EDUARDO KUCHARSKI

(Eduardo Kucharski González)

nato a: Hospitalet (Spagna)

il: 22/05/1925 - 02/10/2014

Stagioni alla Virtus: 1960/61 - 1961/62 - 1962/63

 

KUCHARSKI ALLA VIRTUS?

La società bianconera risolverebbe in tal modo il problema dell'allenatore

Stadio - 08/09/1960

 

La Virtus avrà con tutta probabilità un allenatore straniero. Questa la voce che da oggi circola insistentemente nel Villaggio olimpico e che pare degna del massimo fondamento. È stato fatto anche un nome; quello prestigioso di un ex atleta, oggi tecnico valentissimo fra i più quotati nel mondo della pallacanestro: quello dello spagnolo Kucharski.

Questo grande campione del passato è ben noto agli sportivi, perché ovunque si è esibito ha lasciato un ricordo indimenticabile per le sue imprese meravigliose. Kucharski, dunque, sarebbe in procinto di trasferirsi a Bologna per rimpiazzare il posto di Vittorio Tracuzzi, apportando alla Virtus quello spirito di combattività che è il vanto principale del basket spagnolo. Se la notizia troverà credito (nel clan spagnolo non è stata né confermata né smentita) e se il prestigioso ex giocatore riuscirà ad infondere nei bianconeri lo spirito delle "Furie rosse" la Virtus avrà risolto il suo più importante problema.

CONFERMA DELLA VIRTUS: KUCHARSKI ALLENATORE

Il nuovo allenatore tornerà a Bologna nei prossimi giorni

di Luigi Vespignani - Stadio - 15/09/1960

 

La notizia del trasferimento a Bologna dello spagnolo Eduardo Kucharski, che pubblicammo nei giorni scorsi suscitando comprensibile fermento nel mondo della pallacanestro nazionale, è stata confermata dai dirigenti virtussini. L'ex giocatore spagnolo, che tanto clamorosamente si guadagnò le simpatie dei petroniani durante la Coppa Città di Bologna del 1952 allenerà la squadra bianconera nel prossimo campionato. Venerdì scorso Kucharski e i dirigenti virtussini hanno concluso il contratto.

Ma non è soltanto per ragioni di carattere sportivo che il tecnico iberico ha deciso il proprio trasferimento in Italia: alla base c'è una combinazione commerciale strettamente legata all'attività professionale. Kucharski è ritornato in Spagna per sistemare alcuni suoi affari ma si porterà quanto prima a Bologna per stabilirvisi definitivamente.

Un grande allenatore - Dopo la partenza di Vittorio Tracuzzi per Cantù si erano diffuse molte voci, peraltro in maggior parte infondate, circa il nome di colui che avrebbe assunto le funzioni di allenatore: quello di Kucharski, essendo il più attendibile, era stato gelosamente tenuto segreto dai dirigenti virtussini. Logica quindi la sorpresa quando demmo notizia ai lettori della bella sorpresa che la Virtus stava preparando per i propri sostenitori.

Inutile sottolineare l'importanza di un simile ingaggio. Kucharski, oltreché giocatore fra i più grandi di tutti i tempi, è un tecnico di valore indiscusso: l'incarico onorifico conferitogli dalla Federazione spagnola di guidare la compagine olimpica è stata la più chiara conferma. Ma possiamo andare più oltre per presentare Eduardo Kucharski nelle vesti di tecnico. Allorché nel 1954 lasciò il Barcellona, nelle cui file aveva militato per tanti anni raccogliendo sempre e soltanto elogi, egli assunse la duplice veste di giocatore-allenatore di una squadra allora sconosciuta e formata da ragazzi alle primissime armi: l'Aismalibar. Se oggi questa formazione è una delle più quotate in Spagna, dopo essere passata in tre anni dalla terza serie alla massima divisione, e tre dei suoi giocatori hanno indossato a Roma la maglia rossa della nazionale, lo si deve all'esperienza ed alla competenza didattica e tecnica di Eduardo Kucharski. Dal 1957 il grande ex giocatore ha definitivamente rinunciato all'attività agonistica per dedicarsi esclusivamente alle funzioni di tecnico.; i successi ottenuti in Spagna, dove i migliori atleti di oggi provengono dalla "Scuola Kucharski", lasciano sperare che anche dalle file della Virtus tornino ad uscire dei grandi campioni, come quelli di un tempo. È l'augurio più bello che si possa fare ad una società.

Intenso programma - In attesa che Kucharski faccia definitivamente ritorno a Bologna la Virtus sta organizzando un intenso programma precampionato. Sono già state predisposte la partecipazione al Torneo Lovari, organizzato per domenica prossima dal comitato provinciale lucchese in memoria del compianto giocatore, e la trasferta di sabato 24 a Ginevra per l'incontro con l'Urania. In fase preparatoria, invece, una serie di quattro incontri da disputare contro la Libertas Biella e l'Ignis Varese, con formula ad andata e ritorno.

Per il Torneo Lovari fungerà da allenatore Battilani, che avrà a sua disposizione i seguenti giocatori; Gambini, Conti, Paoletti, Lombardi, Pellanera, Barlucchi, Samoggia, Nannucci, Mandelli e Zuccheri. Mancheranno: Alesini, al quale è stato concesso il permesso di recarsi per alcuni giorni a casa propria; Calebotta, che dovrà restare prudenzialmente a riposo per una quindicina di giorni; Sardagna e Canna per impegni di famiglia.

I rapporti con il Gira - I rapporti con il Gira sono stati ormai virtualmente definiti anche nei particolari più secondari. Ancora alcune prese di contatto e tutto sarà chiaro. Si sa intanto che Lamberti allenerà la squadra, che Costa fungerà da consulente tecnico e che i giocatori da utilizzare (in parte provenienti dalle compagini minori virtussine e in parte all'ultima formazione girina) saranno scelti di volta in volta a seconda dello stato di forma individuale e dalle necessità della squadra.

Idrolitina - Per quanto riguarda la denominazione che la Virtus assumerà nel prossimo campionato ancora nulla di definitivo. Qualcuno ha parlato nei giorni scorsi di Virtus-Gazzoni, adesso è di moda Idrolitina-Virtus. Può darsi che una delle due sia quella vera, ma non è escluso che all'ultimo momento scoppi una nuova "bomba".

Ad ogni modo l'abbinamento verrà proposto ai soci nel corso dell'assemblea straordinaria della sezione pallacanestro che dovrà aver luogo entro il giorno 22.

KUCHARSKI A BOLOGNA

Per i contatti coni dirigenti e i cestisti virtussini

di Luigi Vespignani - Stadio - 18/09/1960

 

Eduardo Kucharski, il nuovo allenatore della Virtus, è stato ieri a Bologna per definire con i suoi nuovi dirigenti le ultime modalità del trasferimento e per effettuare un primo esame della situazione tecnica della squadra.

Il prestigioso ex giocatore spagnolo pur nella sua abituale cordialità è stato oltremodo riservato, preferendo rinviare al comunicato stampa che la Virtus diramerà gli argomenti che riguardano il suo trasferimento e il programma che egli svolgerà in seno alla nuova società.

Kucharski ritornerà subito in Spagna per sistemare alcune pendenze e porgere il saluto ufficiale alla squadra dell'Aismalibar che egli ha guidato in questi ultimi anni. Il nuovo allenatore avrebbe voluto seguire la compagine bianconera nella trasferta a Ginevra per l'incontro con l'Urania, ma i dirigenti, complessivamente, lo hanno esonerato per evitargli un ulteriore allungamento nei suoi viaggi già abbastanza onerosi in questi giorni.

Mercoledì 21 avrà luogo l'annunciata assemblea straordinaria della Sezione autonoma pallacanestro della Virtus nel corso della quale, fra gli altri argomenti all'ordine del giorno, verrà trattato anche il problema del nuovo abbinamento e della denominazione della squadra.

In uno dei giorni immediatamente successivi allo svolgimento dell'assemblea il dott. Gazzoni, presidente della Sef Virtus, inviterà la stampa ad un vermouth e presenterà ufficialmente il nuovo allenatore Eduardo Kucharski e la formazione 1960-61.

Per quanto riguarda l'attività precampionato viene confermato chela Virtus, oltre all'odierno torneo lucchese e all'incontro di sabato 24 contro l'Urania a Ginevra, si misurerà in un paio di partite contro l'Ignis: la prima sarà disputata a Varese mercoledì 12 ottobre (ore 21) l'altra a Bologna domenica 16 ottobre (ore 16).

In via di definizione un paio di partite, ad andata e ritorno,contro la matricola Libertas Biella, le date di effettuazione dovrebbero essere quelle del 2 e del 9 ottobre.

La Virtus disputerà oggi a Lucca la Coppa Lovari organizzata per onorare la memoria del compianto atleta toscano che militò sotto i colori bianconeri. La compagine virtussina scenderà in campo a ranghi incompleti ma allineerà ugualmente alcuni atleti di ottima levatura; la formazione sarà infatti la seguente: Gambini, Lombardi, Conti, Pellanera, Barlucchi, Mandelli, Samoggia, Zuccheri, Musiani. Sarà con i compagni anche il neo virtussino Paoletti, ma la sua presenza in campo è dubbia a causa di un recente colpo ad un ginocchio che gli ha procurato un leggero gonfiore. Sarà a Lucca anche il capitano della nazionale italiana ai Giochi Olimpici Mario Alesini, al quale gli organizzatori del "torneo Lovari" assegneranno un premio.

 

Da Tracuzzi a Kucharski, il cambio allenatore (foto reperita su Stadio)

KUCHARSKI E TRACUZZI: CAMBIO DELLA GUARDIA ALLA VIRTUS

Stadio - 30/09/1960

 

A Bologna, l'altra sera, primo raduno della Virtus basket: presentazione ufficiale del nuovo allenatore, lo spagnolo Eduardo Kucharski; saluto del vecchio trainer, Vittorio Tracuzzi.Tutto avvenuto in forma molto privata poiché da qualche tempo la vita del sodalizio virtussino fa tanto "carboneria". Speriamo bene. Adesso gli oppositori di Vittorio Tracuzzi, realizzato il loro sogno, staranno quieti e qualche discusso giocatore è augurabile mostri finalmente che era stato tanto bravo ma che Tracuzzi non lo capiva. E così la Virtus l'anno prossimo potrà vincere quegli scudetti che nelle ultime due stagioni ha buttato via. Adesso poi la Virtus è tutta bolognese, anche se sempre l'elemento abbinato è liquido, e quindi dovrebbe far prodezze. Cacciati i lombardi e l'aborrito siculo è finalmente giunta la libertà che due inutili e intempestive rivoluzioni avevano tentato in precedenza di conquistare. Abbinamento e allenatore nuovi, vita nuova. Kucharski e Tracuzzi si conoscevano da lunga data, legati da una buona amicizia come lo spagnolo ha saputo sempre suscitare; si sono salutati cordialmente, con una vigorosa stretta di mano, augurandosi reciprocamente "buona sorte". Ne hanno davvero bisogno entrambi. Intanto diamo un amichevole "bienvenido" a Kucharski ed un arrivederci a Tracuzzi, allenatore - a nostro avviso - che una grande società come la Virtus aveva il dovere di mettere alla porta con maggiore signorilità; per lo meno evitando di giocare a nascondarella. Tanto perché se abbiamo a suo tempo criticato quelli dell'Oransoda oggi in colpa, per la forma, sono i virtussini.

LE POSSIBILITÀ DELLA KNORR LEGATE ALLA RIPRESA DI LOMBARDI

Concordi Dondi e Kucharski (che temono il Simmenthal più dell'Ignis)

di Giampaolo Brighenti - La Gazzetta dello Sport - 08/11/2024 - articolo fornito dalla collezione Luca e Lamberto Bertozzi

 

Su Knorr-Ignis fiumi d'inchiostro hanno sezionato la partita e ne hanno sviscerato ogni più recondito motivo. Ma come è stata vista la stessa dai massimi dirigenti della Knorr, il presidente Dondi e l'allenatore Kucharski? È presto detto.

Dice Dondi: "Tecnicamente lo spettacolo è quasi mancato. Agonisticamente, invece, l'attesa non è andata delusa. Il perché di tutto questo? Diverse le ragioni. Innanzitutto il troppo orgasmo iniziale; poi il disorientamento di carattere psicologico imputabile alla precarietà delle condizioni di Calebotta e Lombardi. La situazione si è vieppiù accentuata per l'insolito sistema difensivo dell'Ignis, che reputo interessante, ma che porta ad una segnatura molto modesta perché il marcamento a tutto campo eseguito da uomini come Cescutti, Bertini e Conti vuole che gli stessi in fase offensiva si presentino alquanto offuscati e imprecisi. Gli errori in fase di realizzazione ci sono stati anche da noi, specie Calebotta, ma le attenuanti, se non sono così evidenti tecnicamente, lo sono peraltro per intuibili motivi di carattere extrasportivo. Sì, la Knorr ha giocato meglio a Milano, ma la gara con l'Ignis ci ha confortati per l'impegno agonistico della squadra, la sua capacità di recupero, la volontà. Oggi la Knorr non si impressiona se deve rimontare un passivo; è anzi il momento che gioca meglio. Fra Simmenthal e Ignis da chi dovremo paventare i maggiori pericoli? Dai milanesi. In una lotta uomo contro uomo abbiamo più possibilità contro l'Ignis. Il Simmenthal, nel caso specifico, vanta giocatori di particolare continuità (Vittori) e più "cecchini". Ma se Lombardi acquisterà la piena condizione anche il Simmenthal non avrà di che rallegrarsi".

Dice Kucharski: "Contro il pressing a tutto campo dell'Ignis i ragazzi hanno stentato all'inizio a capirci qualcosa. Ma le ragioni del mancato spettacolo, da un punto di vista tecnico, sono da riscontrarsi nel fatto che mentre a Milano la squadra ha giocato tranquilla e distesa, contro l'Ignis non si doveva perdere! E la differenza è notevole. Nella Knorr ottimi Alesini, Zuccheri e Calebotta, in difesa. Ma il migliore di tutti è stato Pellanera che non ha commesso errori in difesa e ha segnato canestri decisivi nei momenti cruciali. Bella la prestazione di Borghetti. Sotto il suo standard Giomo: troppi passaggi mi ha sbagliato, ma sono piccole sfumature...Secondo lei Bonetto ha giocato male. Non sono d'accordo. Tenga presente che Justo nel Petrarca svolgeva compiti diversi. Ora nella Knorr si trova un po' spaesato, ma è tanta la volontà che lo contraddistingue per inserirsi nel nuovo modulo e sono tante le sue capacità che il ragazzo sfonderà anche sotto le Due Torri. Fra Simmenthal e Ignis la mia scelta cade sui primi".

Dopo otto giornate di gara la Knorr è seconda, in coabitazione con l'Ignis, alle spalle del battistrada Simmenthal. La squadra felsinea vanta la difesa meno perforabile d'Italia. Come attacco si trova al secondo posto dietro l'Ignis. Gli uomini di Kucharski hanno dato dovunque spettacolo. Se si pensa che Lombardi non sempre si è potuto utilizzare e che, in ogni caso le sue condizioni fisiche sono sempre molto precarie, il giorno che la Knorr potrà contare in pieno sul livornese per Simmenthal e Ignis il pericolo bolognese si farò ancora più assillante.

 

EDUARDO KUCHARSKI SI RACCONTA A VIRTUSPEDIA

maggio 2008

 

Ricordo la sorpresa del 1960 come se fosse ieri. Sono stato l'allenatore della nazionale spagnola all'Olimpiade di Roma. Finiti i giochi olimpici m'incontrati con i dirigenti della Virtus che mi proposero di diventare allenatore della squadra di Bologna. Ricordo anche la mia grande gioia per quella richiesta. Ho sempre avuto una speciale relazione con Bologna attraverso la pallacanestro.

Ero giocatore, nel Barcellona, negli anni '50. Giocammo due tornei a Bologna, nella vecchia Sala Borsa e già allora mi proposero di giocare nel Gira. In quel campo giocammo anche una partita Italia-Spagna, partita persa all'ultimo secondo (non posso dimenticare il tiro da metà campo di Pagani). In quella gara giocai per la prima volta contro Alesini, il grande "Marione" che avrei trovato poi, nella Virtus, come mio giocatore. Con lui ebbi uno scontro fortuito, subito ripreso dal pubblico che pensava, ingiustamente, che era stato provocato volontariamente. Due amarezze in una sola gara.

I miei sentimenti spingono i ricordi nel vivo del torneo pre-olimpico, che ho vissuto sempre come allenatore della squadra spagnola. Indovinate dove? Lo giocammo nella vostra capitale del basket italiano. Ci classificammo così per l'Olimpiade di Roma. Quando si dice il destino. Non c'è niente da fare, ero predestinato a finire a Bologna...

Nei tre anni come allenatore della Virtus trovai una forte squadra formata, da una parte, da gloriosi senior (Calebotta, Alesini, Canna, Gambini) e dall'altra giovani talenti come Lombardi, Pellanera, Conti e, un po' più tardi, Ettore Zuccheri. Combinare le due generazioni è stato un lavoro complesso.

Inizialmente non andò male, ma poi, perdendo una partita a Roma, si spense la possibilità di vincere lo scudetto che si giocava, allora, solo tra Ignis, Simmenthal e Virtus. Chi perdeva, disgraziatamente, una partita contro una squadra "minore" veniva lasciato fuori dalla lotta per lo scudetto.

Il secondo anno fu più difficile perché, economicamente, le cose non andavano bene e tutti erano più preoccupati per la riscossione dello stipendio che a giocare. Ancora ricordo le visite a Villa Baruzziana con il Dr. Neri, nostro Presidente, dove non andavamo certo per farci curare.

Il terzo anno le cose andarono meglio. Con l'arrivo della Knorr, si incominciò a lavorare con una nuova squadra rinforzata. Ricordo con piacere l'arrivo dei nuovi acquisti: Giomo (play), Bonetto (ala), e Borghetti (centro), tre giocatori bravissimi, ma col problema del loro inserimento nel contesto della Virtus. Era possibile farlo subito? Questo era un lavoro duro per un allenatore che avrebbe dovuto avere un po' più tempo per sviluppare la nuova squadra. Mi rimaneva un solo anno, non potevo restare di più, il contratto scadeva. Certamente un anno non era nemmeno poco, se la chimica tecnica fosse stata azzeccata e la psicologia di squadra avesse funzionato bene. E doveva funzionare bene per vincere lo scudetto, arrivare secondi non avrebbe soddisfatto nessuno.

Conservo buonissimi ricordi di Bologna. La città è bellissima, la gente affettuosa che amava la pallacanestro come in pochi altri posti al mondo. Certo, le vicende della vita sportiva influenzano quella privata, ma io ho sempre cercato di tenere divisi questi due aspetti.

Come in tutti i luoghi ed in ogni tempo storico, nel mio periodo di furono cose buone e meno soddisfacenti, ma per carattere non riesco a ricordare quelle cattive. Le buone sì, le conservo intatte, dentro di me.

Gli episodi della pallacanestro che ricordo con piacere? La prima vittoria contro il Simmenthal e la cena che mi fu offerta dai tifosi, con Marcello e Peppino in testa. Negli anni '60 il Simmenthal era la bestia "nera" della Virtus, ma non solo per noi. Era la squadra da battere in Italia. Vincere a Milano era considerata un'impresa impossibile. Pieri, Riminucci, Vittori, Vianello e tanti altri rappresentavano una potenza del basket europeo. Noi vincemmo con la difesa e fu una grande festa.

Altri episodi? Ricordo con soddisfazione una partita in cui trionfammo con la maglia della Selezione Emiliana, che in pratica era la Virtus, contro la nazionale dell'URSS. Fu una grande vittoria.

Non ci sono solo gli episodi sportivi che ti porti dietro (per sempre) quando vivi per tre anni in una città. Ricordo con affetto anche la signorina Iris che curava il "college" della Virtus, l'appartamento dove vivevano diversi giocatori. La disciplina che riusciva a tenere e l'affetto che trasmetteva ha dell'incredibile. Non posso dimenticare il nostro massaggiatore, il famoso Pasquini, veramente un bel tipo. Pensare ai suoi aneddoti, quelli della sua vita vissuta in gioventù, mi fa ancora sorridere.

E il Dr. Dondi? Un dirigente veramente capace che sapeva unire la capacità decisionale ai modi persuasivi, da vero gentiluomo. Infine non posso dimenticare, con grande affetto, Giulio Battilani. Un fratello per me, un uomo che sempre mi ha aiutato, per tutto il soggiorno a Bologna. Seppi del suo incidente, che gli costò la vita, e questo mi rattrista ancora, proprio ora nel ricordarlo. Erano tutte eccellenti persone con le quali ci fu una relazione non solo professionale, ma da veri amici.

Mi piaceva il tennis. Ero un assiduo frequentatore del circolo della Virtus-Tennis. è stato il teatro della mia vita fuori del basket, dove ho incontrato altrettanti amici. Non ci crederete, ma ho partecipato alla coppa Facchinetti, ma non con la maglia della Virtus-Tennis, bensì quella dei "Giardini Margherita". Tuttavia sui campi del "Circolo" della Virtus-Tennis ho conosciuto molte persone. Vorrei ricordarne una, in particolare, che mi è sempre stata amica: il Dr. Galanti.

Credetemi, non posso dimenticare Bologna, una città che vorrei visitare ogni tanto. L'ho fatto ogni tanto, e spesso sogno le passeggiate che gustavo in Via Rizzoli, respirando l'aria delle due torri. Il mio soggiorno in Italia fu veramente buono anche per i miei interessi industriali e commerciali, facendo buone relazioni di lavoro, quelle che ancora continuano attraverso i miei figli. Sono stato bene in Italia, sento una grande ammirazione e rispetto per questo paese.

MORTO A 89 ANNI EDUARDO KUCHARSKI, LA PRIMA GRANDE LEGGENDA DELL'ACB

Ha lavorato sia come giocatore che come allenatore tra il 1941 e il 1979. Francisco Roca: "Il basket spagnolo non può essere compreso senza Eduard Kucharski"

di Antonio S. Ramos - marca.com - 02/10/2014

 

Eduardo Kucharski, una delle grandi leggende del basket spagnolo, sia giocatore sia allenatore tra il 1941 e il 1979, è morto giovedì a Barcellona all'età di 89 anni.

Kucharski ha giocato per 17 anni (1941-1958) in diverse squadre, tra cui Laietà, Barcellona, Joventut e Aismalibar. Tra il 1953 e il 1958 è stato allenatore giocatore nell'Aismalibar - Montcada i Reixac e ha anche diretto la squadra spagnola alle Olimpiadi di Roma del 1960.Dopo essere tornato dall'Italia, dove era al timone della Virtus Bologna, l'allenatore allenò l'Aismalibar, per poi avere periodi di successo nella Joventut (1964-69 e 1975-76) e nel Barcellona (1977-79), dove vinse campionato e coppa. Il presidente esecutivo dell'ACB, Francisco Roca, "triste" per questa notizia, ha ricordato che "una parte molto importante della storia della pallacanestro spagnola ci ha lasciato, un pioniere che è stato quattro decenni al vertice, prima come giocatore e poi come allenatore Il basket spagnolo non può essere compreso senza Eduard Kucharski. Era una leggenda come giocatore, anche prima dell'inizio della lega e, più tardi, anche in panchina". Nel frattempo, Eduardo Portela, presidente onorario dell'ACB, ha commentato: "Kucharski è stato un grande amico e un esempio per tutti. Era un giocatore nato, lo aveva dentro ha ottenuto grandi successi con molte squadre".


 

ZUCCHERI RICORDA KUCHARSKI

di Ettore Zuccheri  - www.videobasketballnet.it - 29/12/2015
 
 

Leader della nazionale spagnola alle Olimpiadi di Roma, arrivata con un ottimo piazzamento. Un grande risultato per la Spagna degli anni ‘60. Era già noto a Bologna per incontri precedenti e subito la Virtus lo ingaggiò. Quell’evento fu la mia fortuna. Come giocatore è stato un grande attaccante per il suo periodo storico, gli anni ’50. Come sempre i “bomber”, quando diventano allenatori, cambiano pelle. Avviene una trasformazione filosofica, quasi scontata, ma incredibile. Il motivo? A mio avviso, alla base c’è sempre un'innata la mentalità vincente. Infatti, per vincere da giocatori era sufficiente avere la palla per qualsiasi conclusione, ma da allenatori pensano che non si debba farla ricevere agli avversari. Amava così la difesa, come tutti gli allenatori veri. In fondo non importa il perché. Premiava la squadra quando gli avversari rimanevano sotto i 60 punti. Non faceva difese particolari, ma pensava che tutti avrebbero dovuto dare il massimo. Bastava quello. Quando uno solo non è pronto a farlo, diceva, salta tutto. Mi lanciò quindi come difensore perché, secondo lui, i reduci di Roma non ne volevano sapere. Quando non ne trovi cinque pronti, diceva, occorre un “terminator” che difenda sul migliore degli altri, mettendo “una toppa” alla situazione. Philosophia dux. Dopo Roma 1960 cominci il periodo d’oro della pallacanestro, non per i risultati ma per i ricordi dell’atmosfera piena di aspettative. Almeno i miei. In effetti la difesa non era stata mai curata come l’attacco, almeno in casa Virtus. Va da sé che Kucharski è stato il primo a lanciare, sottolineare la sua l’importanza andando così controcorrente, ma solo a Bologna. L’Italia è stata sempre nel suo cuore, ma soprattutto Bologna, dove ha vissuto con la famiglia per tre anni. Luisa, sua moglie lo ha lasciato un anno prima. Eduardo Junior e Jorge , i suoi figli, vivono nel ricordo di un grande Padre.

 

95 ANNI FA NASCEVA KUCHARSKI PER 3 ANNI ALLENATORE DA PODIO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 22/05/2020
 

Nato il 22 maggio 1925, Eduardo Kucharski, oggi compirebbe novantacinque anni. È invece dal 2 ottobre 2014 che non è più tra noi. Da giocatore del Barcellona, negli anni '50 giocò due tornei a Bologna in Sala Borsa, quando gli arrivò anche la proposta di giocare nel Gira. Su quel campo disputò anche una partita Italia-Spagna, vinta dagli azzurri all'ultimo secondo con un tiro da metà campo di Pagani. In quella gara giocò per la prima volta contro Alesini, che avrebbe poi allenato nella Virtus. Da allenatore della Spagna si qualificò nel preolimpico di Roma, dove poi disputò le Olimpiadi. Finiti i giochi olimpici s'incontrò con i dirigenti della Virtus e diventò allenatore delle V nere. Ecco come nel 2008 raccontava quell'esperienza:

"Nei tre anni come allenatore della Virtus trovai una squadra forte, formata da gloriosi senior, Calebotta, Alesini, Canna, Gambini, e da giovani talenti come Lombardi, Pellanera, Conti e, più tardi, Ettore Zuccheri. Metter insieme le due generazioni fu un lavoro complesso. Inizialmente non andò male, poi, perdendo a Roma, si spense la possibilità di vincere lo scudetto che ci giocavamo con Ignis e Simmenthal. Perdere una partita contro una squadra "minore" significava essere escluso dalla lotta. Il secondo anno fu più difficile perché, economicamente, le cose non andavano bene e tutti erano preoccupati per la riscossione dello stipendio. Ricordo le visite a Villa Baruzziana con il Dr. Neri, nostro Presidente, dove non andavamo certo per farci curare. Il terzo anno le cose migliorarono. Con l'arrivo dello sponsor Knorr, s'incominciò a lavorare su una squadra rinforzata con l'arrivo dei nuovi acquisti: Giomo (play), Bonetto (ala), e Borghetti (centro), tre giocatori bravissimi, anche se c'era il problema di doverli inserire. Mi restava una sola stagione, dopodiché il contratto sarebbe scaduto. Un anno non era nemmeno poco, se la chimica tecnica fosse stata azzeccata e la psicologia di squadra avesse funzionato bene. Si giocava per vincere lo scudetto, arrivare secondi era un insuccesso. Conservo buonissimi ricordi di Bologna. Città bellissima, gente affettuosa che amava la pallacanestro come in pochi altri posti al mondo. Ricordo con piacere la prima vittoria contro il Simmenthal e la cena che mi fu offerta dai tifosi, con Marcello e Peppino in testa. Negli anni '60 la squadra milanese era la bestia "nera" della Virtus, la squadra da battere in Italia. Pieri, Riminucci, Vittori, Vianello e tanti altri rappresentavano una potenza del basket europeo. Noi vincemmo con la difesa e fu una grande festa. Rammento con soddisfazione una partita che vincemmo con la maglia della Selezione Emiliana, costituita in gran parte da giocatori della Virtus, contro la nazionale dell'URSS. Fu una grande vittoria. Ricordo con affetto anche la signorina Iris che curava il "college" della Virtus, l'appartamento dove vivevano diversi giocatori. La disciplina che riusciva a tenere e l'affetto che trasmetteva ha dell'incredibile. Non posso dimenticare il nostro massaggiatore, il famoso Pasquini, veramente un bel tipo. E il Dr. Dondi, un dirigente veramente capace che sapeva unire la capacità decisionale ai modi persuasivi, da vero gentiluomo. Infine non posso dimenticare, con grande affetto, Giulio Battilani. Un fratello per me, un uomo che mi ha sempre aiutato, per tutto il soggiorno a Bologna. Seppi del suo incidente, che gli costò la vita, e questo mi rattrista ancora. Persone con le quali ci fu una relazione non solo professionale, ma da veri amici. Mi piaceva il tennis. Ero un assiduo frequentatore del circolo della Virtus Tennis. Ho partecipato alla coppa Facchinetti, ma non con la maglia della Virtus, bensì quella dei "Giardini Margherita". Tuttavia sui campi del "Circolo" della Virtus ho conosciuto molte persone. Non posso dimenticare Bologna. Sogno ancora le passeggiate in Via Rizzoli, respirando l'aria delle due torri".

Alla fine per le sue Virtus un secondo posto il primo anno, poi due campionati terminati al terzo posto. Nel 1960/61 le V nere arrivarono dietro l'Ignis e a pari punti con il Simmenthal, ma precedendolo in classifica, in virtù della vittoria a Bologna di nove punti e la sconfitta a Milano di otto. Era iniziata con tredici vittorie consecutive, poi gli scivoloni di Roma e Livorno, prima di cadere a Milano e Varese, compromisero la stagione. Una primizia, la Coppa dei Campioni al posto del Simmenthal: un turno superato poi l'eliminazione a Bucarest per un solo canestro. Di prestigio anche la partecipazione a Italia '61, un torneo disputato a Torino in maggio, con Truckers Denver, OKK Beograd, Simmenthal Milano e Racing Club Parigi, in cui la Virtus sponsorizzata Idrolitina arrivò terza. Nelle successive due stagioni le V nere arrivarono al terzo posto. Partì da Bologna senza aver vinto alcun titolo, ma con 57 vittorie in 74 partite ufficiali, con una percentuale superiore al 77%, la più alta nella storia bianconera fra gli allenatori che si siano seduti in panchina in almeno settanta partite. La sua fu una Virtus forse non magnifica ma sempre solidissima.

DALLA SPAGNA CON AMORE

Kucharski prima di Scariolo. Da giocatore, Eduardo era stato più volte a Bologna, negli anni 50 in Sala Borsa. Divenne poi allenatore della Nazionale spagnola, dopo le Olimpiadi di Roma incontrò i dirigenti virtussini e diventò allenatore delle V nere
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 08/07/2021
 

Da giocatore Eduardo Kucharski era stato più volte a Bologna negli anni '50 in Sala Borsa: con il Barcellona in occasione di due tornei, poi anche con la nazionale spagnola, contro quella italiana. Divenne poi allenatore della Spagna e dopo le Olimpiadi di Roma incontrò i dirigenti della Virtus e diventò allenatore delle V nere. Nato il 22 maggio 1925 è venuto a mancare il 2 ottobre 2014, ma qualche anno prima aveva ricordato Bologna e le tre stagioni come allenatore della Virtus, una squadra forte, formata da gloriosi senior, Calebotta, Canna, Gambini, Alesini (che di Kucharski era stato avversario con la Nazionale proprio in Sala Borsa) e da giovani talenti come Lombardi, Pellanera, Conti e, più tardi, Ettore Zuccheri. Metter insieme le due generazioni era stato un lavoro complesso. Kucharski conservava buonissimi ricordi di Bologna: "Città bellissima, gente affettuosa che amava la pallacanestro come in pochi altri posti al mondo". L'allenatore spagnolo ricordava con particolare piacere la prima vittoria contro il Simmenthal e la cena che gli fu offerta dai tifosi. Negli anni '60 la squadra milanese era la bestia nera della Virtus, la formazione da battere in Italia. Pieri, Riminucci, Vittori, Vianello e tanti altri rappresentavano una potenza del basket europeo. La Virtus vinse con la difesa e fu una grande festa. Nel periodo di Kucharski allenatore ci fu anche una vittoria della Selezione Emiliana, costituita in gran parte da giocatori della Virtus, contro la nazionale dell'URSS. Non c'era però solo il basket giocato: "Ricordo con affetto anche la signorina Iris che curava il college della Virtus, l'appartamento dove vivevano diversi giocatori. La disciplina che riusciva a tenere e l'affetto che trasmetteva ha dell'incredibile. Non posso dimenticare il nostro massaggiatore, il famoso Pasquini, veramente un bel tipo. E il Dr. Dondi, un dirigente veramente capace che sapeva unire la capacità decisionale ai modi persuasivi, da vero gentiluomo. Infine non posso dimenticare, con grande affetto, Giulio Battilani. Un fratello per me, un uomo che mi ha sempre aiutato, per tutto il soggiorno a Bologna. Mi piaceva il tennis. Ero un assiduo frequentatore del circolo della Virtus Tennis. Non posso dimenticare Bologna. Sogno ancora le passeggiate in Via Rizzoli, respirando l'aria delle Due Torri". Alla fine di un buon triennio sulla panchina bianconera, per le sue Virtus un secondo posto il primo anno, poi due campionati terminati al terzo posto. Nel 1960/61 le V nere arrivarono dietro l'Ignis e a pari punti con il Simmenthal, ma precedendolo in classifica, in virtù della vittoria a Bologna di nove punti e la sconfitta a Milano di otto. Era iniziata con tredici vittorie consecutive, poi qualche gara persa di troppo compromise la possibilità di arrivare al titolo. Una primizia, la Coppa dei Campioni al posto del Simmenthal: un turno superato poi l'eliminazione a Bucarest per un solo canestro. Nelle successive due stagioni le V nere arrivarono al terzo posto. Partì da Bologna senza aver vinto alcun titolo, ma con 57 vittorie in 74 partite ufficiali, con una percentuale di successi del 77,03%, che è rimasta la più alta nella storia bianconera fra gli allenatori che si siano seduti in panchina in almeno settanta partite, fino a pochi giorni fa, quando Djordjevic ha lasciato le V nere avendo vinto il 77,69% delle gare ufficiali.