani dei tifosi trovava una cassa di risonanza così intensa che gli avversari ne uscivano sempre intimoriti e quindi battuti.
Come avvenne proprio quel primo maggio 1955, quando i milanesi, consapevoli dell’inevitabile sconfitta, tramite Meo Romanutti, il loro giocatore più rappresentativo, donarono al Presidente della Virtus Bologna questo meraviglioso scudetto ricamato, sfilato da una delle maglie dei campioni in carica.
VIRTUS - GIRA 51-39
di Ezio Liporesi - 28/11/2021
28 novembre 1954. Si gioca l'ottava giornata e in Sala Borsa è in programma il derby Virtus - Gira. Per la tredicesima volta le due squadre s'incontrano in campionato e, dopo otto vittorie bianconere, il Gira ha vinto tre degli ultimi quattro derby, due dei quali nel campionato precedente quando si è preso anche la supremazia cittadina in classifica con il secondo posto a 38 punti, contro i 28 della Virtus, giunta terza. Ora la Virtus è guidata da Tracuzzi, allenatore giocatore. La gara finisce 51 a 39 per le V Nere, con 18 punti di Rapini e 17 di Calebotta tra i bianconeri, 15 di Mascioni e 10 di Lucev per gli arancioni. Il Gira sarà ancora sulla strada della Virtus in quel campionato e sempre felicemente. Il 13 marzo c'è la gara di ritorno e gli arancioni conducono 54-52 a pochi secondi dalla fine, quando Tracuzzi ruba palla a Lucev, serve Canna che subisce fallo e trasforma i due liberi, parità e un punto buono per la classifica. La Ginnastica Triestina allunga a 27 punti, Gira, al secondo pareggio consecutivo, e Milano seguono a 25, poi la Virtus con 24. La domenica successiva i bolognesi recuperano la gara con la Reyer: un netto successo, firmato dai 46 punti di Calebotta, che permette ai bianconeri di scavalcare le due squadre immediatamente sopra e piazzarsi al secondo posto, a un solo punto dalla capolista. Nella giornata seguente vincono le prime due, la Virtus contro Cantù (36 punti di un immenso Calebotta), Trieste contro il fanalino di coda Junghans Venezia, mentre perdono Gira e Olimpia, a questo punto ormai, praticamente, tagliate fuori dalla lotta per il titolo. Il secondo recupero, contro l'As Roma con ancora 36 punti di Nino, permette alla Virtus di raggiungere la vetta della classifica. Si arriva così alla penultima giornata, in programma il 17 aprile, con un solo punto di vantaggio per Bologna. In mattinata la Virtus perde a Pesaro, dove si gioca all'aperto, su un campo bagnato e con il sole che non aiuta la visuale. Gambini segna 17 punti, Calebotta 15, ma non basta. Nel pomeriggio il Gira fa un favore storico alla Virtus: con grande orgoglio batte la Ginnastica Triestina. Tra gli arancioni di casa spicca Lucev, triestino che poi mostrerà il suo talento anche con la V nera sul petto; Silvio, però, si fa male nel primo tempo, tuttavia continua stoicamente a giocare per aiutare i compagni e i bolognesi vincono 80-70. Così la Virtus resta al comando della classifica e può affrontare il primo maggio l'Olimpia Borletti in Sala Borsa nell'ultima giornata, con la possibilità, vincendo, di aggiudicarsi il titolo. I bianconeri confermano la loro imbattibilità casalinga, trionfano 72-57, trascinati da Calebotta autore di 22 punti e vincono il quinto scudetto. È il primo maggio 1955 e le V Nere riconquistano il titolo dopo sei anni.
Virtus 51: Battilani, Rapini 18, Borghi, Calebotta 17, Canna 6, Gambini 4, Carlo Negroni, Rizzi, Tracuzzi 5, Zia 1.
Gira 39: Mascioni 15, Bongiovanni 3, Macoratti 8, Lucev 10, Di Cera 1, Fontanesi, Presca, Garbellini 2, Cappelletti, Locci.
UN DERBY DA X
13 marzo 1955. Sessantasette anni fa il primo eunico pareggio tra Virtus e Gira, e più in generale l'ultimo in campionato e in Sala Borsa per i bianconeri
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 13/03/2022
Dopo 10 vittorie della V nere e 3 dei Girini, il 13 marzo 1955, per la prima volta il derby Virtus - Gira termina in pareggio e rimarrà l'unica volta in 37 edizioni di campionato. Con arbitri Sussi di Livorno e Luglini di Monfalcone, il primo tempo registra un certo equilibrio di azioni. La Virtus affronta l'avversario con l'arma dei tiri piazzati (Zia è in gran forma e insacca di precisione). Al sesto minuto entra Tracuzzi e movimenta il gioco. Nella ripresa la Virtus trova continuità e al sesto ha cinque punti di vantaggio, al decimo il divario è n doppia cifra, 47-37, la Virtus rallenta e in tre minuti il Gira si fa sotto pericolosamente, 47-46. Un minuto dopo parità a quota 48. Al 15' e al 16' il punteggio è ancora in equilibrio. Entra Tracuzzi ma le cose non cambiano. Sul 50 pari si entra nei tre minuti finali. Gira in vantaggio con Lucev, ma Canna pareggia in contropiede. Mancano venti secondi, ma Garbellini segna dalla media distanza, ma poco dopo Canna subisce fallo sotto canestro ed è freddissimo nei liberi. Sfuma la possibilità di vincere per il Gira che tornerà al successo contro la Virtus in campionato solo nella poule di classificazione per i playoff del 1977, dopo averne persi diciassette. Con il pareggio di quel 13 marzo la Virtus continuò la sua marcia verso lo scudetto, il suo quinto. Non fu solo l'unico pareggio tra Virtus e Gira, ma l'unico in un derby con le V nere in campo e anche l'ultimo pareggio della Virtus in campionato e in Sala Borsa (nelle coppe per questioni di differenza canestri qualche pareggio in seguito c'è stato, l'ultimo a Le Mans il 5 marzo 2019 in Champions League). Infatti la conclusione senza vincitori né vinti durerà nel massimo campionato solo per il termine di quel torneo e per quello successivo. Poi, in concomitanza con il trasferimento del campo di casa dalla Sala Borsa di via Ugo Bassi al Palazzo dello Sport in Piazza Azzarita, fu abolito il pareggio e in caso di parità al quarantesimo minuto fu introdotto il tempo supplementare di cinque minuti, da giocarsi ad oltranza in caso di ulteriore parità. Curiosamente la prima gara che vide la Virtus impegnata nel tempo supplementare fu ancora un Virtus Gira terminato 45 a 42 nella seconda giornata del campionato 1956/57. La Virtus poi si troverà ovviamente a giocare i tempi supplementari in tante occasioni con un record di tre verificatosi ben tre volte: in Snaidero Udine - Virtus 84 a 78 del 2 febbraio 1969, Virtus Vanoli Cremona 116-100 del 26 dicembre 2010 e Virtus - Enel Brindisi 115-109 del 24 gennaio 2016.
UNA MEDAGLIA DEL COMUNE AI CESTISTI DELLA VIRTUS-MINGANTI
Offerta dal Sindaco di Bologna
Stadio - 20/07/1955
Ieri pomeriggio, nella Residenza municipale, il Sindaco di Bologna on. Dozza ha ricevuto la squadra di pallacanestro della Virtus-Minganti neo campione d'Italia. Ai giocatori, dopo aver ricordato i suoi trascorsi atletici quale tesserato della Virtus, il Sindaco esprimendo il suo compiacimento e quello della cittadinanza, ha offerto ai giocatori una medaglia ricordo del Comune. Ha ringraziato il presidente della Virtus-Minganti, comm. Mezzetti, che ha fatto omaggio all'on. Dozza di una fiamma sociale. Ha inoltre parlato l'avv. Crocioni, ex cestista, che si è dimostrato particolarmente lieto per la vittoria virtussina la quale ribadisce il prestigio del basket petroniano. Alla simpatica riunione hanno partecipato inoltre gli assessori comunali in sede e numerosi dirigenti della Virtus-Minganti.
6 ottobre 1955: il presidente della Provincia avv. Vighi premia il presidente della Virtus comm. Agostino Mezzetti con una coppa per la vittoria del campionato (foto reperita su Stadio)
VIRTUS - GINNASTICA TRIESTINA 93-48 - 13 FEBBRAIO 1955
di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 13/02/2024
Il 13 febbraio si ritorna finalmente in Sala Borsa. In gennaio era stata giudicata non idonea per effettuare manifestazioni sportive, non avendo il nulla osta rilasciato dalla competente commissione formata dal vice questore, dal vice sindaco, dal comandante dei vigili del fuoco e da un ingegnere del genio civile. Le partite con Reyer Venezia del 16 gennaio e contro l'A.S. Roma della domenica successiva furono rinviate e recuperate in seguito. Verso la fine del mese la situazione si sbloccò e l'impianto viene riaperto, per una capienza massima di 1050 persone (corrispondente al 35% del numero 3000, che erano gli spettatori presenti ad impianto stracolmo). Il ritorno è in occasione dello scontro al vertice con la Ginnastica Triestina. Ci si aspetta una gara combattuta invece si assiste a una delle più grandi partite delle V nere mai disputate in via Ugo Bassi. Triestini annientati, nonostante il prodigarsi del giovane Pieri, presentatosi con un cerotto sul naso e una caviglia in disordine, ma autore di 18 punti. Già all'intervallo la Virtus è avanti 53 a 28. Nella ripresa Tracuzzi opera qualche cambio e i bianconeri rallentano un po' per poi accelerare di nuovo nel finale fino al 93-48. Strepitoso Calebotta, autore di 37 punti, molto bene anche Canna con 16, mentre Tracuzzi ha potuto restare in panchina a godersi lo spettacolo. Le cronache dell'epoca elogiano anche gli arbitri Dina di Roma e Bortolami di Padova, "oculati e perspicaci senza neppure trascurare la regola del vantaggio". Per capire l'importanza di quella gara basta specificare che la Virtus il primo maggio battendo l'Olimpia Milano si laureò per la quinta volta campione d'Italia, con un punto di vantaggio sulla Ginnastica Triestina.
Virtus: Battilani, Di Federico, Borghi 7, Calebotta 37, Canna 16, Gambini 12, Negroni 6, Tracuzzi, Rizzi 7, Zia 8.
Ginnastica Triestina: Damiani 10, Natali 2, Salich 3, Bizzarro 9, Pieri 18, Porcelli 4, Moscheni, D'Iorio, Magrini 2, Carbonini.
Arbitri: Bortolami di Padova e Dina di Roma.
VIRTUS - OLIMPIA E ARRIVA IL QUINTO SCUDETTO
Campionato 1954/55. Penultima giornata in programma il 17 aprile. La Virtus ci arriva con un punto di vantaggio sulla Ginnastica Triestina, battuta un paio di mesi prima in Sala Borsa per 93-48, in quella che viene giudicata la più bella partita disputata dalle V nere nello storico impianto situato nel centro di Bologna, dove pure la Virtus ha vinto cinque scudetti, dal 1947 al 1949, nel 1955 e nel 1956, ma ha anche stabilito record notevoli, come le trentacinque partite casalinghe consecutive vinte tra il 1949/50 e il 1952/53. La Virtus gioca a Pesaro, in una fredda mattinata e, almeno per la prima parte di gara, sotto la pioggia. Buona partenza bianconera, 2-6 e 4-8, poi parziale locale di 6-0 e vantaggio interno, 10-8. Bolognesi avanti ancora un paio di volte di un punto, poi Pesaro prende il comando delle operazioni. All'intervallo 21-18. La forbice si allarga fino ai dodici punti, sul 39-27, poi ancora sul 43-31. Il 54-44, poi il 58-49 sembrano già sentenze, anche se la Virtus prova una reazione, ma tardiva, finisce 60-56. Migliore tra i bolognesi Gambini, 17 punti, poi ci sono i 15 di Calebotta (che forse si sarebbe dovuto sfruttare di più nel primo tempo bagnato) e i 10 di Canna. Nel pomeriggio il Gira fa un favore storico alla Virtus: con grande orgoglio batte la Ginnastica Triestina. Tra gli arancioni di casa spicca Lucev, triestino che poi mostrerà il suo talento anche con la V nera sul petto; Silvio, però, si fa male nel primo tempo, tuttavia continua a giocare per aiutare i compagni e i bolognesi sponsorizzati Preti vincono 80-70. Così la Virtus resta al comando della classifica e può affrontare il primo maggio l'Olimpia Borletti in Sala Borsa nell'ultima giornata, con la possibilità, vincendo, di aggiudicarsi il titolo. Parte bene Bologna, 11-4, ma Milano pareggia subito a quota 13. Gli ospiti vanno anche sopra 23-27 e sono ancora avanti all'intervallo, 33-34. L'inizio del secondo tempo è uno dei momenti più esaltanti dei tempi della Sala Borsa e della storia bianconera: un parziale di 16-0 porta la Virtus sul 49-34 davanti a una platea scatenata. Il resto ha poca storia, il divario tocca i 18 punti sul 62-44 e la gara termina 72-57. I bianconeri confermano la loro imbattibilità casalinga, con 22 punti di Calebotta, 16 di Gambini, 12 di Zia, 10 di Canna, 6 di Rizzi e Negroni. Proprio Carlito, autorevole, scattante, mai domo, con le sue partenze in palleggio ha portato lo scompiglio nella difesa tre-due del Borletti. Tutta la squadra fornisce, però, una prova corale e convincente, A più riprese il pubblico invoca l'ingresso in campo di Tracuzzi, ma l'allenatore-giocatore non vuole togliere la ribalta ai suoi ragazzi. Calebotta con 424 punti è quarto nella classifica dei marcatori, ma soprattutto la squadra del presidente Mezzetti può festeggiare il quinto scudetto tricolore. Così Tracuzzi, che ringraziò anche il Gira, descrisse quell'annata: "Facevamo tre o quattro allenamenti alla settimana per otto ore complessive, con pochi palloni. Tecnicamente il nostro basket era apprezzabile: c'era una buona predisposizione al rimbalzo (in allenamento i palloni non bastavano per tutti e bisognava cercarseli ad ogni costo), poi facevamo una 1-3-1 molto lunga. In attacco c'erano giochi a due, a tre, sfruttavamo molto la statura di Calebotta".