VALERIO AMOROSO

Valerio Amoroso in penetrazione sotto gli occhi di coach Lardo (foto tratta da www.virtus.it)

 

nato a: Cercola (NA)

il: 26/09/1980

altezza: 204

ruolo: ala/centro

numero di maglia: 24

Stagioni alla Virtus: 2010/11

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

LA VIRTUS HA UNA STORIA SPECIALE

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 21/08/2010

 

Valerio Amoroso, il ritorno. Già, perché Valerio, originario di Cercola (Napoli), BasketCity l'aveva già vissuta nel 2003, quando indossò la maglia della Virtus 1934.

Amoroso, com'è Bologna?

Sempre la stessa, anche se oggi la vivo in un modo diverso.

Perché?

La '34 era un'altra Virtus. BasketCity alla fine l'ho vissuta poco, perché per un motivo o per un altro eravamo una ruota di scorta.

 E adesso?

Questa è la Virtus.

 Sette anni fa, però, l'esperienza fu positiva?

Sì, tracce di Virtus ce n'erano. C'era Giordano Consolini e c'era il professor Enzo Grandi. È stata un'esperienza che mi è servita, per capire la storia di questa città, del suo amore per la pallacanestro.

La leggenda narra che lei abbia accettato di guadagnare meno.

Non è una leggenda, è tutto vero. Venendo alla Virtus guadagnerò meno. Ma l'ingaggio non è tutto. Sono sicuro che avrò la possibilità di guadagnare in altri ambiti. Qua posso crescere. Ho giocato in tutte le categorie, mi mancava una squadra di altissimo livello. Ora ci sono.

 Da Teramo arriverà Poeta.

Peppe mi darà una mano, lo conosco da una vita.

Capobianco, suo ex coach, disse che era impossibile, per lui, capire cosa lei avrebbe combinato in campo guardandola in faccia.

Beh, in campo nemmeno io ho la possibilità di guardarmi in faccia. E qualche volta finisco per essere imprevedibile. E dopo qualche buona giocata tendo a strafare.

Problemi di equilibrio?

No, gioco a basket da quando avevo quattro anni. L'equilibrio c'è. Ho bisogno di sentirmi coinvolto, di avere il pallone tra le mani.

Un pallone per lei, un altro per Poeta: le regole lo impediscono.

Con Peppe ci siamo fatti qualche bella litigata agli inizi. Ora sa come sfruttarmi nel migliore dei modi.

Tanjevic, ai tempi della Nazionale, aveva usato un'etichetta piuttosto forte per lei.

Era un modo per sdrammatizzare. Pesavo 125 chili. Troppo.

Il suo peso forma?

Sui 113-115. Ora sono 115.

Sarà il Barkley bianconero?

Sarò me stesso. Non sono un fenomeno, ma dove non arriva la tecnica metto cuore e grinta.

Le manca la Nazionale?

Certo. Ma Pianigiani, che ha fatto delle scelte, merita rispetto perché in questi anni ha dimostrato di essere vincente. Resto un tifoso: se l'Italia perde mi piange il cuore.

L'Italia è una porta chiusa?

Mi auguro di poter rientrare. Tocca a me dimostrare qualcosa. Ora penso alla Virtus e basta. Ho fatto bene a Montegranaro e a Teramo. Ma sono alla Virtus. E la Virtus è la mia Nazionale.

Prima impressione su Lardo.

È simpatico.

Risposta quasi scontata.

No, mi piace, perché è un coach che ti parla in faccia. È diretto.

Più difficile tenere a bada un patron come Sabatini.

Con lui, in passato, ho scherzato spesso. L'impressione è ottima. Magari ci sarà qualche scaramuccia, ma con me è sempre stato super.

Qual è l'obiettivo Virtus?

Non conosco ancora tutti, ma ho capito il meccanismo. Qua funziona tutto: faremo bene.

La Virtus è l'anti Siena?

È un'etichetta che porta sfiga. Magari qualche scherzetto ai campioni lo giocheremo.

Il basket italiano è ammalato?

Non sta benissimo. Soprattutto nelle serie minori. Mio fratello Francesco si lamenta. Un giorno, spero tardi, ci finirò anch'io. In un torneo più italiano.

La Virtus l'ha convinta con un look più italico?

La Virtus mi ha convinto subito. Poi un gruppo italiano mi piace di più. Nulla da dire su comunitari ed extra. Ne ho conosciuti tanti, bravi e simpatici. Ma sono troppi. Questo è il campionato italiano.

Ha giocato al PalaDozza, sarà di casa alla FuturStation.

Il PalaDozza è bellissimo. Ma l'effetto della Futurshow Station, in Coppa Italia, è stato da brividi. Anche se per me c'erano solo fischi.

Perché?

Mi sono sempre preso i fischi dei tifosi avversari, ovunque giocassi.

Questo la spaventa?

Se così fosse non sarei Valerio Amoroso.

I fischi di ieri, a Casalecchio, si trasformeranno in applausi.

Sono curioso di scoprire l'effetto che fa. Dovrebbe essere piacevole.

QUESTA È LA MIA VIRTUS

di Francesco Forni - La Repubblica - 08/10/2012

 

Adesso sta dalla parte giusta per provare a vincere qualcosa. Valerio Amoroso, 30 anni appena compiuti e soprattutto la bacheca tutta da riempire, a Bologna era già stato nel 2003, ma in B-1 con la Virtus 1934, che mai decollò. «Abitavo a Borgo Panigale, ma fuori dal campo non la vissi bene, chiuso in me stesso. Però imparai molto come giocatore, grazie a Consolini presi fiducia».

È tornato dopo sette anni, stavolta la porta è quella principale, la Virtus vera. «Questa società deve tornare a vincere, e io non ho mai vinto niente. Ci siamo trovati. Sabatini mi ha convinto in fretta, prendo meno soldi che a Teramo. Potevo aspettare, ma voglio giocare per vincere, essere grande in una grande squadra. La gavetta l'ho fatta, su e giù, anzi a trenta anni sono il più vecchio di questa Virtus. La base c'è, ragazzi di talento. E se non sarà quest' anno, prima o poi questo gruppo ce la farà. E io credo di poter dare una mano».

Amoroso s'è formato sognando la grande Virtus. «Ginobili, Jaric e soprattutto Smodis, impossibile non tifare per loro. Sono stati sul tetto d'Europa. Matjaz è stato un riferimento, poi Stonerook, anche se quando l'ho affrontato m'è diventato subito antipatico». Amoroso fa rima con estroso e anche se il basket è sport di squadra, a lui piace buttarla sul personale. «Conosco i trucchi. Con mio fratello Francesco - due anni più grande, gioca a Latina in A dilettanti, ndr - ci siamo massacrati per anni a San Sebastiano al Vesuvio. Squarciavamo la tensostruttura ed entravamo di soppiatto, giocando per ore, provando a fare ogni boiata possibile. Non mi frega nessuno».

E infatti è stato due volte campione italiano di uno contro uno, il Nike Battleground, l'ultima nel 2004. «In finale sconfissi Belinelli. Ho il culo più pesante, lo portavo vicino a canestro e a quel punto vincevo io. A premiarmi c'era proprio Manu Ginobili, lui tifava per Marco. Dalla mia parte c'era Vince Carter, la stella NBA». Amoroso è questo, uno che dà tutto anche a costo, talvolta, di non piacere. Caliente, anche troppo. Su Facebook sono 137 gli iscritti al gruppo "Io odio Valerio Amoroso". In campo sa farsi rispettare. «Ho appena visto 'Benvenuti al Sud', è il mio film. Sarei stato perfetto nell'interpretare quello che molla una 'pizza' a Bisio che all'inizio fa lo sbruffone...».

È uno da pugni alzati, lo sa Anagoyne, suo compagno a Montegranaro nel 2007. «Ma quella scazzottata - disse poco dopo - mi è servita, mi ha cambiato». Gli rimane il cruccio della Nazionale, solo accarezzata. «Recalcati mi diede fiducia, ma ho partecipato solo a delle qualificazioni. Se fossi un c.t. in effetti farei fatica a chiamarmi, ho bisogno di palloni, di minuti e di entrare nel gioco. Nel mio ruolo, il secondo lungo, c'è tanta concorrenza: chiamerei qualcuno in grado, se necessario, di adattarsi alla panchina».

Intanto ha preso casa vicino al Giardini Margherita: «Un posto super, anche se sin qui fra tra ritiri e preparazione, ho avuto poco tempo per guardarmi intorno, ma se entro in un bar faccio amicizia in fretta». Con Poeta, il feeling è antico: «Eravamo insieme a Battipaglia, ci conosciamo da sempre. Sa dove trovarmi». In campo e fuori, dove Amoroso riesce a guardare oltre il canestro. «Metto la faccia, per ora solo quella, in "Trame africane', una onlus di un mio amico, Pasquale Coppola, che cerca di dare una mano ai ragazzi del Kenia, provando a portare loro educazione sanitaria, istruzione e formazione al lavoro».


 

Amoroso elude la sorveglianza di Nicolò Melli (foto tratta da www.virtus.it)

DIETROFRONT. AMOROSO: «NESSUN CASO. QUANDO PERDO MI ARRABBIO»

di Massimo Selleri - Il Resto del Carlino - 25/01/2011

 

Ultimamente le dichiarazioni del lungo campano sono state molto pepate, sia che avvenissero tra il primo e il secondo tempo durante le dirette di Sky, sia che fossero rilasciate nell’immediato dopopartita. Come è successo anche a Cantù.
"Io sono uno a cui non piace perdere - spiega Amoroso - quando non vinco sono molto arrabbiato e magari dico cose che non sempre vengono capite. Abbiamo giocato male, questo è stato sotto gli occhi di tutti e quindi non abbiamo messo in pratica quello che avevamo preparato per questa gara. Vorrei sempre vincere e quando non succede perdo un po' la mia diplomazia. Posso, però assicurare che non c’è nessun caso".
Tutto questo in coda alle ultime otto gare della Virtus, che sono state tutt’altro che facili: l’assenza di Kemp fuggito negli Stati Uniti va sommata ai tanti infortuni che hanno limitato il rendimento della squadra, pesando sulle gambe di alcuni giocatori fra i quali proprio Amoroso. Per la verità, domenica a Cantù la Canadian Solar era quasi al completo: all’appello mancava solo Rivers il cui nulla osta è arrivato ieri. Ma questo non è servito a riparare la V nera dagli schiaffoni dei brianzoli.
Da lì, il commento salace di Amoroso:
"Tante cose in squadra non hanno funzionato".
Non è tutto. Gli spifferi che escono dallo spogliatoio raccontano di un rapporto teso fra Amoroso e coach Lardo.
"Credo che in questo ci sia tanta leggenda - prosegue il giocatore - perché anche in passato i rapporti con i coach che mi hanno allenato sono sempre stato particolari. Penso che a tutti i giocatori sia capitato di avere confronti anche duri con la propria panchina, per come sono fatto io dico sempre quello che penso anche se può risultare scomodo, ma mantengo sempre il rispetto dei ruoli. Penso che questo sia capitato a tutti i miei colleghi. Io con Lardo ho un rapporto normale, lui chiede e io eseguo".
Insomma, una convivenza e non un amore.
"L’allenatore non può essere il miglior amico di un giocatore, ma questo non significa che non ci sia un’intesa, avere un confronto non significa rompere - dice Amoroso - Ribadisco di essere una persona che dice sempre quello che pensa e che non ci sta a perdere. Per vincere nella pallacanestro bisogna giocare di squadra e seguire l’allenatore".
Questione rientrata, o mai iniziata a sentire il diretto interessato, anche se Amoroso non sta rendendo come nelle passate stagioni e il problema potrebbe essere squisitamente tecnico. Quando è arrivato, l’ex lungo di Teramo si aspettava di giocare più lontano da canestro, poi l’ingaggio di Martinoni l’ha relegato per lo più nel ruolo di secondo centro, spesso come cambio di Homan.
"Non credo sia una questione tecnica quanto il fatto che per la prima volta in carriera gioco in un grande club. Forse è questo il problema, ma io sono contento di stare qui, non ho mai pensato di andarmene e non ho problemi con nessuno dei miei compagni né con il mio allenatore. Possono esserci delle incomprensioni, ad esempio ho rivisto la telecronaca di Sky e ascoltando i commenti ho capito che certi miei atteggiamenti sono stati fraintesi. Può succedere e devo io starci attento perché in futuro non avvenga".
Anche per il patron Claudio Sabatini problemi non ce ne sono.
"Valerio è una persona che a me piace perché dice sempre quello che pensa e non fa tanti giri di parole, racconta il patron bianconero. Mi fa piacere che si sia arrabbiato dopo la sconfitta di Cantù, perché significa che ci tiene parecchio e non vuole fare figuracce. Non sta giocando bene e forse dovrebbe avere più pazienza, ma queste sono tutte cose che si possono superare con il lavoro in palestra".
La Virtus, infatti, si attendeva qualcosa di più da Amoroso, che l’anno scorso a Teramo stava meno in campo ma aveva cifre migliori, mentre quest’anno con la maglia bianconera, a fronte di un maggior minutaggio, offre prestazioni inferiori. La squadra allenata da Lardo qualcosa sotto canestro paga e lo si vede soprattutto quando Homan è in giornata no. Per ridurre i minutaggi ci sarebbe bisogno anche del miglior Martinoni che, però, fino a qui, non ha risposto molte volte presente.

 

AMOROSO FUORI SQUADRA, NON GIOCA PIU'

di Francesco Forni - La Repubblica - 03/05/2011

 

Sarà anche deciso a dar via la baracca, e a non saperne più, di arene ed omacci, ma voglia di far ordine dentro casa Claudio Sabatini ne ha ancora. A costo di lasciare la Virtus in costante ebollizione, e con un uomo in meno, per adesso, sulla soglia degli 80' che decideranno la stagione. "Per Amoroso la stagione è finita", questa la parola del capo ieri mattina, dopo la cacciata, prima dell'allenamento, del lungo campano. Fuori dal campo e fuori dalla Virtus. Uno in meno, per la volata finale e per i possibili play-off. Il primo acquisto estivo ha piantato la grana, di fatto accorciando l'organico di una Canadian già ballerina sotto canestro. Le lavate di capo di domenica, gli "shampoo" evocati da Sabatini in spogliatoio nel dopo gara, non sono bastate. L'epilogo è stato duro.

Amoroso, in campo contro Biella per 4' sconclusionati, era stato subito insofferente ai richiami di Lardo, mimando anche un "vaffa" dopo un rimbrotto. Ha poi tracimato nelle budella del palazzo. "In tre o quattro sono andati a trattenerlo, voleva scagliarsi contro l'allenatore - dichiara Sabatini -. Sono stati momenti concitati, però poteva ancora ricucirla". E lunedì s'era provato, infatti, di imbastire una tregua. "Parlando col suo procuratore Ciafardoni, eravamo rimasti che doveva presentarsi in mattinata all'allenamento, per chiedere scusa all'allenatore e ai compagni. Appuntamento alle 10 in punto, per rimettere le cose a posto, Valerio è arrivato con 35' di ritardo, dicendo che s'era addormentato. Tra l'altro, non è stata la sua prima volta fuori tempo massimo. Da un professionista certe cose non le tollero. E soprattutto non s'è rivolto a Lardo col dovuto rispetto, non ha fatto ammenda come avrebbe dovuto".
Scuse alla squadra, insomma, non al coach. E a quel punto, anche ad alta voce, è intervenuto il proprietario. "Semplice. Gli ho indicato la porta. Con noi ha chiuso, non ci si comporta così. È fuori squadra e vedremo come farlo allenare, perché rimarrà comunque a disposizione, senza aggregarsi al gruppo. Amoroso è un giocatore di estro, l'abbiamo preso appena abbiamo potuto. Mi spiace, ma questo è ciò che s'è meritato".

Amoroso, due volte campione nazionale di "one on one", non è mai decollato in bianconero, infilando una stagione coi peggiori numeri (8 punti di media, 24% da tre) da quando è tornato in A, nel 2006. Eppure, ha giocato poco meno che a Teramo e Montegranaro (27' in Virtus, 29' altrove), non nascondendo insofferenza per l'impiego e il ruolo. La Virtus ci perde in ogni caso un lungo, e la domanda è immediata: Homan, Sanikidze e Martinoni possono garantire sufficiente copertura? Sabatini non ne è sicuro e proverà a puntellare. "Cerchiamo un cambio per il pivot, che possa dare respiro a Jared. Un "5" passaportato italiano, per finire la stagione".

Lardo, Sabatini e Amoroso prima che i rapporti si deteriorassero. A destra l'amico Poeta.

AMOROSO PARTE: CONTRATTO RISOLTO

di Lu. Bor. - La Repubblica - 18/05/2011

 

Le strade della Virtus e di Valerio Amoroso si dividono. La società ha risolto il contratto col giocatore, fuori rosa dallo scorso 3 maggio: contro Biella, Amoroso aveva contestato il coach Lardo, reo di avergli concesso solo pochi minuti. Lo screzio era continuato nel dopo gara, poi non sono arrivate le scuse del lungo campano, che anzi si era presentato in ritardo all' appuntamento per la riconciliazione. Domani, intanto, la Vu è in campo a Siena per la prima gara dei play-off.

 

LETTERA APERTA A VALERIO AMOROSO

di Franco Montorro - www.basketnet.it - 30/11/2012

 

Caro Valerio,

per una volta si possono mettere da parte anche i doveri professionali che impongono distacco e oggettività. Non è questo il caso, perché faccio comunque fatica a contenere la delusione e, scusa, l'arrabbiatura (eufemismo). Dunque non mi rivolgo a te da giornalista, anche se fatico a trovare un ruolo-etichetta: non come fossi un padre e nemmeno un fratello maggiore, quei 20 anni che ho in più di te al massimo potrebbero farmi indossare i panni dello zio saggio. Il problema è che a Bologna "zio" è l'appellativo per quei signori di mezz'età, ma da sempre grigi, anonimi, sempre un giro in ritardo.

Allora, prendi queste righe semplicemente come lo sfogo di un amico che non te le manda a dire e può permettersi di dirti: "Ehi, ma sei matto?".

Hai fatto una cavolata e non è la prima volta, sbattendo la porta a Pesaro e andandotene via. Era già successo a Bologna sponda Virtus, quando perfino l'inflessibile Claudio Sabatini ti aveva chiesto di ripensarci. Ed anche il tuo rapporto con la Nazionale, ammettilo, lo hai compromesso tu. Non mi interessano le ragioni del tuo comportamento, mi basterebbe che tu - re dell'1 contro 1 - capissi che 1 contro 5 o più non si va da nessuna parte.

Non ti sto dicendo di no seguire più il cuore, ma di provare a capire, per la prima volta e finalmente, che fare parte di un sistema non significa rinunciare alla propria libertà e che la vittoria più bella per te sarebbe quella di comprendere che la tua grandissima passione per la pallacanestro non ti deve portare ad essere, senti che ossimoro, "un talebano della libertà".

Tu sei, mi dicono un Dottor Jekyll e Mister Hyde. Perché conosco e apprezzo il tuo essere giocatore, ma pare che tu durante ogni trattativa di mercato sia pignolo chiosatore di ogni virgola e di ogni centesimo di contratto. Firmato il quale ti trasformi, te ne freghi anche del vil ldenaro, ma pretendi in maniera sanguigna di vivere di basket 24 ore su 24 e inizi ad essere certosino ecritico nei confronti di chi non fa come te. Ti sbatti e vorresti abbattere quelli che si allenano timbrando il cartellino e gli stranieri a gettone che guardano il tabellino. Ti irriti, ti agiti e ti senti incompreso, vorresti scappare in un playground ma finisci per trovarti ad essere sempre da solo e finisce presto il gusto di tirare a canestro, andare a recuperare la palla, tirare ancora...

Io non ti chiedo, da amico, di scendere a compromessi, ma di indirizzare meglio questa tua "fottuta rabbia". Non sei un genio incompreso, non sei un folle visionario, non sei un brocco che reclama spazi immeritati. Sei quello che "presenta" il tuo nome, perché come dicevano i latini "nomen omen", nel nome di ognuno c'è il suo detino. Ed allora, Valerio, significa essere forte e vigoroso. Ma il cognome, lo divido io in due parti: "Amo" e c'è questa grandissima passione per la pallacanestro, viscerale. E sbagliare, anche. "Roso": quel tarlo che ti lavora dentro e che ad un certo punto, in maniera ricorrente, ti fa dare un calcio a tutto e mandarlo all'aria.

Ripensaci. Con Pesaro non c'è, credo, più niente da fare. Ma tu hai ancora molto da dare e te lo chiedo per favore, sicuro che la mia non è una voce isolata: cambia modo di vivere il basket. Altrimenti alla tua amata pallacanestro - aggiungo: italiana - farai solo uno sgarbo, quella di deluderla dopo che hai avuto, e ahi ancora, tutto il talento e tutta la grinta necessari ad onorarla e ad entusiasmare chi la segue, vedendoti giocare. E non vedendoti scappare.